martedì 25 luglio 2006

Andrea Doria

L' Andrea Doria era la nave vanto della marina italiana, riposa in fondo al mare da ormai cinquanta anni. Il solo citarla fa tornare alla memoria la sua tragica fine.  Nel 1956 in rotta per New York, il 25  luglio era in prossimità delle coste americane. Da qualche ora la nave italiana attraversava un fitto banco di nebbia.  Alle 23,22  fu speronata dal transatlantico Stockholm. La prua della nave svedese era rinforzata, fungeva anche da rompi ghiaccio. Il destino della nave italiana fu segnato. Lo speronamento dello Stockholm  causò uno squarcio lungo quasi tutta la fiancata dell'Adrea Doria che  affondò dopo circa 11 ore. 46 del 1706 passeggeri della nave italiana morirono al momento della collisione insieme a 5 membri dell'equipaggio dello Stockholm. Una bambina di 4 anni si ferì mortalmente durante le operazioni di soccorso. Gli altri passeggeri furono salvati, trasportati sulla nave svedese e sulla SS Ile de France transatlantico che raccolse il segnale di SS lanciato dall'Andrea Doria.


L'equipaggio italiano rimane nel cuore e nel ricordo dei superstiti. Ricordano con commozione quanto l'equipaggio si impegnò nel salvare i passeggeri e nel rallentare l'affondamento della nave. Il Capitano Piero Calamai  dimostrò coraggio e sangue freddo nel prendere le decisioni cruciali. Voleva affondare con la nave. Solo su insistenza dei suoi ufficiali salì sull'ultima scialuppa. Venne fatta dall'equipaggio svedese una campagna per attribuire le responsabilità all'equipaggio italiano. Si aprì un processo che si concluse senza attribuzioni di responsabilità. Ci fu un accordo extragiudiziale. Le due navi pagarono insieme il risarcimento alle vittime. Pagarono, ognuna i suoi danni. La Stockholm 2 milioni di dollari, l'Andrea Doria ebbe oltre 30 milioni di danni.


Negli anni '70 furono chiarite, le cause del disastro. Si devono ricondurre all'inesperienza dell'ufficiale svedese nel leggere il radar. Non fu in grado di misurare correttamente le distanze tra le due navi, l'ambiente poco illuminato nel quale si trovava il radar contribuì all'errore, mai riconosciuto dall'ufficiale. Alcuni esperti dissero che una lampadina nella cabina del radar avrebbe potuto evitare la collisione. I membri dell'equipaggio italiano tacciati di codardia subirono un rallentamento e spesso un arresto della loro carriera. Così accadde per Calamai che morì negli anni 70 senza aver potuto riprendere il comando di una nave.


L'Andrea Doria  si inabisso alle 10,09 del 26 luglio a circa 75 metri di profondità. Diventò l'Everest dei sub, difficile da raggiungere e pericoloso per la presenza di squali. 14 persone sono morte nel compiere questa impresa. Molti continuano a tentare ancora oggi. Alcuni relitti pezzi della nave furono restituiti dal mare il giorno successivo al naufragio. Diversi piatti di porcellana furono recuperate nel corso di queste missioni. Nel 1984 fu aperta la cassaforte, vuota o quasi. L'Andrea Doria e il suo mito rimangono in fondo al mare.


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