mercoledì 31 maggio 2006

Compagnie SERGENT PEPERE

Compagnie Sergent Pépère (Francia) Pepere


Chlipoutchnik
CONCERTO SPETTACOLARE
Rabih Rabougris, Nestor pizzaiolo, Art Pépère, Patrick Touca, Le grand Saphir,
                          Stanislass Slakouldouss, Lino Van Tuyo


Giovedì 1 giugno
Ore 18,30 Piazza Carignano.
    
                                       


Se volete trascorrere 1 ora in allegria, distrarvi sentendo della buona musica, quello è il posto giusto per voi.


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Ieri, a Torino era una grigio fredda giornata. Sono uscita pensando di andare a vedere una mostra. Trovando chiuso ho cambiato programma e sono andata in via Garibaldi per fare una passeggiata. Giunta all'altezza del palazzo municipale sento suonare della  musica.  La seguo e arrivo in  Piazza Palazzo di Città dove c'è un gruppo di persone, a capannello. Sono arrivata a destinazione. Si esibisce la Compagnie SERGENT PEPERE, francesi, sono un gruppo di musico artisti piuttosto bravi e divertenti. Suonano batteria, fisarmonica, sassofono, tromba, nacchere, maracas e molto altro. Indossano costumi particolari, misto di tradizione e pazzia. Sono presentati da un ragazzo che in francese descrive comicamente i pezzi che saranno suonati e li accompagna quando necessario.


Dal sito:


"Un manipolo di serissimi musicisti che non si prendono sul serio ha dato vita nel 1998 a questa formazione che svaria, per sottrarsi a qualunque classificazione, dal jazz al medio oriente, dai ritmi tzigani a quelli latini, dall’etno al rap. Si sono conosciuti in uno spettacolo di strada, sui trampoli, e alla strada ritornano volentieri in un baccano indiavolato di strumenti, in una baraonda di costumi clowneschi, di gag, di provocazioni allegrissime."


L'esibizione rientra nella più ampia manifestazione "Teatro Europeo 06. Senza confini"  in programma  a Torino dal 30 maggio al 4 giugno.


Per informazioni: http://www.teatroeuropeo.it/







Grazie per la Home page!

martedì 30 maggio 2006

Troppo buono

Sabato si è corsa l'ultima tappa in montagna al Giro d'Italia. Le squadre di Ivan Basso e di Gilberto Simoni hanno movimentato la  corsa. Penultima salita Basso allunga, lascia indietro gli avversari, solo Simoni gli sta dietro sul Mortirolo. Arrivo in cima. Inizia la discesa, I due ciclisti al comando si rendono conto, quasi subito, che per preservare la loro incolumità è meglio che sia Simoni ha disegnare le traiettorie. Basso non può certo dirsi uno specialista in discesa. I due sembrano andare d'amore e d'accordo. Un cronista dice che Simoni "sta accompagnando Basso al traguardo". I due si parlano. Guadagnano tempo rispetto ai diretti inseguitori. In pianura Basso dà il cambio a Simoni nel tirare.


Intanto il falco Savoldelli che in discesa "gioca" da una dimostrazione dellla sua bravura. Le moto faticano a stargli dietro. Ogni rischio è preso e calcolato.


Basso e Simoni, apripista affrontano l'ultima aspertà della giornata. A 4-5 km dal traguardo l'idillio si rompe. Basso in progressione, senza voltarsi vince la tappa. Mostra la foto del figlio Santiago, nato nella notte. Simoni arriva al traguardo con un ritardo di più di un minuto.


I giornalisti con prontezza pongono i microfoni davanti a un Simoni torvo come la notte per sentire le sue impressioni. Simoni parte dall'idea di non aver corso con un uomo. Basso gli aveva chiesto di aspettarlo in discesa. Poi scatta e lo abbandona. Non esistono più signori. Una giornalista insiste dicendo che Basso ha voluto vincere, per dedicare la vittoria al figlioletto appena nato. Simoni poco incline alla commozione risponde che avrebbe potuto dirlo prima e lui avrebbe fatto una tattica diversa. Simoni riferendosi a Basso dice che un dominatore così non l'ho mai visto. "E' come..è come...un extraterrestre."


Si apre il Processo alla tappa Basso viene descritto come una nuova stella, i complimenti sono frequenti e numerosi. Un uomo decanta la bellezza di vincere andando a 30 all'ora, puliti, rispetto alle vittorie a 40 all'ora di un tempo. (Forse ignora lo scandalo che sta nascendo in Spagna?). Un altro lancia l'idea di un'accoppiata Giro-Tour per Basso. C'è chi afferma di apprezzare questo ciclismo fatto di "sotterfugi", tattiche e io dico una cosa poi ne faccio un'altra. Chi decantando le doti del campione, afferma che proprio non poteva aspettare Simoni. Evviva il ciclista cannibale alla Eddie Merx. (Peccato che sia stato Basso il primo a farsi aspettare).


Ivan Basso entra in studio accolto da un'ovazione. Sentito l'intervento di Simoni afferma che non gli piace essere definito un'extraterrestre. E' salito due volte sul podio al Tour de France. Ha dimostrato quanto vale. Lo stesso Amstrong ha affermato di essersi sentito in difficoltà, in certe occasioni, a causa sua in salita. Lui ha detto a Simoni che non valeva la pena correre rischi in discesa. Ha fatto la sua parte ed è in pace con la coscienza. Dichiara di essere già stato generoso con la squadra di Simoni. Riis il suo "capo" rintuzza dicendo che Ivan è troppo buono, almeno in questo caso lo è stato meno, loro devono pensare anche allo sponsor.


Il giorno seguente, alla partenza dell'ultima tappa, Basso è pronto a far pace con Simoni.


Simoni di altro avviso dichiara  che Basso è il più forte ma gli ha chiesto dei soldi per lasciarlgli vincere la tappa. Il ciclista afferma di non essere abituato a chiedere la carità e quindi ha rifiutato. Basso corregge il tiro. Ha chiesto a Simoni di aspettarlo in discesa, tutto il resto e falso. Simoni conclude con un "Vuoi che dica anche la cifra?" e se ne va senza salutare.


Parte un inchiesta. C' è chi, credo non rendendosi bene conto del significato delle parole, ha detto che questa polemica fa bene al ciclismo. Gli altri chi più chi meno si sono schierati con Basso, criticando Simoni e la sua incapacità di accettare la sconfitta. Ricordano quando era stato lui maglia rosa, a non lasciare andare in fuga Marco Pantani alla tappa della Cascata della Toce.


Il giro è finito, è stato versato del fango, si spera che verrà pulito, si attendono nuovi sviluppi. Lo scandalo spagnolo incombe su molti corridori.



Grazie per la home page!


lunedì 29 maggio 2006

Controtempo

Tempo, che soffi da dentro
Che non dai rintocchi, ma asciughi i miei occhi
Adesso ti sento, ma il freddo che ho dentro
L'hai portato tu
Quindi dimmi un giorno ti spiegherai
Perché i ricordi me li devi e tu lo sai!
Perché tempo in fondo io del tuo mondo
Son soltanto un momento

Tempo, ti cavalcherò, le tue pianure supererò
Senza confini limiti umani che io non avrò
Sì, ti rincorrerò nei pensieri aperti, dei tuoi deserti
Che senza offesa ma per mia difesa poi io scorderò
Viaggiando, sempre più in la
Sfidando cieli di realtà
Questa vita andrà …

Tempo che corri irrequieto
Che ieri eri dietro, che hai sempre un segreto
Eppure sei vero, sei schietto e sincero
Sei l'ultimo ormai
E dimmi perché mi piego ma non m'inchino mai
E dimmi perché mi sbaglio e persevero sai
Perché tempo in fondo io del tuo mondo
Son soltanto un momento


Gianluca Grignani

giovedì 25 maggio 2006

I sogni. Son desideri?

Ieri, girando per Torino,  si poteva osservare come la città fosse ormai preda della "febbre elettorale". Cittadini più o meno consapevoli sono accolti da mani protese a fornire materiale per la campagna elettorale: volantini, segnalibri, opuscoli. Persone giovani e meno giovani sono state arruolate con l'incarico di distribuirlo.  Forse  i più fantasiosi sono stati quelli che hanno ideato dei palloncini con il logo del partito.


Tra i fogli che mi sono stati offerti uno in particolare mi ha colpito. Il candidato era ritratto in una posa quasi di attore. Giro il foglio pensando di leggere l'età, gli incarichi ricoperti. Leggo invece un elenco di sogni riguardo come Torino dovrebbe essere e l'auspicio che questa utopia possa diventare realtà.


Inizio anche io un viaggio onirico che si conclude con la speranza  in una  politica nella quale prevalgano il rispetto e il senso di responsabilità.

Guajero

A Città del Guatemala si trova la discarica più grande del centro America. Nella basuero (in spagnolo significa discarica) lavorano circa 3000 persone chiamate "guajero". Con questa parola, in Guatemala, si indicano le persone che si dedicano alla separazione dei rifiuti all'interno delle discariche. E' un lavoro utile a livello sociale e ambientale. Pur non avendo connotazione negativa, essere guajero è considerata la peggior forma di povertà.


Si lavora in discarica senza alcuna protezione. Soggetti a contatto con pile scariche, medicinali scaduti, detersivi. Il numero di persone che si dedicano a questa attività è in aumento. Hanno l'llusoria impressione di essere autonomi. Sono soggetti a epidemie, malattie infettive. La loro vita trascorre in discarica.


Se questa attività è sconsigliata per un adulto lo è ancora di più per un bambino. Ne sono stati identificati 125. Iniziano a andare nella discarica perchè la famiglia  fa già il lavoro di smistamento. Sono abituati a cercare li dentro ciò di cui hanno bisogno. Prima i giocattoli e poi a 8-9 anni iniziano a lavorare. Pur non essendo importante nel quadro dell'conomia familiare i bambini con la loro attività tendono a cercare "l'autonomia economica che desiderano". Alcuni di loro consumano alcol, droga. Sono più facilmente vittime di abusi e violenze.


La vita di queste persone ruota intorno alla discarica che da loro il sostentamento. Sono diffidenti rispetto alle persone che arrivano dall'esterno.Un intero quartiere è nato sulla spazzatura.    Gli avvoltoi volano sulle  montagne di rifiuti.


"L'ONG MAIS (Movimento per l'Autosviluppo, l'Interscambio e la Solidarietà) con il cofinanziamento dell'Organizzazione Internazionale del lavoro e della Regione Piemonte, sta implementando un programma finanziato dalla Cooperazione italiana nella discarica della zona 3 di Città del Guatemala".


Una mostra fotografica illustra in maniera efficace le condizioni di vita di queste persone.


E' possibile visitare la mostra, in Via Garibaldi 25, ogni giorno dalle 10 alle 19, fino al 30 maggio. Chiuso il lunedì.


Grazie per avermi ospitato in Home Page.

mercoledì 24 maggio 2006

Carmen

Galeotto fu l'articolo e chi lo scrisse...


Questa mattina ho letto, su City che  era in programma al Cinema Massimo: "Carmen", film muto del 1915, diretto da Cecil B. DeMille. 


La presentazione era sicuramente accattivante. Film assente in Italia dal 1991.  Ispirato al racconto di Merimée perché i diritti dell'opera di Bizet erano troppo cari. Accompagnamento musicale dal vivo di Alma Flamenca.


Incuriosita ho deciso di andare a vederlo. Arrivo al cinema intorno alle 21. Fila allo sportello. Un cartello  indica, sala 3 (dove il film è poi stato proiettato) esaurito. Ho pensato di dover rinunciare a quello che si prefigurava come un piccolo, grande evento. Arriva poi la notizia che  eccezionalmente ci viene data la possibilità di entrare essendo prevista un'unica proiezione.


Sala gremita, mi sistemo pronta a vedere il film. Entrano i musicisti. Breve presentazione del film, restaurato dalla Gorge Eastman House. Si spengono le luci. Inizio. La musica e le immagini si fondano in una danza emozionante.


Una barca carica di merce giunge a riva. I contrabbandieri devono farla entrare in città. Il passaggio è sorvegliato dal soldato Don José che non sembra voler scendere a compromessi. Il carico viene portato nell'accampamento degli zingari gitani.


Carmen si offre di intervenire per distrarre il soldato. La donna si reca in città e inizia a conquistare Don José. Di giorno lavora alla fabbrica di sigarette, piuttosto svogliatamente.  La notte balla al Pastia dove incontra un torero che le propone di andare a Siviglia. Ma non è tempo di fughe. Carmen deve distrarre il soldato per far passare la merce. Il piano scatta, la notte stessa, Carmen va a trovare Don Josè. Lo convince a allontanare i soldati e a tacere, per amor suo, riguardo il contrabbando.


Il giorno dopo Carmen riceve la sua ricompensa. Va nella fabbrica per non destare sospetti, li litiga con una compagna di lavoro e la ferisce. Viene arrestata, Don José la porta al Pastia dove la ragazza vuole parlare con lo zio. Qui il soldato per proteggere Carmen uccide un suo compagno d'armi. Lei fugge.


Don José su consiglio dei contrabbandieri viene condotto dagli zingari. Disertore e assassino è accolto tra loro ma scopre sorpreso che Carmen non lo ama. Folle di gelosia le afferra il collo, viene richiamato, deve andare a parlare con il capo degli zingari, fa in tempo a metterle un anello al dito.


Intanto Carmen organizza la fuga, e tramite una ragazza fa pervenire a Escamillo, il torero un messaggio, acconsente a fuggire con lui. La zingara si legge le carte, le predicono che morirà. Nonostante l'oscuro segnale parte insieme al torero.


Quando arrivano a Siviglia  vengono accolti festosamente dalla gente. Si vestono elegantemente e si recano all'arena. Non sanno che Don José li ha seguiti. Inizia la corrida, ogni gesto del torero è seguito da un omaggio alla bella zingara seduta in prima fila.


Un uomo avverte Carmen che don José  e in attesa fuori pronto a uccidere Escamillo. La zingara decide di incontrarlo per cercare di fargli cambiare idea. Don Josè le dichiara nuovamente il suo amore. Lei riafferma il suo diritto di dare e prendere l'amore come vuole, queste sono le sue regole. Lui dice che se non sarà sua non sarà di altri, tira fuori un pugnale e la uccide, Carmen rivendica il suo essere una donna liberà mentre sta morendo. Don Josè  solo in quel momento si rende conto di quanto ha fatto. Decide di togliersi la vita, poggia le labbra su quelle di Carmen e si uccide.


Dietro, la porta si apre, ne esce Escamillo vittorioso che osserva con orrore la scena. Qui finisce il film.


La protagonista  è Geraldine Farrar, cantante lirica  al suo esordio cinematografico. Altri interpreti Pedro de Cordoba, Fallace Reid. Molto espressiva la loro recitazione che risulta un pò accentuata essendo un film muto. Credibili nel ruolo, emozionante il finale. I volti, alcuni in particolare danno l'impressione di essere molto attuali. Fa un pò effetto pensare alle prime persone che hanno visto il film 90 anni fa, a quante cose sono cambiate rispetto a allora.


Cartelli con le battute in lingua originale. Sottotitoli in italiano.   Mi ha sorpreso il cambio di colore della pellicola, azzurra al momento dello sbarco. Rosa quando entra in scena Carmen. Classico bianco e nero per le scene nella fabbrica. Gialla nelle scene girate all'interno del Pastia. Rossa quando la zingara leggendo le carte scopre che morirà. Una serie di colori diversi a segnare quasi un distacco tra le scene. Indicano il cambio di ambiente, in qualche caso d'atmosfera.


Molto bravi i musicisti, bella la musica che accompagna e sottolinea i passaggi del film. Veramente suggestiva. Rende la visione unica. Adatto il flamenco a rappresentare i forti sentimenti che  rivivono sullo schermo.


Vedendo film come questo ci si rende conto di come le parole, in qualche caso, risultano superflue. Immagini e musica riescono a far rivivere le emozioni della storia, rendendola essenziale e dando la possibilità allo spettatore di concentrarsi sull'impatto  visivo, come su un quadro di cui cogliere ogni  particolare.

martedì 23 maggio 2006

Anche se...

La libreria Druetto, quella che si incontra in Via Roma 227, poco prima di Piazza San Carlo, chiuderà i battenti il 31 maggio. Era aperta dal 1925. L'informazione vecchia di qualche settimana è scritta su un foglio appeso in vetrina.


Quando ho letto la notizia il primo sentimento è stato  tristezza. Anche se non ci sono mai entrata.  Sono a Torino solo da questo anno. Dovendo pensare a una libreria per me ideale probabilmente la immaginerei diversa da questa.


Sono triste forse perché penso a tutto quello che deve aver visto in 81 anni.  I cambiamenti mi colgono sempre un pò di sorpresa Forse pensavo,inconsciamente, che un giorno ci sarei entrata. Ogni settimana quando ci passo davanti, fermarmi a osservare le  vetrine, è diventata una piccola abitudine dura da estirpare. Forse perché non so cosa potrebbe aprire al suo posto e mi sembra un piccolo pezzo di storia gettato via.


Non deve esser facile far quadrare i conti di una libreria, ancora di più  se specializzata solo in certi settori. La concorrenza dei supermercati si fa sentire, la crisi c'è.  Un lettore spesso deve  diventare attento agli sconti e alle offerte per poter saziare la sua "fame" di libri.


La Stampa ha pubblicato un articolo qualche tempo fa riguardo questa chiusura. La proprietaria lamentava il fatto che aveva chiesto di essere coinvolto nelle attività legate alle olimpiadi e non era stata ascoltata.


A questo punto dovrei parlare di possibili soluzioni, alternative. Certo questa è la parte più complicata.


Ora come ora non so se ci siano ancora soluzioni possibili. Provare a integrarla meglio nella città. Farla sentire più vicina alla gente. Dedicare uno spazio, fatto di foto, documenti al ripercorrere la storia di questa libreria e di questo angolo di città. Organizzare presentazioni di libri.  Organizzare conferenze a tema riguardo i settori su cui si è specializzata così da diffondere l'interesse per quegli argomenti. Promozioni, piccoli e grandi eventi che la facciano amare e conoscere da un numero più alto di persone. Sono alcune ipotesi che non so quanto possano essere messe in pratica.


Iniziare  a squarciare il velo di indifferenza intorno a  ciò che ci circonda potrebbe essere il primo passo..

Corteggiatori ignari?

E' scoppiato lo scandalo del calcio. Quasi ogni giorno si legge di novità, nuovi personaggi coinvolti, nuove inchieste aperte senza ben sapere quando si potrà scrivere la parola fine.


Si è partiti mettendo in discussione arbitri e  partite e si è proseguito puntando l'attenzione su campionati, convocazioni e acquisti di di giocatori. Filo conduttore della storia  l'idea che Moggi era a capo di una "cupola", una "piovra" con tante ramificazioni.


Gli addetti ai lavori, interpellati, si sono spesso espressi con frasi del tipo "Si, io qualcosa sapevo ma non pensavo che si arrivasse a questo punto", "Si avrei dovuto denunciarlo ma avrebbe compromesso la mia carriera".




Il calcio non era quel mondo felice che sembrava? Serpeggiava una paura tale da far dimenticare le più elementari regole e i  valori  che dovrebbero essere alla base di una sana attività sportiva?


Se si fa qualche passo indietro nella lettura dei giornali si può osservare come  Moggi e Giraudo siano stati al centro del mercato negli scorsi mesi. Corteggiati da  società quali il Milan e l'Inter.


Mi sovviene una domanda. Queste società sapevano? Erano ignare, all'oscuro di tutto o hanno taciuto  per paura, interesse aspettando il momento buono per acquistare i preziosi "servigi" di Moggi e Giraudo? Se è valida la seconda ipotesi, si può realisticamente pensare di ricreare un sistema calcio pulito e onesto coinvolgendo persone che pur sapendo quanto accadeva, hanno taciuto cercando di sfruttare l'occasione a proprio vantaggio?


lunedì 22 maggio 2006

Quando i bambini fanno oh


tutti i bambini fanno oh
dammi la mano
perche' mi lasci solo

sai che da soli non si puo'
senza qualcuno
nessuno puo' diventare un uomo
per una bambola un robot-bot-bot
magari litigano un po'
ma col ditino ad alta voce
almeno loro eh
fanno la pace
cosi' ogni cosa e' nuova e' una sorpresa
e proprio quando piove
i bambini fanno oh
guarda la pioggia

   Povia


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sabato 20 maggio 2006

Un artista non banale

Mercoledì 10 maggio, al cinema Massimo di Torino,  Kim Rossi Stuart ha presentato il suo film:


"AncPhoto0341_1he libero va bene". La città era vestita di un grigio manto autunnale, la pioggia è caduta quasi tutto il giorno piuttosto intensamente.


Ho preso il biglietto nel pomeriggio. Ero curiosa di incontrare quello che per me era un mito dell'infanzia.  L'avevo visto recitare in Fantaghirò e mi aveva conquistata. Poi crescendo l'ho continuato a seguire ed  è diventato il mio attore preferito, una persona che stimo.


Ciò che mi ha sempre colpita di lui è stato il suo non cercare  una facile notorietà. E' un bellissimo uomo e avrebbe potuto sfondare anche solo in base a questo. Invece si è sempre messo in gioco, confrontandosi con parti difficili che ne hanno dimostrato la bravura, sperimentando, partecipando a film con grandi registi e per questo lo ammiro.


Sono entrata nel cinema che era ancora quasi vuoto e mi sono seduta in seconda fila. Era la prima volta che avevo la possibilità di seguire un film e poi sentire le impressioni, il punto di vista del regista. Arriva Kim, saluti iniziali, film. Bello, quasi un diesel a cui ti appassioni sempre di più. Titoli di coda. Rientra Kim con l'organizzatore della serata. Applausi e complimenti. Alcune considerazioni sul film, aneddoti, viene svelato qualche retroscena. Si apre il dibattito nel quale ognuno trova lo spazio per esprimere "a caldo" le proprie impressioni. Il signore anziano che paragona il film a "I bambini ci guardano" di Vittorio de Sica. La ragazza che dice di aver rivissuto con quel film quanto aveva provato da bambina durante la separazione dei genitori. L'uomo che si complimenta perchè con quel film gli sembra venga  rivalutato il ruolo dei padri nell'ambito della famiglia. Domande su da cosa a preso spunto. Contentezza perchè lo si vede in forma dopo il brutto incidente di cui l'attore era stato vittima l'autunno scorso. Ho avuto modo anche io di parlargli e ne sono stata felice. Sono uscite un pò a fiume le mie considerazioni sul film, mi è sembrato bello poterne parlare direttamente con lui. Kim a risposto a ogni domanda, a ogni intervento. Si è dimostrato una persona disponibile  e gentile, interessato all'opinione del pubblico e pronto a  dire le proprie impressioni, esprimere la propria opinizione riguardo gli argomenti toccati. E' stata sicuramente un'esperienza interessante. Alla fine del dibattito si è consumato quello che è quasi un rito, la firma degli autografi e le immancabili foto.


Grazie per avermi ospitato in Home page!

Anche libero va bene

Kim Rossi Stuart ha presentato a Cannes "Anche libero va bene" . Era accompagnato da Barbora Bobulava (nel film la moglie Stefania) e il bravo protagonista Alessandro Morace (il figlio Tommaso).


Il film segna l'esordio alla regia di Kim Rossi Stuart. E' stato salutato favorevolmente dalla critica, ha ricevuto 7 minuti di applausi.


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Kim è Renato, un giovane padre, si occupa dei figli Viola e Tommaso. La moglie, Stefania entra e esce dalle loro vite. Renato è un operatore cinematografico, si mette in proprio senza ottenere molto successo. E' un padre presente, amato dai figli. La sua è però una presenza più fisica che morale. Detta i tempi, le scelte sono fatte in base ai suoi desideri. Impone a Tommy di fare nuoto anche se il bambino vorrebbe giocare a calcio. Cerca nel figlio il riscatto per le sue sconfitte.


Il film è incentrato sul rapporto padre-figlio. E' un film a dimensione di bambino. Tommaso ha il raro dono di capire prima degli adulti che lo circondano la realtà delle cose. E' serio e taciturno. Così risponde alla fragilità dei legami famigliari. Sfida le proprio paure. Cerca un'equlibrio che non ha nella vita quotidiana, camminando sui tetti del palazzo. Osserva quanto accade quasi come uno spettatore che ha paura di essere ferito. Quando la madre torna non le dimostra inizialmente il suo affetto. Quando inizia  a lasciarsi andare, subisce un nuovo abbandono.


La famiglia è stretta tra il dolore per la fuga di Stefania, dolore che Tommy non esterna, e le difficoltà economiche. Il bambino si rifugia da vicini di casa che hanno un figlio suo coetaneo. Sembrano il ritratto della famiglia "perfetta", benestanti, ruoli ben definiti. Non fanno domande, accolgono il bambino senza interrogarsi sul suo disagio. Tommaso ha uno scontro con il padre. Deve scegliere se stare con lui o trascorrere la settimana bianca con la famiglia che lo ha accolto quasi come un figlio. E' un momento cruciale che segna una svolta nella vita dei protagonisti.


Bel film, una storia normale nella quale molti possono riconoscersi. Trattata con delicatezza dal regista. Alessandro Morace è espressivo, credibile nel ruolo. Lo spettatore che  si abbandona nel film corre il rischio di commuoversi nel finale. Non ci sono effetti speciali.  E' una storia che tocca i sentimenti, tocca tanti temi. Non riesce forse a approfondirli tutti. Dà spunto per riflessioni generali, personali e intime,  sulla famiglia, i legami tra le persone che la compongono, i meccanismi che la fanno funzionare. La necessità di trovare punti di incontro.


Bravo il regista Kim Rossi Stuart, che ha dovuto anche recitare a causa della defezione di un attore.


Dimostra sensibilità nel trattare la storia, non esprime giudizi. Forse dal punto di vista registico la trovata più bella è stata quella di tenere la cinepresa fissa su Tommaso e la madre seduti su una panca.  Renato rientra a casa e non sa ancora che la moglie è tornata. Madre e figlio sono lì immobili, sui volti si vede il succedersi dei pensieri, si legge il disagio mentre sentono la voce di Renato che è sul pianerottolo e parla con la figlia. Non sanno come reagirà.


Il linguaggio in alcune parti è un pò crudo.


Mi piace la naturalezza con cui la cinepresa segue Tommaso, le scene girate sul tetto, quasi una metafora del suo disagio.  Mi piace il finale quasi liberatorio. 



Felice


«Mai davvero felice e mai del tutto


infelice ­ oh, l'ho capito; e mi regolo.


Ma pensare la gioia, almeno quello:


pensarla! e qualche volta, senza farsi


troppe idee, senza montarsi la testa,


annusarla, sfiorarla con le dita


come se fosse (non lo è?) l'avanzo


della vita di un santo, una reliquia...»

(Giovanni Raboni)

venerdì 19 maggio 2006

Giro e rigiro

Giovedì si è corsa la cronometro al Giro d'Italia, una delle più piatte e dritte che si ricordi. Vittoria di Ulrich e piccolo trionfo di Ivan Basso, un passo davanti a tutti nella caccia alla maglia rosa. Un commentatore ha affermato che Basso è il corridore ad avere un maggior seguito di tifosi. Si è spinto oltre dicendo che molte persone, in passato tifose di Pantani, ora tifano per Basso.


Non so se sia così. Ho considerato per molto tempo il ciclismo uno sport noioso, cambiavo canale quando lo vedevo in Tv. Poi nel 1997 ho iniziato a seguirlo. Era il periodo in cui Pantani tornava in gara   dopo il terribile incidente che nel 1995 sembrava averne compromesso la carriera.


100_0643E' scattato qualcosa. Mi sono appassionata. Seguivo ogni tappa con curiosità e interesse. Sapevo che con il pirata ogni momento poteva essere buono per uno scatto, una fuga. Il segnale era il lancio della bandana. Ogni azione diventava epica, raccontata dalla voce di Adriano de Zan che aveva accompagnato tanti ciclisti nella leggenda. Ricordo quella volta che Pantani per sentirsi più leggero aveva buttato via anche l'orecchino.


L'ho rivisto l'ultima volta nel 2003. Il giro d'Italia passava nella mia città. Mi sono posizionata in una curva dove erano presenti tante persone. Penso ci fosse qualche appassionato, alcuni dilettanti, qualcuno che il ciclismo lo seguiva solo durante il Giro, altri il giorno che transitava nella loro zona. Le vittorie di Pantani non erano più così vicine. Quando il gruppo è passato eravamo animati, vivaci, uniti nel tifare per Marco. E' stato bello essere lì in mezzo a sentire l'affetto che la gente provava per il suo campione, anche nei momenti difficili. Credo che quando un ciclista entra nel cuore delle persone vi rimane per sempre.


Le discese ardite


e le risalite


poi un grande salto


ed ancora in alto

  Ciao pirata, ciao Marco


                    Grazie                                                       

Torino a scacchi

Torino sembra sempre più a suo agio nell'ospitare grandi eventi.


Photo0364bis_8Sabato, al via le "Olimpiadi degli scacchi". Piero Angela farà la prima mossa olimpica alla presenza delle autorità.


Il  calendario è ricco di iniziative culturali e non. "Dai scacco alla notte" prevede l'apertura, serale di alcuni  musei il 20 maggio.


Se penso a Torino e a gli scacchi mi viene in mente una scena a cui più volte ho assistito in via Po. Mi è capitato, nella zona delle bancarelle di libri,  di incontrare due persone impegnate a giocare. La scacchiera posizionata su una cassetta, loro concentrati, ignari del traffico, dei rumori che li circondano. Un piccolo pubblico, assiste, in rispettoso silenzio senza quasi staccare gli occhi dalla scacchiera. Io che quasi non so giocare, rallento, dò un'occhiata  affascinata da ciò che appare quasi come un rito, con le sue regole, i suoi tempi. 


L'amico ritrovato

Due ragazzi diventano amici nella Germania degli anni '30. Il nazismo avanza. L'amicizia tra Hans borghese, ebreo-tedesco e Konradin nobile tedesco, incontra sempre più ostacoli. Le loro strade si dividono. Hans deve fuggire in America. Pensa di aver perso l'amico, fino a quando...


giovedì 18 maggio 2006

Realtà fragile quanto un sogno..

Ieri stavo andando verso Piazza Castello, la giornata era soleggiata.


Un ragazzo sdraiato su una panchina, era avvolto nella bandiera della Juventus, quella dello scudetto n. 29.Sembrava dormire. Vedendolo il pensiero è andato a quanto sta accadendo in questi giorni. Mi sono chiesta quale sarà il futuro della cara vecchia Signora  e non sono riuscita a trovare molte risposte. Fare previsioni  ora che le indagini sono ancora in pieno svolgimento è diffile.


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La juve ha 109 anni di storia ben portati, sulle spalle . Ha vinto tanto prima di Moggi e riuscirà a vincere tanto anche dopo. Per ora è una speranza che vorrei convertire presto in realtà.


W la Juventus!!


         Pinky


mercoledì 17 maggio 2006

Pronta a cominciare

Ciao!


Inizia così la mia avventura nel blog.


Ho la sensazione  di entrare  in una nuova casa. Devo pensare a come arredarla, scegliere i contenuti e i colori. Sono inondata di informazioni su come gestirlo e... sono felice!Giusto un pò' preoccupata su come risolvere i problemi tecnici ma poco-poco.  :-)


Questo spazio dove mettere ordine nei pensieri, scrivere, annotare impressioni  e sensazioni sarà il mio piccolo angolo di cielo.


                                         Pinky