giovedì 31 maggio 2007

I rumori del giro

Chi riuscì ad arrivare in cima  poté assistere ad uno spettacolo desueto. I
ciclisti si movevano col passo Ciclisti
cadenzato di uomini dediti alla danza. Le
schiene roteavano con insolita grazia , le gambe fendevano l’aria senza timore.
Il vederli procedere insieme diversi nello stile e nei colori, uniti nella
fatica, emozionava la gente assiepata ai lati della strada. La loro meta? Un traguardo che ad ogni
pedalata sembrava più lontano. Lo sguardo era perso nel vuoto,  in pensieri che andavano oltre l’ostacolo,
oltre la corsa stessa. I pensieri di un ciclista, le strategie, i conforti che
son  costretti a trovare, nel mezzo di una corsa, sono ciò  che spesso mi ha incuriosito.

Mistero Juve

Una serie di ragioni morali e pratiche vanno
contro la sostituzione di Deschamps. Era  giunto a Torino l'anno scorso,
in un momento difficile. La Juve ancora non sapeva  in che serie avrebbe dovuto riiniziare
a giocare. Il clima era  pesante, molti giocatori manifestavano
l'intenzione di fare le valige.  Didier si è dimostrato bravo nel far
gruppo e ridare stimoli a giocatori spaesati. Meritava di  provare la
serie A e di essere trattato con più rispetto.


Al di là di questo, nella pratica,  quanto
accaduto rappresenta uno  stop al progetto di rinascita della
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squadra.  La dirigenza   si  è portata allo scoperto.
Dal nome del nuovo allenatore si comprenderanno le sue intenzioni, se si tirerà
a campare o se si proverà, nel giro di poco tempo, a volare alto. Un allenatore
affermato  o un giovane? Abituato ai grandi palcoscenici o ai campetti di
periferia?  Le attenzioni sembrano puntate tutte su un nome. Tale sicurezza,
nelle intenzioni, può risultare deleteria se non  corrisposta. Il sostituto
rimane un punto interrogativo.


Ma sono altre le prove che li attendono.
Riusciranno i "nostri" a fermare i giocatori che minacciano
abbandono?  Sarà una missione possibile conciliare necessità di bilancio e
qualità  nella campagna acquisti? Ultimo ma non ultimo conquisterrano i
tifosi? In attesa di prove di carettere e di dimostrazioni di capacità , le risposte   sono
rimandate alle prossime puntate. Si spera.

mercoledì 30 maggio 2007

Nazionale: il gran rifiuto dilaga


Totti dopo il mondiale ha
espresso il desiderio di lasciare la nazionale.
Non l'avesse mai fatto. Da quel momento è stato vittima di spaventose visioni,
sirene che di volta in volta assumevano il volto del ct Donadoni, dei dirigenti
azzurri, di qualche affezionato giornalista. Il richiamo era sempre lo stesso
"Torna-a 'sta squadra aspetta  te". Lui da persona
coerente,  quale è sempre stato, ha detto NO. NO quando l'Italia perdeva,
NO quando lui segnava, NO quando  la nazionale sembrava in difficoltà. Un
no sicuro, un no senza guardarsi indietro. Poi l'umana debolezza lo spinse a un
Si rimandato a settembre, poco convinto, quasi rassegnato come di uno che si
presenta al patibolo. Forse era solo generosità, spirito di sacrificio però
quanto è brutto vedere indossare la maglia azzurra forzatamente. Spero che il
ct Donadoni, uomo di carattere, si metta una mano sulla coscenza e liberi Totti
da questo impegno. Ne va della autodeterminazione della maglia, diritto
irrinunciabile per ogni calciatore. Per favore lasciatelo a casa...


Ora è il turno di Nesta?


martedì 29 maggio 2007

La tragedia dell'Heysel

  Il 29 maggio 1985, a Bruxelles,  si giocò la finale di Coppa Campioni tra Juventus  e Liverpool. 39 persone morirono a causa del cedimento di una parte degli spalti.


Linko il post  di  Tomas Heysel - 29 maggio 1985 che ricorda le vittime e fa riflettere.



lunedì 28 maggio 2007

sabato 26 maggio 2007

I guastafeste

quello
sporco dubbio che non si vuole assopire...


Giovedì si è corsa una tappa epica che ha
visto i ciclisti affrontare  salite quali il colle dell'Agnello e
l'Isoard. Faceva caldo, i ritmi erano elevati, la faticata segnava il volto
degli atleti che Images
chilomentro dopo chilometro avanzavano, gli occhi fissi
sull'asfalto e sulla ruota di chi li precedeva. Quando si vedono tappe di
questo livello la tentazione di riconciliarsi con il ciclismo è forte poi però,
come spesso accade, giunge la doccia fredda sotto forma di interventi, realizzati nel corso della video cronaca. C'è chi sostiene che
parlare di doping di fronte alla fatica degli atleti sia fuori luogo, un
altra  persona definisce i casi di doping come incidenti di percorso. La
tendenza sembra essere dimenticare, meglio non sporcare il giro. I
ciclisti non meritano, il pubblico non lo merita, i giornalisti non lo meritano
e chi merita di pagare, non paga.
Certe confessioni è meglio
farle quando non si possono percorrere altre strade o quando appesa la
bicicletta al chiodo  vien  voglia di lasciarsi il passato alle spalle. Se
arriva il momento, si circoscrive il fenomeno , con precisione quasi chirurgica
si cerca di non intaccare le vittorie lasciando debitamente  pulito
il  presente. Quasi che ho fatto tutto da solo, adesso è diverso
basti a dimenticare, come se nulla fosse successo e nulla potesse succedere di nuovo.
Poco importa se giro e tour 2006  sono  stati assegnati  a
due ciclisti indagati per doping. Altro giro, altra corsa. Ma così non
funziona.


Un altra corsa che somiglia a quella vecchia. I guastafeste rimangono quelli
che non vogliono pagare il conto  e lasciano gli altri nel dubbio, quello
sporco dubbio che non si vuole assopire.


 

mercoledì 23 maggio 2007

Domenica SI Venerdì NO

Sembra che sia un criterio da
seguire scegliendo il nome da dare  al proprio pargolo.  Una giovane
madreNeonato
genevose, appassionata di nomi strani, ha chiamato il figlio Venerdì. Il
neonato è stato  battezzato, ha ricevuto il codice fiscale ma non
l'approvazione della procura.  Al momento della registrazione è scattata
una segnalazione ed è poi arrivata la notifica del tributale, il nome è
"inaccettabile" in base a quanto stabilito in una legge del 2000 che
vieta "nomi ridicoli o vergognosi".
Tra qualche giorno il tribunale di Genova sarà chiamato a pronunciarsi riguardo
la vicenda. Se i genitori non proporranno dei nomi alternativi il bimbo si
chiamerà Gregorio Magno dal nome del santo celebrato il giorno della sua
nascita. I genitori in caso di parere negativo sono pronti a ricorrere in
appello.


Al di là del lato umoristico
della vicenda, accentuato dal fatto che il secondogenito potrebbe chiamarsi
Mercoledì,  penso che sarebbe positivo usare un pò di buon senso nel chiamare i
propri figli. Venerdì forse non è un nome ridicolo o vergognoso però come tutti
i nomi è  per la vita,  biglietto da visita e compagno che dovrebbe
essere fidato.  Penso ci siano  altri spazi in cui una persona può
esercitare la propria creatività.

Notizia letta su Tgcom

Only today

Liverpool Io tifo Liverpool

martedì 22 maggio 2007

Ad un passo dal numero 10

E’ una giornata
speciale. La mia squadra del cuore gioca a pochi chilometri da casa mia. Ho il
biglietto, comprato quasi all’ultimo minuto. Arrivo allo stadio circa un’ora
prima. Sono sul prato, l’erba è stata tagliata da poco, profuma d’estate. Mi
sistemo vicino a un albero, a pochi metri dal campo. Intanto arrivano altre
persone: giovani e adulti,  famiglie con bambini e anziani iniziano a
popolare lo stadio. Si respira una certa eccitazione. Per i bambini il tempo
non passa mai abbastanza in fretta. “Quanto manca?” è la domanda più
ricorrente. I genitori, più volte interpellati, sono così incaricati del conto
alla rovescia. Fa caldo, il sole gioca con le nuvole.


I primi giocatori
scendono in campo per il riscaldamento. La squadra di casa, bianco rossa. Il
portiere viene messo alla prova. Gli altri corrono avanti e indietro, si
passano il pallone. Scendono in campo anche i campioni accolti dagli applausi
del pubblico, l’attenzione è calamitata su di loro. Festa, ecco forse questa è
la parola giusta. Il clima è gioioso. I bambini seguono ogni mossa
affascinati. Fischio di inizio. Il tempo scorre veloce, vede in campo uno
scontro equilibrato, il portiere di casa è decisamente in forma. Accelerazioni
improvvise, stop, passaggi, grinta presente anche in amichevole. E’ uno
spettacolo nuovo. Il gioco a tratti  sembra tranquillo. Il tocco
del pallone, i gesti rendono i calciatori inconfondibili. E' emozionante vederli muovere
a pochi passi da me.



Qualche tifoso sale sugli alberelli per cercare una posizione più comoda,
altri recitano la formazione senza sbagliare un nome, la rosa per loro non ha
segreti. Un giocatore richiamato in panchina si ferma per firmare gli
autografi. Tante mani si protendono verso di lui, gli obiettivi lo puntano. Il
secondo tempo si apre con l'ingresso in campo del capitano, qualche goal, alcuni passaggi
deliziosi e belle giocate. La partita si conclude. La squadra del cuore si
muove frettolosa verso lo spogliatoio. La sensazione è di un lavoro portato a
termine. Non resta tempo per altro. Molte persone si spostano dove gli
spogliatoi sperando in un autografo. Alcuni bambini vengono, con dispiacere,
mandati indietro.


I
tifosi si dirigono quindi verso il pulman, circondato da transenne. Una piccola
folla attende l’uscita dei calciatori. Il capitano educato e diligente firma
degli autografi. Il rito si consuma tra spintoni e cori da stadio. I giocatori
salgono sul pulman, è il momento di ripartire.
Mi
assale un attimo la tristezza. Forse certi incanti si vivono meglio a distanza.


lunedì 21 maggio 2007

SMS

Se solo fosse amore quello che ti lega a me, vivrei questo ritardo con serena preoccupazione. I minuti come respiri che si consumano veloci, il tuo pensiero a farmi compagnia. L’attesa sarebbe un preludio che saprei far diventare speciale.


Punto a capo, ritorno
la scanzonata ragazza che hai conosciuto. Oggi è stato un giorno unico,
simile a tanti altri. Di giorni unici e basta non ne conosco la storia. Il prof. Mendici era spassoso. L’aria imbronciata, ci squadrava uno per uno alla ricerca della prossima vittima. Ha fatto il giro della classe un paio di volte, poi ha scelto Daniel. L’ha mitragliato con domande a cui gli dava a stento il tempo di rispondere. “Sia più preciso…. E’ sicuro?... E mi dica quale è il significato di questo passo?” Daniel si è destreggiato bene, si muoveva sicuro tra le poesie di Leopardi e del Foscolo, schivando i colpi del prof. Oggi era particolarmente accanito. Dopo più di mezz’ora ha dovuto gettare la spugna. “Bene, bene signor Boschi. Mi sembra abbastanza preparato. Guardi le do la sufficienza, così per incoraggiarla. Si dia da fare” Il tutto senza prendere fiato con quel sorrisetto sardonico che ce lo ha reso tanto caro. Poi un’ultima stoccata. Si è voltato verso di me e ha detto: “Signorina si prepari, domani è il suo turno”.
Semplicemente adorabile anche se io preferisco la campanella che l’ha
interrotto in quel momento. Ci ha detto cosa studiare e  poi via verso un'altra battaglia. Per noi il peggio era passato, il resto della mattinata è trascorso leggero.


Non posso più aspettarti. Questa lettera
che non ti ho scritto si auto distruggerà nel giro di 30 secondi, il
tempo di un SMS. 160 caratteri, il resto è silenzio.

domenica 20 maggio 2007

La Signora in A

Juve1_v0119 maggio 2007
Arezzo - Juventus 1-5
19' p.t. e 31' s.t. Del Piero,
34' p.t. e 4' s.t. Chiellini,
42' s.t. Trezeguet



giovedì 17 maggio 2007

1 anno in blog

 Questo blog ha mosso i primi passi il 17
maggio 2006 alle 20.36. Si chiamava Schizzo. Tante cose sono cambiate. E'
rimasta la voglia di scrivere delle cose grandi e piccole che mi colpiscono e
mi fanno riflettere. Così prosegue l'avventura...



Ero pronta a cominciare,  in una  realtà
fragile quanto un sogno
ho trovato un amico. Giro e rigiro sono ancora qui.  Anche libero va bene in
compagnia di un artista non banale. C’è chi si definisce troppo buono. L’è
tutto sbagliato l’è tutto da rifare
? ci sono giorni in cui Imagesè difficile dissentire.


Persa in una meravigliosa
illusione
, con una finestra sul mondiale, ho cercato il mio luogo del cuore. Poi
l’avventura è continuata. Scrivo perché ne ho voglia e perché mi da emozione.  Mi ha fatto piacere conoscervi e leggere i vostri interventi. Siete dei preziosi compagni di viaggio.  Grazie!


(cliccando sulle parole sottolineate potete leggere alcuni dei primi post che ho scritto)


 

mercoledì 16 maggio 2007

Arrivederci Alpini

- Cuneo - I giorni
dell'adunata sono stati  folli  e  divertenti,  ricchi di
emozioni e ricordi.  E' stato bello viverla intensamente. 
Incontri  e appuntamenti, canti e  musica l'hanno caratterizzata. Ciò
che rimane è la sensazione di aver vissuto qualcosa di speciale, unico.
Lasciate ferme le auto ci siamo riappropriati della città e di uno stile più
slow, almeno negli spostamenti. L'allegria era contagiosa e così la voglia di
parlare. Sono stati numerosi  i momenti solenni, quelli in cui commuoversi
era naturale. I primi giorni post adunata sono trascorsi con un pò di
malinconia facendo  la conta al contrario di quel che è tornato normale,
sono state rievocate  le avventure, le emozioni e i  giudizi su
quanto accaduto. Spesso  le chiacchiere e i discorsi si sono
conclusi  con "Bello" "Peccato che sia finito"
"Vorremmo rifarlo ancora" Quasi che l'adunata avesse fatto tornare
tutti bambini e contribuito a accantonare, almeno per un pò,  i problemi
quotidiani. Quindi la domanda-speranza rimane "Si può rifare?"
Grazie a chi ha organizzato la manifestazione e a chi ha partecipato. Grazie
agli Alpini!! Arrivederci Penne Nere!



100_2544 100_2434 100_2174(clicca sulle immagini per ingrandirle)

domenica 13 maggio 2007

Nikolajewka

Ripubblico questo post  datato 26 gennaio 2007 perchè penso sia importante ricordare. I volti di tanti giovani periti in  Russia, invitano a farlo. E' stata una tragedia immane.  Migliaia di ragazzi sono stati dichiarati dispersi, avvistati per un ultima volta mentre la ritirata era  in corso poi più nulla.


Tacete «il nemico ci ascolta»


Il 17 gennaio il Corpo d'armata alpino (divisioni Julia, Tridentina e Cuneense) era stato
completamente accerchiato dall'armata russa. Il generale Gariboldi  diede
l'ordine di ripiegare. Migliaia di soldati  si misero in marcia,
percorrendo chilometri, a piedi, su strade ghiacciate con temperature che
variavano tra i  -30 e i  -40 gradi, indossando un equipaggiamento
inadeguato.  In un giorno distante 64 anni si combattè la battaglia di
Nikolajewka.
Nuto Revelli, faceva parte della Divisione Tridentina, nel suo ultimo libro Le due guerre scrive:


«26 gennaio: combattimento di
Arnautowo, il massacro del Tiràno. Grandi è ferito gravemente all'addome. Muore
Perego, muore Mario Torelli, muore Giovanni Soncelli. Muoiono quasi  tutti
gli ufficiali della mia compagnia. E' morto Giuliano Slataper, quello che mi
aveva portato via i telefoni e i 300
metri di filo l'ultima notte sul Don. E ' morto gridando "viva
l'talia".   
Assumo il comando dei resti della
46° Compagnia: una sessantina di uomini e tre slitte stracariche di feriti e
congelati.               
                  
                  
                  
                  
               
            
Alla
sera
arriviamo in vista di Nikolaevka, tra gli ultimi. E' già  morto il
generale Martinat, nei ripetuti attacchi contro il trincerone della
ferrovia.  Un'attimo prima che il tramonto precipiti nel buio, arriva
un areo russo
a mitragliarci, a  spezzonarci. Poi sulla nostra massa nera piovono
corpi di mortaio e d'artigleria. Rotoliamo, infine, su Nikolaevka
insieme agli altri 40.000.         
Si conclude così la
battaglia di Nikolaevka, con questa corsa verso le isbe, con questa corsa della
disperazione.»


Lo scrittore fa un bilancio del disastro dell'ARMIR (Armata Italiana in Russia):


perdite 85.000 uomini
di questi 10.000 prigionieri furono restituiti all'Italia tra il 1945 e
il 1946. Si riconobbero 11.000 caduti in combattimento. «Restano 64.000
"dispersi", di cui si ignora la sorte, di cui non si sa se sono morti
nella ritirata o durante la prigionia».


Revelli definisce la
guerra di Russia "una pagina tremenda". Gli italiani erano aggressori,
alleati di quei  tedeschi che avevano fatto morire di fame e di stenti
3 milioni di prigionieri sovietici. I russi ebbero 20 milioni di morti,
molti civili, nella guerra combattuta contro il fascismo e il nazismo.


Lo scrittore i primi
giorni in Italia li trascorre ricostruendo con i compagni sopravvissuti
il ruolino della 46° Compagnia per dare un nome a chi non era tornato e
fissarne la storia su un registro. I reduci, sono invitati a tacere «il
nemico ci ascolta» questo è l'avvertimento che dovrebbe servire a far
tacere i ricordi di persone che ogni giorno si confrontano con la
tragica esperienza vissuta. Un trauma. Gli amici caduti, il grido di
dolore di tante persone morte all'addiaccio, persi nell'enorme distesa
russa. Non si poteva non ricordare quando venivano le madri a chiedere
una speranza per i loro figlioli. Una notizia, un qualcosa a cui
aggrapparsi per continuare a credere che i loro cari erano ancora vivi.
Su 18.000 soldati della divisione cuneense tornarono a casa in 4.000.
Un intera generazione fu spazzata via, spesso senza sapere le ragioni
della guerra a cui aveva preso parte.


Consigli di lettura


Autore Nuto Revelli:


-Le due guerre. Guerra fascista e guerra partigiana Corrado Stajano lo definisce «un libro contro tutte le guerre che gli uomini subiscono»


-Mai tardi. Diario di un alpino in Russia (Cuneo, Panfili, 1946)


-La guerra dei poveri (Torino, Einaudi, 1962)


-La strada del Davai (Torino, Einaudi, 1966)


-L'ultimo fronte. Lettere di soldati caduti o dispersi nella II guerra mondiale (1971)

venerdì 11 maggio 2007

Immagini dall'adunata

- Cuneo- 11 maggio 2007


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Alpini a Cuneo

In queste settimane, a Cuneo, si respira un'aria particolare.  Dal 11 al 13
maggio si svolge l'80° adunata Top_01
degli Alpini. I preparativi sono stati portati
avanti con impegno, la città ha cambiato la sua fisionomia. Stendardi e
bandiere tricolori decorano  case, strade e monumenti.  L'impatto
visivo è forte, mettono allegria e trasmettono la sensazione di una festa
preparata con cura.  Ogni giorno si può osservare qualche novità.
Sono  approntati servizi per accogliere una folla stimata in 350.000 -
400.000 persone,  transenne e gradinate poste sul percorso della sfilata che si terrà domenica mattina.
Camminando per le vie della città ho l'impressione di vederla per la prima
volta. Provo a cogliere tutte i piccoli  e grandi cambiamenti  che rendono questi giorni
diversi, per certi versi speciali.


I negozi hanno vestito i colori
degli alpini. Piccoli pezzi di storia familiare risplendono nelle vetrine.
Vecchi cappelli appartenuti agli avi, medaglie, fotografie testimoniano
l'attaccamento alle "penne nere",  una presenza
sentita  nella realtà provinciale. Tanti cuneesi  ne hanno
indossato la divisa e sono stati impegnati nei  conflitti che hanno
segnato il XX secolo.


La pacifica invasione è iniziata. File di camper fanno il loro ingresso in città. Quasi ogni spazio
verde è occupato da tende. Ho l’impressione
di attraversare un grande e gioioso accampamento. Molte  amicizie si sono
strette dopo anni di adunate, altre attendono fiduciose di sbocciare. Risuonano le canzoni degli alpini, spuntano
chioschi ad ogni angolo di strada. Camminando sotto i portici gli incontri con le “penne
nere”  sono frequenti ora che l’adunata può dirsi
iniziata. 


Una serie di mostre e iniziative completano il programma, dando la possibilità di
conoscere le origini del corpo degli Alpini, nato nel 1872, e la sua storia


Foto tratta dal Sito: www.adunatacuneo2007.it dove potete trovare le news riguardo l'adunata.

mercoledì 9 maggio 2007

Basso collabora..con se stesso e per stesso.

Penso non sia giusto fare paragoni tra la vicenda  Basso e quella di Marco Pantani.


La speranza è durata lo spazio di
poche ore. Nulla è cambiato e poco sembra in procinto di cambiare nel mondo del
ciclismo


Ivan Basso ha ammesso un
tentativo di doping. In un momento di debolezza ha contattato il dottor
Fuentes. Per timore del tour de France ha pensato di ricorrere alle
autoemotrasfusioni, pratica vietata. Il doping non c'è stato, le vittore sono
pulite. Questa è la sua versione, il minimo indispensabile per poter sperare in
un ritorno alle corse. Rimangono tanti dubbi, la sensazione di annegare nelle
parole non dette.


Può un corridore che ha vinto il
Giro d'Italia 2006 ed è arrivato 2° al Tour 2005 farsi cogliere dalla
debolezza? Quanto dura un momento di debolezza?  Il tempo di contattare il
medico, prelevare il sangue e poi venire esclusi dalla gara?  Non è un
tempo breve. Il blogger di XXI
Secolo d.c.
   dedica un interessante post alla vicenda, leggo che
Basso in conferenza stampa ha sostenuto che le sacche dovevano servire per il
Tour 2006.




La Gazzetta dello Sport ha
raccolto una serie di accuse che riguardano "Birillo" cioè, come sembra accertato, Ivan Basso.



Tratto da www.gazzetta.it


"5) L' AGENDA CON I
PRELIEVI


Sequestrata a Fuentes un'agenda
con il calendario di prelievi e reimmissione di sangue che testimonierebbe del
rapporto tra Basso e il medico sin dal 2004. Sono indicati lo pseudonimo
(Birillo) e il numero (2).


6) PAGAMENTI


Ricevute di pagamenti del 2004
pari a 35.000 euro per il trattamento dopante e 6.000 euro per «uso di Siberia»
(il sangue congelato), e di 70.000 euro nel 2006 «da definire individualmente»,
scrive Fuentes."


Queste accuse, se provate,  fanno pensare a un momento piuttosto lungo di
debolezza. Sembrano far parte di un  progetto a lunga scadenza tale
da  mettere in seria difficoltà la versione "tutte le mie vittorie
sono state ottenute in modo onesto" proposta da Basso in conferenza
stampa.

Le possibilità di smantellare il sistema doping sembrano nulle. Basso: "Ho
ammesso solo le mie responsabilità, non mi è stato chiesto e comunque non ero a
conoscenza di altri nomi di persone coinvolte. Dico questo anche per mettere
fine alle voci che ci sono, io ho solo ammesso le mie responsabilità"

E' giusto non lasciar solo l'uomo Ivan Basso ma per favore non facciamone un
eroe. Non è con lui che si può pensare di ricostruire il ciclismo. Servono buona
volontà e voglia di cambiare. Merce rara purtroppo


 

martedì 8 maggio 2007

Basso ha confessato. E' un punto di partenza?

Ivan
Basso, vincitore del Giro d'Italia 2006, ha  ammesso le proprie responsabilità
riguardo il coinvolgimento Ivan_basso_e_gilberto_simoni_sul__3
nell'Operacion Puerto. Questa confessione
mette fine a un anno di dubbi e sospetti, tutti debitamente allontanati dal
ciclista varesino che si era sempre professato innocente.
Sono molte le voci che si sono espresse riguardo a quanto accaduto.
Ex-professionisti, tecnici e uomini della federazione sono intervenuti sulla
vicenda. Alcuni plaudono al coraggio di Basso, ritenendo questa una tappa
fondamentale nella battaglia contro il doping, altri affermano che ormai le
prove contro di lui erano troppe e quindi la confessione è stata una scelta
obbligata. L'UCI dichiara che non ci saranno sconti, tale possibilità era stata
ventilata da alcuni organi di stampa in quanto Basso sembra sia disposto a
collaborare.


Oggi
ho provato un misto di sollievo e delusione. I dubbi e le incertezze di questi
mesi sono stati sostituiti da un dato certo, la confessione, da cui penso si possa
ripartire più serenamente. Pur non avendo mai tifato per Basso lo rispettavo e
ripensare alle sue vittorie, a come difendeva  il suo  operato, con
gli occhi di oggi, mi mette  tristezza.


Ivan
Basso non è un eroe, è solamente un uomo che si è tardivamente assunto le sue
responsabilità. Allo stesso tempo è giusto ricordare che non è l'unico  ad
aver  sbagliato.
Il doping è un fenomeno ramificato. Alcuni ciclisti
dopati vengono colpiti, molti restano impuniti. E' necessario ridisegnare
un ciclismo a dimensione umana. Percorsi con meno asperità ma fattibili senza
aiuti o scorciatoie. Sacrificare un pò di spettacolo a favore della pulizia.
Esiste un organizzazione che lucra sulla salute dei ciclisti e suoi sogni dei
tifosi. Ma non bastano i controlli. Serve la volontà di cambiare da parte di
tutti i personaggi che fan parte di quel ambiente. Serve il ritorno ai valori
sportivi, a gare più modeste che permettano di applaudire il vincitore senza
avere nel cuore il sospetto, il dubbio che sia un crudele inganno e non la
favola a cui ci si vorrebbe aggrappare.

Chi segue questo sport si è dovuto suo malgrado
abituare a gente che sui viaggi dalle stelle alle stalle ha costruito  una
carriera. Si qualcuno pulito, c'è.  Solo che è difficile individuarlo, si
teme di fidarsi troppo e allora non ci si fida affatto però la gara si guarda
lo stesso, perchè il ciclismo è bello. Una delle più riuscite metafore della
vita. Si spera sempre che sia la volta buona, che vinca quel ciclista vero che
ha costruito la carriera solo con allenamenti e fatica senza quegli aiuti
chimici che ne compromettono la salute. Si spera ma con distacco perchè di
delusioni non se ne ha più voglia.” Queste parole le ho scritte quasi  un
anno fa, (Ciclismo.
Lo spettacolo deve cambiare
Niente
di nuovo sul fronte ciclismo
) sembra che poco sia cambiato.
Il
ciclismo dà, a tratti, l’impressione di essere uno sport circolare che
tende a ripetersi, senza voler imparare nulla da se stesso.


Foto tratta da:
www.bikenews.it






 

lunedì 7 maggio 2007

Se una sera d'inversno un viaggiatore è
il titolo di un opera di Italo Calvino, spero di leggerlo presto.  Per
ora posso dire che mi piace il titolo,  mi sembra apra un mondo di
sensazioni e pensieri. Prendendo spunto da queste parole ho scritto il post



Una sera d’inverno un viaggiatore decise di fermarsi. Era stanco di muovere i suoi passi su sentieri Finestra
sconosciuti. Il richiamo di casa era più forte. Così la notte, in
sogno, ciò che più gli dava gioia e ciò che più lo inquietava
coincidevano. La sua casa era un miraggio che non aveva conosciuto vita.
Il giorno lo vide riprendere  il suo viaggio. Con nuovi occhi e con uno
spirito nuovo ricercava il luogo, solo quello, dove poter dare voce a
quel richiamo e quiete al suo cuore.

   

 

domenica 6 maggio 2007

1940 - I giorni si consumano, sospesi, tra l’estate e l’autunno. E’ tempo di guerra e
lontananza. 1861big
Adriano scrive in una bella calligrafia, un po’ inclinata. Conosco
alcuni dei luoghi che hanno incontrato i suoi occhi e l’indirizzo del suo amore. Il resto no, rimane
velato. Forse è un viaggiatore rimasto lontano dal suo cuore soltanto per un
paio di mesi, trascorsi a scrivere e trovare un tenero modo
per dire ti amo. Forse è un giovane soldato impegnato nell’addestramento,
preoccupato dell’avvenire. Indirizza cartoline illustrate, fermo posta, alla
signorina Lola, il suo spiraglio di luce.


Prima da una piccola caserma di montagna, poi
da una cittadina giungono fotografie che
la mancanza di colori fa sembrare più lontane. E’ la guerra che lo attende? Giorno per giorno
il legame si fa più forte. Prima timidi saluti, bacioni posati sui tetti
delle case. Poi un ti amo segue lettera
che percorre agilmente il contorno delle montagne.  L’ultima, datata 6 ottobre 1940, reca ricordandoti
ti bacio.


Il resto sono  due figure che emergono dal passato e prendono forma in pochi, piccoli particolari. La
speranza di un lieto fine mi accompagna mentre osservo queste cartoline e provo
a immaginare quello che non so. Un
timido amore maturato nella lontananza, la fantasia romantica che muove i gesti di Adriano …


 

sabato 5 maggio 2007

Riflessioni su un articolo di giornale

Ci sono articoli che non vorrei
dover leggere perchè penso che il giornalismo sia qualcosa di diverso, qualcosa
di più di un insieme di accuse sparate alla ceca e scritte senza
umanità, senza rispetto, nè comprensione. Ho letto quelle parole e mi sono
indignata prima di tutti per i modi in cui sono state scritte.


Vanessa Russo è morta a Roma la
settimana scorsa. Era appena scesa dalla metropolitana quando il suo occhio è
stato trapassato dalla punta di un ombrello. L'ha colpita una ragazza immigrata
che poi è scappata.


Questa uccisione ha impressionato molte
persone. Primo perchè pensare a una ragazza di 21 anni morta in questa
maniera tanto assurda mette una profonda tristezza, poi forse perchè si pensa
"avrei potuto essere io" la soglia della paura si abbassa, si viene
investiti da una forte sensazione di insicurezza, timore.  La paura per
se, per la propria famiglia, non fa essere sereni. L'impressione di impunità
per chi commette reati è forte nel paese.  La rabbia e il dolore si
confondono condizionando le parole.
In momenti come questi possono scattare anche delle generalizzazioni, pesanti e
ingiuste come spesso sono le generalizzazioni.


Il giornalista
provvede a stroncarle, poi giudica,secondo me, generalizzando il
comportamento di un quartiere: Fidene, riporto dallarticolo:
"il mondo di Fidene (un mondo, ha raccontato Marco Lodoli,
tutt’altro che degradato, e che anzi ha trovato «la sua piccola forma di
benessere e di organizzazione») si fonda, emblematicamente, sull’arroganza e
sulla xenofobia, sul qualunquismo e sul vittimismo, e proprio in nome di questi
«valori» condivisi esibisce la propria «sete di giustizia»."


 Quindi giudica quando accaduto in
metropolitana.
A Vanessa è stato perforato
l'occhio però questo secondo il giornalista non dimostra la ferocia
dell'assassina. Esprime il suo giudizio su come sono
andate le cose e conclude il pezzo con un'altra generalizzazione:


 “Ma è proprio sulla maleducazione
che bisognerebbe riflettere, anziché sul destino: non foss’altro perché
soltanto la prima è in nostro potere. La vita nelle metropoli italiane si è fatta
insopportabile non per l’inquinamento o il traffico o il rumore, ma per la
maleducazione degli italiani. Cioè per quella miscela oramai irrespirabile di
arroganza e menefreghismo, vittimismo e furbizia, che scandisce la nostra vita
feriale per trasformarsi senza soluzione di continuità, nei giorni di festa, in
teppismo da stadio o violenza xenofoba. La pancia dell’Italia è infetta e
maleodorante: su questo dovrebbe misurarsi (e andrebbe misurata) la nostra
classe dirigente.”


 Leggendo ho la sensazione che Fabrizio Rondolino
non mostri dubbi,  insicurezze e nemmeno
pietà per il dolore di quelle persone.  Ho l’impressione che la voglia di
giudicare sia più forte e allora penso che non vorrei mai leggere parole come
queste, penso che il giornalismo sia un 'altra cosa. Almeno lo spero, questo si.


 
L'articolo si trova  qui   LA BORGATA
DA PASOLINI
A VANESSA





venerdì 4 maggio 2007

TeMpO

Non è tempo per noi - Ligabue

Lombra_del_tempo_1....Non e' tempo per noi che non ci svegliamo mai

Abbiam sogni pero' troppo grandi e belli sai

Belli o brutti abbiam facce che pero' non cambian mai

Non e' tempo per noi e forse non lo sara' mai....


I giardini di Marzo - Battisti/Mogol
....Che anno è che giorno è
350pxgiardino_di_ninfa_bonifica
questo è il tempo di vivere con te
  le mie mani come vedi non tremano più
  e ho nell'anima
  in fondo all'anima cieli immensi
  e immenso amore
  e poi ancora ancora amore amor per te
  fiumi azzurri e colline e praterie
  dove corrono dolcissime le mie malinconie
  l'universo trova spazio dentro me
  ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è


Controtempo - Gianluca Grignani


....Tempo che corri irrequieto
Che ieri eri dietro, che hai sempre un segreto

Eppure s
Riddermark_2ei vero, sei schietto e sincero  
Sei l'ultimo ormai

E dimmi p
erché mi piego ma non m'inchino mai

E dimmi perché mi sbaglio e persevero sai

Perché tempo in fondo io del tuo mondo

Son soltanto un momento...

mercoledì 2 maggio 2007

Olivia Jules

Helen Fielding è la creatrice di Bridget Jones. Il celebre diario
ha dato avvio a un genere rosa-brillante, caratterizzato da un mix di risate e
sentimenti, sempre più letti. Bridget è una ragazza poco Rendercmsfieldjsp
appariscente, un
pò goffa, ha superato la trentina e finisce spesso nei guai. Armata di buoni
propositi puntualmente disattesi, è  alla
ricerca dell'amore e di un lavoro soddisfacente. Perdere peso, smettere di
fumare e bere sono un pò le cartine tornasole della sua vita, indici di un
autostima traballante. Riesce facile un empatia con il personaggio, tifare per
lei è naturale quanto sorridere per le sue disavventure. Lo stile comico,
spumeggiante e il meccanismo abilmente tratto da un celebre romanzo di Jane
Austen ne fanno un romanzo di successo proposto anche al cinema dove Bridget ha
l'azzeccato volto di Renè Zellweger. Olivia
Jules dall'immaginazione iperattiva
, sempre della Fielding, è un romanzo piuttosto diverso, che può lasciare
inizialmente disorientati i sui lettori.


Olivia Jules, giornalista free
lance è una ragazza attraente, brillante e con una immaginazione iperattivaOliviajules
che
le ha fatto più volte vivere situazioni difficili. Rimasta orfana a 14 anni
decide di costruirsi una nuova vita, cambia nome, adotta un piano di
auto-formazione personalizzato. Studia le lingue straniere, segue un corso di
sub e di pronto soccorso. Viaggia parecchio, adora gli alberghi e si porta
dietro alcune ferite dell'anima che non è riuscita a ricucire. Vorrebbe fare
servizi impegnati, si trova invece a scrivere articoli riguardo allo stile.
Viene spedita a Miami dove deve seguire
il lancio di una crema di bellezza. Lì incontra Pierre Feramo un affascinante
produttore barra ricco sfondata barra albergatore barra chi lo sa... L'attrazione è reciproca però ci sono alcuni
elementi  che non la convincono. Solo
immaginazione? A lei sembra di si però alcune coincidenze riaprono i dubbi. Chi
è Pierre Feramo? Le ha veramente mentito? E' il solito banale playboy? Difficile
separare istinto e immaginazione. La curiosità ha il sopravvento e guida i suoi
passi. Un kit di sopravvivenza le da coraggio, una serie di regole
"mantra" l'aiutano nei momenti difficili.


Ho letto Olivia Jules dall'immaginazione iperattiva quasi d'un fiato, il ritmo è buono e la
curiosità contagiosa. I collegamenti con la realtà sono ricorrenti, la comicità
in certi punti assente. Le risate   non scorrono leggere e spontanee   come nei romanzi precedenti. La mia
impressiona è che si tratti di un tentativo, non so quanto riuscito, di
esorcizzare alcune delle paure che caratterizzano la società in cui viviamo.


Promosso a metà.