lunedì 30 aprile 2007

Due vite fissate in un istante (2)

Sono distanti. Li separano le parole non dette  e
quelle urlate in un momento di rabbia. Il sapore amaro di qualcosa che
finisce nonostante tutto. Questione di minuti e il muro non potrà più
essere scavalcato. Io tifo per loro ma questo non basta, è solo un
intrusione breve come uno scatto. Provo ad  andare avanti.


 Marie ha
imparato presto a mascherare le sue emozioni. Il primo ricordo risale a
quando aveva tre o quattro anni. Era infilata sotto le coperte,
stringeva tra le braccia il suo Teddy eppure aveva freddo. Forse erano
le grida che provenivano dall’altra stanza a farla stare male o  forse
la sensazione di essere sola. I suoi genitori erano giovani, un tempo
innamorati ma l’amore era finito presto e ora non rimanevano che le
responsabilità e da sole, sembravano ancora più pesanti. Così quando la
notte si faceva più scura e la stanchezza non dava tregua riemergevano
gli scontri, sempre più accesi e difficili da confinare nella camera da
letto. Marie aveva capito che qualcosa non andava. Sua madre era  triste e il padre spesso arrabbiato.  Aveva
imparato allora a non piangere. Suo padre odiava le lacrime e non
perdonava a nessuno questa debolezza. Marie da brava bambina non
piangeva, non faceva domande e non cercava risposte a quella solitudine
che le attanagliava il cuore. Non aveva pianto neanche quando il padre
se ne era andato sbattendo la porta. Si era fatta forza per sua madre e
per se stessa, bisogna andare avanti in qualche modo. Dissimulare i
propri sentimenti era diventata la pratica di ogni giorno. Almeno fino
a quando aveva incontrato Hans.


 
La valigia era pronta da mesi, da quando si era resa conto di amarlo.
Giorno per giorno aveva provare a estirpare quel sentimento ma non ci
era riuscita. Serviva un freno. Ieri era giunta una lettera, la
risposta a una sua domanda
di lavoro. L’avevano assunta, nel giro di una settimana sarebbe partita
per l’Italia. Non era stato facile comunicarlo a Hans. Perché era
stata la parola più ricorrente. Perché aveva presentato la domanda ?
Perché aveva accettato senza discuterne? Perché non aveva tenuto conto
di loro due?


Lei aveva pensato a loro due e  proprio
per questo aveva agito così. Meglio separarsi adesso, la sofferenza poi
passa, l’amore è solo un illusione, si era detta. Ne era quasi
convinta. Ma ad Hans questo non poteva dirlo. Si era sforzata di
cercare una verità plausibile, quasi indolore e non si era mossa di lì,
nonostante le richieste di spiegazioni, di tempo. Il loro tempo era
finito ed era meglio accettare la cosa senza troppe recriminazioni. Lui aveva dato segno di arrendersi, almeno per il momento. L’incantesimo si era rotto. Meglio tornare a casa.


Marie si appoggia
alla pensilina. Le labbra tremano. Morde la lingua in maniera quasi
convulsa e non vuole piangere. Nè toccare l’uomo che le sta a fianco.
Un punto fermo dove volgere lo sguardo e i pensieri altrove. Questa è
la sua ricetta. Maledetto autobus, sempre in ritardo.


.........


.............

sabato 28 aprile 2007

Due vite fissate in un istante (1)

Sono  appoggiati alla pensilina di un autobus. Non è facile raccontare la loro storia facendo affidamento solo sulla fantasia. Io ci provo.

 Photo0509Domina il grigio, la giornata è umida e la
pioggia sembra un miraggio non troppo lontano. Sullo sfondo, montagne
screziate di verde vivono contese tra inverno e primavera.


Il ragazzo è alto, biondo, i capelli appena un po’ lunghi e spettinati. Indossa una camicia a quadretti e
una giacca leggera. Ha l’aria sfatta di chi ha subito una lunga
discussione. Lo sguardo è perso nel vuoto, racchiude un fondo di
disperazione. Lì o altrove non ha importanza, il pensiero segue altre strade.


La ragazza è appoggiata al palo, indossa un soprabito chiaro.  I  capelli
lunghi e castani le incorniciano il viso, gli occhi puntano verso il
basso. Incrocia le braccia al petto, tra le mani ha una sigaretta che
brucia lenta.  Non sembra felice. Cinica forse ma è solo un impressione.


venerdì 27 aprile 2007

Muro

Muro Ho letto l'interessante post (qui) che Giulia ha scritto riguardo la decisione americana di costruire un muro a Bagdad,  mi ha fatto riflettere e scrivere queste parole.


Cosa v’è in un muro se non separazione?


Distacco a indicar un noi e un loro che non viaggiano più
insieme.


Confine che costringe a fermare lo sguardo


Coperta che non basta a coprir le paure


Idea che non può ristabilir la pace.

Ali

Ero seduta in  pulman, la vita scorreva
oltre il  finestrino.  Le  sette, passate da pochi minuti
vedevano Images_2
un giorno già chiaro e molte persone  in viaggio. La meta era la
scuola o il lavoro, i giardinetti dove far passeggiare il cane. A quel ora un
obiettivo più o meno consapevole esiste per tutti anche per un piccolo insetto
con le ali, dal corpo allungato. Voleva tentate un impresa più grande di lui:
scalare un vetro. Appoggiato sul bordo del finestrino scrutava con attenzione
l'ostacolo. Io rimaneva affascinata e un pò schifata a guardarlo partire. Appoggiava
le zampette al vetro e saliva di pochi centimetri per poi  precipitare a
terra, pancia all'aria. Quasi fosse in prigione si muoveva freneticamente per
ritrovar la posizione. A fatica si ribaltava,pronto a risalire. La zampette
più volte saggiavano il terreno cercando l'aderenza. Un'altra scalata, un'altra
caduta. Inesorabile la scena si ripeteva più volte fino a quando lo sfortunato
insetto rammentava di avere le ali. Le rimirava quasi intimorito, poco
fiducioso. Erano una strada, un mezzo. Lui le usava, spiccava il volo e si
scontrava dolorosamente con il muro trasparente ripiombando pesantemente a
terra.  L'insetto cocciuto ritentava e un paio di volte, quasi sorpreso,
riusciva a salire. Novello esploratore si muoveva cauto verso sconosciuti
orizzonti.

mercoledì 25 aprile 2007

25 aprile

Già al
termine della seconda guerra mondiale si era sentito la necessità di non
contaminare la Resistenza con la retorica. Diversi scrittori che avevano vissuto l’esperienza partigiana
si erano preoccupati di questo aspetto, nel raccontare quanto era accaduto.
Roberto Battaglia nel 1945 scrisse Un
uomo, un partigiano
per descrivere la sua esperienza in Garfagnana e
Lunigiana, la prefazione portava la data del 15 aprile, dieci giorni prima
della liberazione.  Italo Calvino
scrisse che la: «Resistenza rappresentò la fusione tra paesaggio e persone».


Nuto Revelli
in una lettera inviata a Galante Garrone nel primo decennale della Resistenza così si esprimeva:


 «A
volte leggendo libri partigiani, quasi mi lasciavo cogliere da un senso di
smarrimento: madonna santa, ma che partigiani in gamba, tutti robusti, tutti
perfetti, politicamente bene inquadrati, che di “mangiare” non parlavano mai,
che ammazzavano i tedeschi a centinaia, e sparavano sempre fino all’ultima cartuccia. Possibile che soltanto per noi,
partigianelli del Cuneese, esistessero una infinità di piccoli problemi – le
scarpe, il sacco di farina, il chilo di sale, il partigiano lazzarone, il
partigiano fifone, il comandante sfessato e mille altre diavolerie?... E’ gente
questa (a volte i comunisti gli fan da maestri) che non si adattano a pensare a
un partigianato così come l’hanno vissuto: lo vogliono romanzare, quasi un
partigianato a fumetti. Grosse battaglie, tedeschi falciati a centinaia, con i
partigiani che a migliaia vivevano d’aria e di poesia... a questa gente l’aria
del decennale fa male, li porta su un terreno che non è il loro, e sul quale si
muovono a disagio quasi goffamente»[1].


    Analizzando i
documenti, in particolare, garibaldini ho potuto osservare come siano frequenti
le richieste di armi e munizioni, soprattutto in concomitanza con la crescita
della formazione, i partigiani garibaldini percepivano un diverso trattamento
rispetto alle formazioni G.L che si riteneva potessero fare affidamento su un
migliore equipaggiamento e più soldi. Indispensabili per coprire le spese della
Brigata. In alcuni documenti i garibaldini accusavano i giellisti di svolgere
opera di propaganda tra i propri distaccamenti presenti in valle cercando di
arruolarli nelle brigate G.L. Valle Maira. Nonostante questo, molto spesso, le
due formazioni collaborarono insieme nell’organizzare e compiere azioni, per la
difesa delle centrali idroelettriche e la distruzione di ponti, si scambiarono
prigionieri. 


Risultò
interessante l’esperienza della Repubblica di Valle Maira che pur essendo in
funzione per un periodo limitato, nell’estate del 1944, manifestò la volontà di
introdurre cambiamenti nell’organizzazione del commercio e delle attività
valligiane.


Don Raviolo,
Arciprete di Dronero riferendosi ai partigiani scriveva nel suo diario che
erano «I giovani al monte, unica espressione di vita e indipendenza nazionale»2,
don Giuseppe Abello, parroco di Albaretto li definì  «I veri soldati d’Italia».3


La popolazione sostenne gravi sacrifici in quei venti mesi. Vennero incendiati San Damiano Macra, Cartignano e la frazione il Podio, diversi civili furono sottoposti a rappresaglia.
A Dronero nel mese di febbraio 1945 si svolsero i bombardamenti anglo americani
che causarono vittime fra i civili e misero in luce lo spirito di solidarietà che regnava fra la gente, molti
droneresi vennero ospitati nei paesi vicini e nelle frazioni circostanti.


 


«Al
di là dei sacrifici umani, pure non lievi, Dronero fu, dopo Boves, il centro
del Cuneese che ebbe a subire durante la guerra di Liberazione i danni
materiali più ingenti; fra i caduti delle brigate partigiane e civili uccisi,
in rapporto alla popolazione residente, la città ebbe una percentuale di
militanti in armi e di vittime del conflitto fra le più elevate della
Provincia. In più, Dronero si distingue per aver dato alla Resistenza, nell’
arco politico dai liberali ai socialisti ed ai comunisti, una dirigenza locale
antifascista di grande abnegazione e di incorrotti convincimenti coltivati per
i decenni della dittatura»4


 Il 16 novembre 1986, Dronero ricevette
dalla Repubblica italiana la Croce di guerra al valor militare.






[1] «Tutto
libri», a. XXVIII, n. 1409, 24 aprile 2004, p. 1.
Citazione in Ricordare il 25 aprile senza retorica,
restituire agli italiani la fatica della Resistenza
di Giovanni de Luna



2 M. Giovana, Partigiani
e popolazione. Valori ideali nella Lotta di Liberazione in Valle Maira,
tipografia
Ghibaudo, Cuneo, 1996, p.13.


3 Ibidem 





4 M. Giovana, Dalla seconda guerra mondiale alla liberazione   M. Calandri, M. Cordero, Dronero 1900-1945. Studi in onore di Pietro Allemandi, L’Arciere, Cuneo, 1990, p.232


martedì 24 aprile 2007

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barca n. 25

Scelsero l'oscurità e non ebbero
ripensamenti. La loro vita conosciuta si concluse il 20 maggio 1925. Due
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pescatori, adeguatamente ricompensati, furono pronti a testimoniarlo.
Il mare era piuttosto agitato quel giorno, spirava un freddo vento da nord. I
coniugi Wilson presero una barchetta a nolo. L'ometto che  gliela
affidò  disse che  sembravano piuttosto  tranquilli. La signora aveva
un aria serena,  quasi gioiosa mentre prendeva posto nella piccola
imbarcazione e sistemava il lungo vestito. L'uomo, più serio, era già  compreso
nel ruolo di rematore. Indossava un vestito elegante. Si sfilò la giacca e l'appoggio sul sedile. Poi iniziò a tirar su le maniche della camicia. Mostrò delle braccia muscolose, leggermente abbronzate con le quali spinse la barca in acqua. Così iniziò il loro viaggio. Bracciate vigorose li sospingevano in avanti, le loro figure si perdevano fra le onde per poi riemergere più lontane. Si dirigevano verso il promontorio, doveva essere una piccola gita prima di tornare a casa, giusto per saggiare l'acqua. L'ometto decise di rientrare, aveva freddo e una serie di incombenze a cui pensare.


La notizia giunse un paio d'ore dopo. Due
uomini  toccarono terra. Il loro racconto era concitato e a tratti
confuso: - Una piccola barca...oltre il promontorio..l'abbiamo vista -  la
voce tremava -  hanno toccato uno scoglio.... uno squarcio nella fiancata,
noi  eravano  lontani. Non c'è stato nulla da fare. La donna si è
alzata in piedi, sbilanciata, è caduta in acqua. L'uomo l'ha seguita ma non è
riuscito a salvarla. Ci siamo tenuti a distanza di sicurezza per timore degli
scogli. Tutto si  è concluso  in pochi minuti.
Tragica gita al mare
titolavano i giornali del mattino. "Particolari in cronaca" urlavano
gli strilloni brandendo le loro copie. I coniugi Wilson abitavano poco fuori
città. Lei originario del luogo, tranquilla e noiosa famiglia borghese, molto
rispettabile. Lui di fuori, venuto dal sud qualche anno prima, era riuscito a
farsi una posizione.  Una vita agita, poche preoccupazioni. Questa
la versione  ufficiale. La casa sembrava predisposta al quotidiano vivere. Ogni
cosa figurava al suo posto. La cassaforte vuota e i gioielli mancanti erano le uniche
note stonate.


I passeggeri della barca n. 25 rimasero un
mistero a cui nessuno seppe trovare soluzione. Qualche relitto, trascinato a
ondate, sulla spiaggia, tenne vivo il ricordo per qualche tempo. Infine,
l'oblio.

lunedì 23 aprile 2007


La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha.

Oscar Wilde


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martedì 17 aprile 2007

Il contrario della morte

 


In Italia meridionale l’ultima
guerra  non è quella che si studia sui libri di scuola, conclusa nel 1945. L’ultima
guerra è stata in Libano, in Bosnia, in
Irak o in Afghanistan. La percezione, per le famiglie, cambia a seconda dei
posti in cui sono stati inviati i parenti-soldato. In realtà si tratta di missioni di pace anche
se poi si muore lo stesso. Non si studiano sui libri di scuola, sono tramandate
a voce. Storie inframmezzate alla vita, raccontate nei bar.


Maria è una «sposina inciampata prima di giungere
all'altare». Roberto Saviano racconta la sua storia e insieme, quella di
chi si arruola per cercare un futuro migliore. Maria è fidanzata con Gaetano,
soldato impegnato in Afghanistan.   Ha già preparato le bomboniere e
provato l’abito,  giunge improvvisa  la notizia che il suo ragazzo è
stato ferito in un attentato a Kabul. Incredulità, disperazione e la speranza
che si salvi. Questi i primi pensieri.  Il giovane, trasportato in
patria,  muore preda di atroci sofferenze.  La gente accanto a lei,
la spinge ad accettare e cercare il vantaggio. Maria no, lei ricorda, si fa
domande. Quando Gaetano muore inizia la sua missione. Il contrario della
morte

Forse l’amore è la risposta.


E’ un racconto teso e drammatico che fa riflettere e
commuovere.

domenica 15 aprile 2007

Il Principe Antonio De Curtis in arte Totò

Attore, comico e poeta in una parola  artista.


Toto
Sono un uomo di mondo, ho fatto il militare a Cuneo!



Cliccando qui  potete leggere alcune sue celebri battute.

venerdì 13 aprile 2007

Blog riflessioni

Diventa ogni giorno più difficile
scrivere su questo blog. Si vive nell’incertezza. Si è persa, purtroppo, la
serenità.  Oggi è toccato a http://prishilla.blog.lastampa.it
essere oscurata. Sono solidale con lei.


Castiglioncello_pioggia
La pagina dei blog ci accoglie
con la frase: "L'ELENCO DEI BLOG ATTUALMENTE ATTIVI
in ordine alfabetico" triste indizio della situazione che si è creata. Del doman non v'è certezza.  E’ un  peccato essere arrivati a questo
punto. Oggi è stata una giornata grigia, questo blog è grigio e triste.


Diversi blogger hanno già pronta
la valigia e si stanno per trasferire. Io son qui. Non lo so perché. Proprio
non lo so.


P.S. 62 persone sono giunte in questo blog inserendo come chiave di ricerca: Non me lo so spiegare. Anche questo un segno?


 

giovedì 12 aprile 2007

100_2041
C'è stato un tempo in cui ho desiderato,
uno in cui ho amato.
Ora non rimane più molto:
qualche sogno spiegazzato
e una lacrima che non hai asciugato.

mercoledì 11 aprile 2007

100_2051












respiriamo l'aria e viviamo aspettando primavera
siamo come fiori prima di vedere il sole a primavera

    Marina Rei
            

Questione di blog

People_question72


I blog Marco
Giacosa
, Interlegere,
Dialoghi intorno al mio ombelico
sono  stati oscurati. Perchè?






Primo Levi

Primo Levi è una persona
intelligente, lucida che ha vissuto l'orrore dei lager sulla propria pelle. Ho
voglia di usare il presente perchè anche se è morto 20 anni fa, leggendo quanto
ha scritto mi sembra di sentire forte la sua presenza, il suo essere qui, senza
tempo. Primo Levi lo si può incontrare nei suo libri, in quelle riflessioni
valide oggi come ieri. L'ho ascoltato  per la prima volta ieri pomeriggio, alla tv, in
un servizio che gli è stato dedicato e mi è piaciuta la persona, il modo in cui
esprimeva le sue idee.  Era in treno, stava ripercorrendo l'esperienza del
lager. Molte persone sono morte perchè non capivano la lingua. Gli ordini
venivano urlati una volta, chi non capiva, non si adeguava alle consegne
era  vittima di botte e punizioni. Era più esposto al rischio di morire.
Levi con i suoi  libri spinge a riflettere, porta avanti quella che
diventa una missione: non dimenticare.


Nella sua ultima opera  I sommersi e i
salvati 
scriveva delle SS, dei custodi:  "erano fatti della
nostra stessa stoffa, erano esseri umani medi, mediamente intelligenti,
mediamente malvagi: salvo eccezioni, non erano mostri, avevano il notro viso, ma
erano  stati educati male. Erano, in massima parte, gregari e funzionari
rozzi e diligenti: alcuni fanaticamente convinti del verbo nazista, molti
indiffrenti, o paurosi di punizioni, o desiderosi di fare carriera, o troppo
ubbidienti. Tutti avevano subito la terrificante diseducazione fornita dalla
scuola quale era stata voluta da Hitler e dai suoi collaboratori, e completata
poi dal Drill delle SS."


Quanto è difficile portare avanti il ricordo, convivere con il dubbio di non essere creduto.

martedì 10 aprile 2007

- 9 Potresti essere tu...

100_1879


A dicembre, scrissi un post (qui),
chiedendo al 10.000 visitatore di lasciare un segno del suo passaggio. Mi
sembrava un bel traguardo e volevo in qualche modo festeggiarlo. Purtroppo l'idea non funzionò. Oggi potrebbe
passare di qui il 20.000 visitatore. Rinnovo l'invito, sarei contenta di
leggere un suo messaggio.
Quindi occhi puntati al contatore e ... scrivete :-)


                                       Pinky


Tre blog de La stampa sono stati oscurati. Cliccate qui per saperne di più

giovedì 5 aprile 2007

Solidarietà a Marco Giacosa.

Esprimo piena solidarietà a Marco
Giacosa. Il suo blog è stato censurato ieri sera. Non riesco a
comprendere le motivazioni di una decisione tanto drastica nè l'assenza totale
di dialogo che  si è verificata in questa situazione. Ho sempre avuto rispetto per La Stampa ed ero felice dell'opportunità che mi ha dato di aprire questo blog. Ora inizio ad avere dei dubbi.


Spero che si risolva
presto la situazione e Marco Giacosa possa tornare a scrivere sul suo blog.
Giorgio Gaber diceva che libertà è partecipazione. Ridate a Marco il diritto
di partecipare
e date a tutti i blogger e ai lettori de La Stampa una spiegazione.
Ne va della libertà di espressione.


Sono solidale anche con Agnès e Betta  che hanno subito la stessa sorte di Marco Giacosa


OSCURATI


Blog Giacosa qui


Dialoghi intorno al mio ombelico qui


Interlegere qui


Sul blog di Dragor sono linkati tutti gli interventi, cliccate qui  per leggere.


Questo blog è sospeso



 

lunedì 2 aprile 2007

Chi salverà il Darfour?

È vita
questa?


Drfr1_3
Nasce,
non voluto,
se vive,
é in eterno giogo
di
sopravvissuto.

Drfr2_2
Si mesta
ad odio
e carestia,
che
vige,

tra chi
come
luiDrfr3_2

nutre
poi

in fame
la morte
e il disprezzo;
per chi

ha visto
nessun
sogno
mai
concesso.


[Orbita]


 


Non c'è nulla di poetico in
Darfur.
Da tre anni questa sfortunata regione del Sudan è insanguinata da
una feroce guerra, che ha già causato la morte di oltre 300.000 persone e
prodotto più di due milioni di sfollati.
La maggioranza nera è
costantemente sobillata dalla minoranza araba dei Janjaweed, appoggiati
collateralmente dal governo sudanese, che mirano al controllo della regione con
continue e feroci scorribande. Pare non esserci pace per quell'angolo di Africa,
affogato ormai da troppo tempo nel silenzio.
Meno della metà della
popolazione europea è a conoscenza delle terribili vicende del Darfur. Diverse
ricerche indicano nella latitanza dei mezzi di comunicazione su questa tematica
la vera causa di tanta disinformazione. Come ho già avuto modo di scrivere in un
precedente intervento, molte associazioni
spontanee stanno creando un network di siti Web per informare sulla guerra
Sudanese, nonché stimolare i mezzi di informazione ad uscire dal loro stato di
latitanza informativa.
Grazie alle pressioni di Italian Blogs for Darfur,
è stato recentemente approvato in Senato un Ordine del Giorno che impegna il Governo italiano
a porre il problema sudanese in tutte le sedi istituzionali, Unione Europea e
Consiglio di Sicurezza dell'Onu compresi.
Riporto qui di seguito alcuni
siti Web impegnati nel delicato compito di ridare voce ai bambini, alle donne e
agli uomini del Sudan. Sottoscrivete le petizioni, mandate e-mail agli organi di
informazione, ma soprattutto parlate del Darfur con i vostri familiari, con i
vostri amici, con i vostri colleghi di lavoro. Con chiunque sia disposto ad
ascoltarvi.
Insieme potremo riportare un po' di poesia anche in
Darfur.


[anecòico]


Link
+ Italian Blogs 4
Darfur
, Movimento Italiano per i diritti umani nel Darfur.
+ Europetizione per il Darfur del Collectif "Urgence
Darfur".
+ We Blog for Darfur.
+ Medici Senza Frontiere per
il Darfur.

A ciascuno il suo

A ciascuno il suo p. 151 (1966)
Leonardo Sciascia
Adelphi


L'ho letto un paio di settimane fa. Mi sono resa
conto, un pò delusa, di non averlo amato. Anche se è il Novunicuique
capolavoro di Sciascia.
Tra le migliori pagine che ha scritto, pagine di alto valore civile. Leggendo
queste recensioni mi sento quasi in colpa, come se avessi sbagliato qualcosa.
Forse non era il momento giusto, forse non ho saputo cogliere l'occasione. Ho
provato a chiedermi quando si è sciolto il filo che mi legava a questa storia e
il libro è diventato uno scomodo ospite del mio comodino, una lettura da
rimandare di sera in sera. Non ho trovato una vera risposta.


E' il terzo libro che leggo di questo autore.
Prima era venuto Il giorno della civetta poi  Una storia
semplice
(cliccando  qui
potete leggere le mie  impressioni)   due  libri letti d'un  fiato.   Non si concludevano con il
lieto fine.  La realtà spesso non lo prevede. I "cattivi" non
vengono puniti e i "buoni" non ricevono la giusta ricompensa.
Nonostante questo, in quei due romanzi io intravedevo la speranza e una lotta
che sarebbe continuata, una ricerca di giustizia che non si spegneva a contatto
con l'ingiustizia. Anche quando sembrava avere la peggio. 
In  A ciascuno il suo ciò non avviene, si compie un viaggio
nell'abisso, nell'ambiguità dell'animo umano. Un piccolo paese, all'apparenza
normale, dove le verità di comodo celano intrecci e segreti. Una lettera
minatoria al farmacista Manno, forse uno scherzo. Cruda realtà, quando il giorno
di apertura della caccia  il farmacista e il dottore, suo amico, vengono
uccisi. I cani giungono a darne l'annuncio in paese. Manno che fino a quel momento era
una brava persona, diventa oggetto di curiosità, di dubbi. Si, qualcosa deve
avere fatto per meritare quella fine. Questo è il pensiero comune. Tic tac tic
Tac una lettera basta a distorcere l'immagine di una persona, a farne un
mostro anche agli occhi di sua moglie.


Il timido e dimesso professor Laurana inizia a
indagare,  scopre chi è il vero bersaglio, quale  è il movente.
Decide a quel punto  di tirarsi indietro,  prova a tornare a una vita
normale, più prudente, casa e scuola a riempirne le giornate. I sensi risvegliati
durante l'indagine sono la sua condanna. Il suo rischio non calcolato. La
verità rimane sommessa e silenziosa, sussurata a mezza voce da chi sa e
non può fare a meno di parlarne. Laurana?  "Era un cretino" di
getto, senza pietà ne rispetto queste parole concludono il romanzo. 


Cosa rimane al lettore? Disgusto, disamore per il
genere umano, diffidenza, la sensazione di non poter salvare nessuno. Questo
romanzo è buio, l'animo dei  personaggi  ne condiziona l'atmosfera.

domenica 1 aprile 2007

Arretrato

19 marzo 2007 - TORINO -51


Juve - Triestina 5-1


47
8' p.t. Camoranesi,


27'  p.t. Palladino


47' p.t. Palladino


60'  s.t. Palladino


81' s.t. Bojinov

Pesce d'aprile

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Le origini di questa festa sono
antiche e incerte. E' praticata in diverse parti del mondo. Vi sono più
versioni non appoggiate a dati certi, che contribuiscono a mantenere il mistero
intorno al suo inizio e ai suoi creatori. Sembra che abbia origini pagane. 


Un'ipotesi  vuole far risalire la festa del
pesce d'aprile  ad un periodo antecedente al 154 A.C.  A
quel tempo  il 1° aprile corrispondeva all’inizio dell’anno. La Chiesa cristiana, in seguito,
stabilì  che  l’inizio dell’anno coincideva con  il primo di
gennaio e soppresse ll'altra festa. Chi continuava a festeggiare
questa vecchia ricorrenza  era oggetto di scherzi.


Un'altra ipotesi  lega il 1° aprile alla
festa, pagana, della primavera nella quale si praticavano sacrifici in favore
degli dei e si organizzavano burle e scherzi. Tale tradizione, con l'avvento
del Cristianesimo,  si perse e venne sostituita da altre festività
religiose. Rimangono  gli scherzi e le burle  che solitamente  caratterizzavano quel giorno.


Fonte sito: http://www.intrage.it


Il pesce d'aprile nel mondo:


"In Messico ad esempio, la
chiamano "Dia de los Innocentes", perché in origine il primo aprile
ricordava la strage degli innocenti compiuta da Erode.


In Francia, come del resto anche
in Italia, si usa invece l’espressione "Poisson
d’Avril" ("pesce d’aprile"), in riferimento al Sole che, alla
fine di marzo, lascia il segno dei Pesci per entrare in Ariete. 


Nei paesi anglofoni, come ad
esempio il Regno Unito e gli Stati Uniti, invece , la ricorrenza del primo
aprile si chiama "April fool’s day" ("Il giorno dello sciocco
d’aprile"), dove il termine "fool" richiama alla mente il
"Fool", il folletto delle corti medioevali, sottolineando così la
connotazione scherzosa della festa.


Infine, in Germania
"Aprilscherz" è più semplicemente lo "Scherzo
d’Aprile"."


Tratto da http://www.intrage.it


Cliccando qui
potete leggere come viene festeggiato in diversi paesi del  mondo.Non mi resta che dirvi: Attenti agli scherzi!