giovedì 20 luglio 2006

Uno sport epico

0j2pfq8f280x190 Al Tour de France diversi generali non sono partiti. Alcuni soldati sono stati promossi sul campo. Le strategie delle squadre così sono state rivoluzionate. E' stato un tour sorprendente, con nomi non sempre noti tra i protagonisti. I dubbi, i sospetti sono stati messi per il momento da parte. L'impressione di maggiore freschezza è acuita dal fatto che la Grand Boucle aveva vissuto per 6 anni il regno incostrastato di Lance il texano, personaggio che poco lasciava agli avversari e ancora meno alle sorprese.


Nel ciclismo è importante avere una squadra forte ma non  sufficente. Ariva il momento nel quale il campione si trova solo davanti all'impresa. Serve un suo guizzo, la sua determinazione per farne un vincitore di tappe e di corse. Quando inizia la salita, può arrivare il momento, quel momento che tutti i ciclisti temono: il blocco. Ci si rendo conto di non riuscire più a salire, i pedali sembrano fermi, il corridore pigia le gambe su e giù come stantuffi un pò ammaccati e si muove poco. La faccia si blocca in una smorfia di fatica. Gli avversari gli sfilano davanti. Aveva resistito fino a quel momento, si accorge che non è bastato. I km da percorrere sono ancora tanti, troppi. I tifosi colgono il disagio di questo ciclista in difficoltà. Lo sostengono con particolare affetto ma spesso questo non basta. Sale con il suo passo. cercando di limitare danni che diventano consistenti. I minuti si accumulano, fino a che si intravede il traguardo. la corsa è finita, spesso anche i sogni. Questa l'impressione suscitata dalla maglia gialla Landis, protagonista in negativo della  16° tappa con arrivo a La Toussuire. Dominatore di quella giornata  Mickael Rasmussen. Scattato dopo pochi chilometri è rimasto da solo al comando fino al traguardo. Landis è crollato sull'ultima salita,  ha ridato la maglia a Pereiro dopo averla sfilata allo stesso corridore il giorno prima. Sono piovute critiche sul corridore americano ritenuto il candidato più autorevole alla vittoria finale e uscito in maniera inaspettata dalla classifica che conta. Le sorprese però sono in agguato.


La 17° tappa è  segnata dall'impresa dello stesso  Landis. Si è ripreso alla grande dalla crisi del giorno prima causata dal non aver gestito bene il consumo di acqua.  Il ciclista scatta a 130 km dal traguardo, va a riprendere un gruppetto in fuga e riparte da solo, verso il traguardo. Virtuale maglia gialla per un tratto, non viene recuperato. Floys Landis pedala con tenacia e rabbia, si porta dietro la voglia di dimostrare quanto vale e risponde così alle critiche. Discese seguono a salite, fino alla rampa finale 500 metri che lo porta dritto alla vittoria. Non resta che aspettare il responso del cronometro. E' terzo, a 30 secondi dalla maglia gialla Pereiro. Sastre buon secondo. Sabato una cronometro di 56 km assegnerà la maglia al vincitore. I giochi sono aperti. Landis sembra il favorito, risulta  difficile fare pronostici. Che vinca il migliore!


Martedì la corsa era arrivata sulle Alpi. All' Alpes D'Huez il primo arrivo, taglia il traguardo Schleck seguito da Cunego che dimostra una buona condizione e coraggio anche nelle tappe successive. L'Alpes D'Huez è una salita leggendaria. Lance Amstrong l'ha definita una salita mistica. E'  eterna, 21  tornanti. Ognuno dedicano a un vincitore. Per Coppi il 21° il più basso, 7° e 6° per Bugno, 4° per Conti, il 2° per Pantani  , per  Guerini il 1°. Solo citando gli italiani. Il Pirata è stato il più veloce di sempre a scalare quella montagna. Ha impiegato 37 minuti e 35 secondi,  nel 1997, fu  anche vincitore di tappa.


Alpes D'Huez, Galibier, Telegraphe, Croix de Fer, Col de Joux Plane sono nomi di vette entrate nella storia del ciclismo, le sento pronunciare e mi sembra di tornare indietro nel tempo, ai primi Tour che seguivo nel 1997, 1998. I giorni delle tappe di montagna mi sedevo in salotto davanti alla tv e vivevo la corsa. La voce dei commentatori a presentare il percorso, i corridori, le possibili strategie. Il rumore degli elicotteri impegnati nelle riprese dall'alto, la natura degna cornice della gara. I tifosi ai bordi delle strade sostenevano i loro beniamini. Le scritte sull'asfalto piccole e grandi erano in favore di questo o quel corridore. Un uomo vestito da diavolo, con il tridente in mano seguiva per un tratto i ciclisti, correndo, piccola immagine di folklore. Il protagonistia di quei pomeriggi era Marco Pantani. Sono trascorsi diversi anni, tante cose sono cambiate eppure in questi giorni mi è sembrato di rivivere le emozioni di allora. In fondo è normale, credo. I grandi ciclisti che sono passati su quelle montagne, hanno vinto lì le loro tappe, è come se avessero lasciato un segno, un impronta. Ogni volta che il Tour ripassa da quelle parti le loro imprese rivivono attraverso il racconto dei giornalisti, i ricordi degli appassionati.


Alpes D'Huez, Galibier, Telegraphe, Croix de Fer, Col de Joux Plane tanti ricordi e un pò di nostalgia.


Grazie per la Home page!

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