giovedì 28 febbraio 2008

Passione di famiglia

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Bello, da leggere d'un fiato.
Storia di donne: sorelle, figlie e nipoti. Storia di famiglia.
Napoli, anni '20, due nobili sorelle scoprono di essere sul lastrico, il padre ha
perso tutto al gioco. Si trasferiscono da uno zio. Questo è solo il primo di
una lunga serie di cambiamenti, cercati e subiti, che costellerà le loro vite.
Sempre alla ricerca di qualcosa, consumano notti giocando a carte ,con rabbia,
punto su punto rimestando il ricordo di ciò che è stato o poteva essere. Uomini
fedeli e fuggiaschi, amori alimentati dalla lontananza..


Cristina Comencini - Feltrinelli

lunedì 25 febbraio 2008

Juve: i conti non tornano

"Osservatorio, Juve in testa senza errori arbitrali


25 02 2008


Juventus in testa al campionato
con 63 punti, ovvero 16 punti in più di quanto ha raccolto attualmente in
classifica.

E' questo il risultato della 'simulazione' dell'Osservatorio sugli errori
arbitrali nel calcio (condotto da Make T.A. ed Adiconsum) in base ai resoconti
dei sei maggiori quotidiani italiani.

Dopo la 24^ giornata del campionato di serie A, fa sapere l'Osservatorio, gli
errori arbitrali in situazioni da gol/non gol spostano virtualmente 171 punti,
un record senza precedenti nei sei anni di rilevazione, e falsano il 49.6%
delle gare. Danneggiate anche: Reggina (-9) Roma (-7), Milan e Lazio (-5).
Avvantaggiata, invece, l'Inter (+6 punti)"


Alice Sport

domenica 24 febbraio 2008

Reggina-Juve il giorno dopo

Calciopoli è diventato fonte
d'ispirazione per molti giornalisti. Sfogliando i quotidiani oggi si
poteva leggere quanto detto a Dondarini prima di un Sampdoria-Juventus di
qualche anno fa, di un arbitro chiuso nello spogliatoio dopo un Reggina-Juventus
del 2005, battute su cosa sarebbe successo se  ci fosse ancora Moggi.


Mi chiedo se qualcuno si è dato pena di verificare le intercettazioni, vedere quanto
vi fosse di vero, se alle parole erano seguiti errori in favore della Juventus.
E' più facile riempire gli articoli con frasi preconfezionate piuttosto che
riflettere  riguardo quanto sta accadendo in questo campionato.



La Juventus non vuole essere calpestata.

sabato 23 febbraio 2008

Grazie Juve!

Sono una tifosa della  Juve. In serate come queste la
amo di più. Presa a schiaffi, saccheggiata ma in grado di mostrare stile.
Pacata, elegante di fronte agli errori subiti.


Ranieri amareggiato, scuro in volto. Vuole parlare di
calcio, non di episodi. Gli si legge in volto l’ingiustizia subita a cui
reagisce con dignità. Non potendo contare su Iaquinta, Trezeguet e Buffon ha
mandato in campo una squadra rimaneggiata che ha espresso carattere, assediando
per buona parte del match la squadra reggina.  Non è bastato. La partita
si è conclusa con la vittoria degli amaranto.


Il conto dei rigori invece è a netto favore dei bianconeri:



3 a 1. Dondarini ha fischiato
solo l’1. Nelle altre occasioni forse aveva smarrito il fischietto o forse non
era abbastanza sereno per dirigere la partita. Il risultato è stato un
disastroso festival degli orrori, il vademecum di ciò che gli arbitri non
devono fare.



Scrivo questo post e vorrei riuscire a scherzare,
ironizzare un po’ perché il calcio dovrebbe essere divertimento e io penso che
riesca a essere bello nonostante serate come questa.


Però, in questo momento, prevale la sensazione di essere
stata presa in giro. La sensazione che si cerchi di tenere la Juve sotto controllo, schiacciandola
in basso, sfiancandola per impedirle di volare alto. Alla  Juve questa
sera sono stati negati tre rigori. E’ un fatto. Così come è un fatto che le
sono stati sottratti tre punti. Non è la prima volta.



Mi complimento con la squadra e con Mister
Ranieri, li ringrazio perché se continuo a seguire il calcio è merito loro.



 

sabato 16 febbraio 2008















Sono fuori moda i giorni grigi.


Le letture interrotte e quelle mai cominciate.


I piani fatti per essere prigione o peggio, crudele illusione.


Meglio il singolo istante vissuto  con sorpresa.


Al vivere non ho fatto l’abitudine.


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giovedì 7 febbraio 2008



2 - Zi' Palmira


Prima parte


Il fiore era un amore. Un amore di prima e anche di dopo perché certi
amori non si scordano pure dopo anni, pure dopo un matrimonio consumato
per amicizia. Il fiordaliso era un testimone silenzioso a cui Zi’
Palmira si appoggiava.


Furono un giorno e un
pacco a segnare il suo divenire, riannodando fili e storie relegate da
tempo in soffitta.  Il postino sperava di regalarle un sorriso. Lesse,
incuriosito, l’indirizzo: New York USA.
Zi' Palmira cambiò espressione, si sedette. Quando fu sola, prese fiato
per un attimo poi iniziò a tagliare spago e carta. Saltò fuori per
prima una lettera, dattiloscritta, recava l’indirizzo di uno studio
d’avvocati. Mister Spencer la informava che un paio di mesi prima Rocco
Carli era spirato lasciandola unica erede.


Il suo cuore si fermò. Non era questo che aspettava. Con gli occhi annebbiati proseguì a leggere. L’avvocato
forniva istruzioni dettagliate su come ritirare il denaro che le era
stato lasciato. Proseguiva spiegando il contenuto del pacco. Il suo
cliente aveva tenuto a che i quaderni le fossero consegnati al più
presto.Mister Spencer concludeva affermando la sua disponibilità per
eventuali chiarimenti.


Infine una lettera, riempita di una scrittura fitta e ordinata. La sua scrittura. Quello fu il momento più difficile.


Cara Palmira,


  Se mi leggi, io
non ci sono più. In questi anni, hai continuato a essere il mio punto
di riferimento, per questo ho deciso di provare a riaprire la porta.
Non è stato facile. Avevo tentato molti anni fa, quando la distanza mi
sembrava insostenibile. Ero tornato al paese, tu forse nemmeno lo sai,
ti avevo cercata, volevo chiederti di seguirmi. Ti eri appena sposata.
Fu questo a fermarmi, matrimonio mi sembrava allora una parola
definitiva che non ammetteva repliche. Avrei voluto dirti cose che non
servivano più. Presi la prima nave e tornai in America.
Non mi voltai indietro anche se il pensiero continuava a essere lì, così come
le parole, troppe inutili parole. Fu allora che decisi di riversarle in
un quaderno, pensavo fosse meglio. Provavo a mettere ordine nella
nostra storia, a sentire meno il peso del tradimento, il senso di colpa
per non essere tornato prima. Scrissi molto nei primi giorni e anche
dopo conservai l’abitudine. Vi annotavo la mia
vita, i pensieri che mi attraversavano. Era la mia sfida contro il
tempo che passava. Vorrei che continuassi tu.
tuo
Rocco


Zi’
Palmira finito di leggere la lettera, prese i quaderni. Lesse un giorno
e una notte, senza fermarsi, tra lacrime e riso per un amore che era
rimasto a farle compagnia, per un amore non vissuto, per una vita che
non aveva saputo essere diversa. Poi si addormentò. Un giorno e una
notte dormì. Giunse per Zi’ Palmira il momento di scrivere la sua parte di storia.


Ci fu poi un momento
in cui pensò di non aggiungere nulla, perché nulla le sembrava più
importante. Provò a riscuotersi. Riaprì l’osteria. Decise di non tenere
i quaderni  per sé. Mise l’ultimo sul tavolo con accanto una penna e il
tacito desiderio di vedere - chi entrava nell’osteria - continuare il
racconto.
I primi giorni era visto con diffidenza poi divenne il Quaderno e non
bastò a contenere tutte le storie scritte dalla gente del paese. Ne
seguirono altri; in fila trovarono posto sul ripiano in alto, vicino
alla finestra. Chi entrava poteva consultarli, chi entrava spesso lo
faceva per scrivere qualche riga, un segno del suo passaggio.
Zi’ Palmira quando li vedeva, piegati sul foglio, sorrideva. Già
pregustava il momento in cui avrebbe preso in mano il libro e letto
quelle parole. Sorrideva pensando a Rocco e al dono che le aveva fatto.



mercoledì 6 febbraio 2008

Peggy Guggenheim e l'immaginario surreale


  Spettacolo in spazio ristretto.


Arrivo alla Chiesa di San Marco verso l'ora di pranzo. Ci
sono una decina di persone davanti a me.  Attendo una ventina di minuti
poi entro,faccio il biglietto e mi tuffo nella mostra.   L'arca è una
struttura suggestiva, bella ma troppo piccola per accogliere un evento di
questo livello.


Mancano, almeno iChagall_flyingn quel momento, le condizioni
ottimali per la visione della mostra.  Il locale è al limite della
capienza. Un gruppo di una ventina di persone monopolizza l'ambiente. Si sposta
a ondate impedendo agli altri visitatori di seguire un percorso lineare. La
guida con microfono distrae,  disturba, pur senza volerlo, chi sta
osservando gli altri quadri.


Non è previsto l’utilizzo di cuffiette. Nei momenti di
maggiore affluenza, i visitatori  si mettono in coda per leggere le note,
utili per  conoscere meglio le opere esposte.
In mezzo a questi disguidi, contrattempi, riesce più difficile apprezzare
quanto si osserva, provare a farsi catturare dalle immagini, dai colori. Troppo
è il rumore, troppa la confusione. Giunge quasi  liberatorio  il
gesto  di un ragazzo che di  fronte a un'opera di Mirò  si
siede, con le gambe incrociate, sul pavimento e l'osserva per qualche minuto,
estraneo a ciò che lo circonda, come se esistessero solo lui e il quadro.



Quando il gruppo esce si percepisce la differenza, accolgo il silenzio con
riconoscenza e torno a cercare i quadri che non avevo potuto vedere prima,
provo a calarmi nell'atmosfera piacevole che si  respira.
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  Sono 58  le  opere  esposte, ognuna riesce per un motivo
o per l'altro a attirare l'attenzione, scatenare riflessioni, far intravedere
una storia. Sono simboli di un epoca, diversamente belle. Picasso, Chagall, De
Chirico, Magritte, Dalì, Mirò, Ernst… qui
l’elenco completo.


Mi sono rimasti nel cuore i quadri di Chagall. Colarati
vivi, racconto e musica che si mescolano  e danno vita a immagini
poetiche.


Tanguy mi ha colpito, non lo conoscevo e non lo capisco
però mi è rimasto impresso, un suo quadro in particolare Il sole nel suo
portagioie.
Inquietante.



Merita una visita. C'è tempo fino al 2 marzo, consiglio  un momento di bassa affluenza.


Immagini:


1 Chagall Il calesse volante


2 Tanguy Il sole nel suo portagioie



 

domenica 3 febbraio 2008

Peggy Guggenheim e l'immaginario surreale -Vercelli-

La prenotazione incompiuta


 La mostra è stata organizzata
presso la chiesa di San Marco nella
scenografica Arca, struttura  Gpc_work_midsize_371
predisposta
all’interno dell’edificio. Godendo di una capienza limitata, si contano circa
60 persone alla volta, era vivamente consigliato prenotare.


Venerdì, ore 18,30 - telefono all’infoline, una voce registrata propone una serie
di opzioni, spiega le modalità di prenotazione. La prenotazione telefonica
prevede il pagamento con  vaglia o carta
di credito.  Quando giungo alla
possibilità di parlare con l’operatore, la voce mi avverte cortese che gli operatori
sono a disposizione da lunedì a venerdì fino alle ore 17.
Niente prenotazione telefonica.


Sabato mattina - telefono  a Vercelli per sondare la situazione. Chi è prenotato
ha la precedenza. Si entra in base alla capienza dei locali. L'ora di
pranzo dovrebbe essere  più tranquilla. Salvo situazioni imprevedibili. La
coda più lunga? 45 minuti. Sperando
di ridurre il rischio coda chiedo se si può, il giorno stesso,
acquistare la prenotazione per una certa ora e intanto andare a vedere altro,  (Vercelli non è solo la mostra, ci sono
musei, una serie di chiese e molte cose da vedere) Non si può, quando si
arriva si fa coda. La coda è
terapeutica?
Questo non l’ho detto però l’ho pensato. La coda è una parte
essenziale della mostra, la giusta punizione per chi non  è riuscito ad arrivare con la prenotazione? Forse
è questa la spiegazione.
Riattacco un po’ preoccupata.
Torno al  sito e trovo l’elenco
punti vendita CIRCUITO TICKET.IT Preda di un certo entusiasmo telefono al punto vendita vicino a casa.  Mi risponde una persona gentile, inizia a
sfogliare un elenco, dice che per le 10  gli ingressi
sono esauriti, negli altri orari ci sono
ancora posti. Il prezzo è € 9,50 (€ 8 ingresso + € 1,50 prenotazione).  Spiego che la carta Torino Musei  mi  consente l’ingresso gratuito e vorrei acquistare solo la
prenotazione. Non è possibile. Conoscono la carta però non sanno di
agevolazioni o altro, mi dicono che posso poi provare a farmi rimborsare i soldi o
contattare Vercelli.
Dopo aver conversato amabilmente per circa 20 minuti da un capo all’altro
del Piemonte decido di tentare la  sorte.
E’ prevista neve, non ho la
prenotazione. A Vercelli vado lo stesso.
Solo un po’ più incuriosita.


Chagall - Violinista verde - opera esposta a San Marco

sabato 2 febbraio 2008

Bonjour tristesse

Mancini torna a parlare qui
Rimpiango il suo silenzio


 Inter       
La
morattitudine è l'inettitudine di chi
pur
vincendo continua a mostrarsi perdente



Sol contro tutti va l'interista perdente,
neppur la vetta lo risolleva.


tutta colpa del Fa.Pe.In.