domenica 31 dicembre 2006

Buon Anno!

Ultimo giorno dell'anno. Si tirano le somme, si fanno i buoni propositi per l'anno nuovo. E' un giorno complicato, se mi fermo a riflettere su quanto è accaduto questo anno penso: tanto. Si, è accaduto proprio tanto. Ho acquisito un pò di sicurezza e conservato un pò di quell'insicurezza dispettosa pronta a uscir fuori nei momenti meno opportuni. E' stato un anno bello e lasciarlo mi mette un po' di malinconia. Così è la vita ed è giusto provare a  prenderla con allegria, con leggerezza  e con serenità. Vi auguro Buon Anno!


Felice e Buon 2007  a tutti!

sabato 30 dicembre 2006

Il volto della giustizia

Questa mattina la giustizia aveva il volto  di alcuni uomini con il passamontagna, intenti a mettere il cappio intorno al collo di un altro uomo.  Volti coperti,   per questioni di sicurezza probabilmente.  In un paese diviso chi deve  eseguire la condanna a morte di un ex dittatore vive una situazione scomoda. Però che strano volto aveva la giustizia questa mattina in Irak. Saddam Hussein era un dittatore. E' giusto condannarlo per la sofferenza che ha causato, per ciò che di male ha fatto. Era necessario ucciderlo? Ora il mondo è migliore senza di lui? L'Irak è più vicino alla pace? Che esempio è stato dato? Non era più dura la condanna all'ergastolo, consumarsi ogni giorno in una cella sapendo che non ci sarà più libertà? Domande certo, quelle non mancano mai ed è giusto, secondo me, provare a  cercare delle risposte.


Saddam Hussein è stato giustiziato perchè le leggi Irachene prevedono questo però non togliamoci il diritto di riflettere, di esprimere un giudizio, di sperare che non esista più la pena di pena di morte. E' un nostro diritto, usiamolo e se possiamo facciamo qualcosa perchè non debba più accadere.

venerdì 29 dicembre 2006

Camoglieres

I forni della borgata sono stati abbelliti con il presepe.


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Forse sulla luna

Gli orsi polari sono in pericolo. L'innalzamento delle temperature provoca sconvolgimenti nel clima e Orso_polare_famiglia tra gli effetti negativi  c'è lo scioglimento dei poli. Si sta discutendo se inserirli tra le specie a rischio di estinzione. Gli Usa stanno spingendo perchè ciò accada.


Che cosa c'è di strano? Diciamo che questa è forse una delle prime decisioni a favore dell'ambiente presa dagli Stati Uniti. Non hanno ancora firmato il protocollo di Kyoto che dovrebbe servire a regolamentare  le emissioni inquinanti. Non danno l'impressione di interessarsi molto alla questione ambientale nè che cerchino soluzioni di consumo alternativo. Per queste ragioni il loro interessamento per l'orso polare appare ad alcuni come un primo passo verso poliche eco-compatibili e un'autocritica rispetto ai consumi e agli sprechi energenetici. Spero che sia vero, non c'è tempo da perdere. Se non si riduce l'inquinamento sarà un problema per tutti. L'unica richiesta quindi è che si accellerino i tempi. Qualche tempo fa un rapporto del WWF dava alla Terra 44 anni di vita.


Nel 2050 se non mostreremo maggiore rispetto per il nostro pianeta sarà necessario trovare una sistemazione altrove e allora  forse  la  nuova e  tardiva coscienza  ecologica degli  Usa  potrà dare frutto... sulla Luna?   

giovedì 28 dicembre 2006

Zidane ha vinto

Per scherzo


Zinedine Zidane ha vinto il  Fifa World Player. A seguito di un riconteggio dei voti  si è appurato che il calciatore francese ha ottenuto il maggior numero di preferenze. Un clamoroso errore nel primo conteggio  aveva attribuito la vittoria all'italiano Fabio Cannavaro, già premiato con il pallone d'oro. 
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Sembra sia stato lo stesso Zidane a chiedere il riconteggio. La Fifa ha ammesso lo sbaglio e ha pubblicato la nuova classifica. Zizou è stato incoronato così da allenatori e capitani della nazionale il miglior calciatore  2006.


Ora ci si interroga su come si potrà rimediare. Cannavaro ha già ricevuto il premio il 18 dicembre durante il Gala della Fifa nella Opera House di Zurigo.
Un non identificato membro del sul entourage afferma: "Non si può togliere il premio a Fabio, vista l'ufficialità della prima votazione. La cosa migliore sarebbe che Fabio tenesse il suo riconoscimento e Zidane ne avesse un altro".  A Monaco, il 30 dicembre, si svolgerà  la minicerimonia nella quale verrà premiato il calciatore francese.


 Tutto quello che avete letto fino a ora è frutto di una burla realizzata dal quoridiano spagnolo Marca. Il 28 dicembre in Spagna è il dià de la inocentada, giorno nel quale ogni scherzo è permesso. Così il noto quotidiano spagnolo ha pensato di pubblicare questa falsa notizia provando a renderla  verosimile. La secca smentita della FIFA ha fugato ogni possibile dubbio sulla sua fondatezza.
news letta su tgcom


dal sito di Marca
 

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A chi mi  chiede cosa ricordo rispondo "poco o nulla". Se poi mi soffermo su quella domanda, se me la ripeto lentamente mentre sono sola nella mia stanza o in strada intenta a camminare mi rendo conto di aver detto una bugia. Involontaria, però una bugia. Ricordo i passi. Decisi, costanti, quasi gridati in faccia a chi non voleva ascoltare. Mia madre mi ha poi spiegato che abitavamo di fronte a una piazza dove il sabato si svolgevano le esercitazioni militari. Forse è per questo che conservo quel ricordo. Mi ha perseguitato per anni, sempre più forte lo sentivo rimbalzare in testa mentre dormivo fino a che diventava impossibile anche solo chiudere gli occhi.

martedì 26 dicembre 2006

Cina: diritti umani, riflessioni e autocritica

Post pubblicato il 24 dicembre 2006


"Ho ricevuto queste foto via e-mail. Sono terribili, le pubblico perchè penso non sia giusto chiudere gli occhi."


Ho ricevuto l'e-mail la vigilia di Natale, nel testo venivano fornite informazioni riguardo il controllo delle nascite in Cina, erano  mostrate le fotografie  di una neonata abbandonata sul ciglio do  una strada. Si puntava l'attenzione sull'indifferenza dei passati che non la soccorrevano. Sono immagini che mi hanno impressionato molto. A  Natale, pensare  che un bambino possa essere trattato così è ancora più atroce. Così ho pensate di pubblicarle, di non chiudere gli occhi di fronte a quell'orrore. Non ho controllato la fonte, ho sbagliato. Quando ho letto questa sera il commento di Guizzo che mi chiedeva se avevo controllato, ho fatto delle ricerche ma non sono riuscita a risalire alla fonte della notizia e delle immagini. Così ho deciso di togliere il file dal blog.


Il tema dei diritti umani è importantissimo, mi rendo però conto che è importante andare oltre l'impatto emozionale e basarsi su dati, fonti affidabili anche per non rischiare di creare confusione.   Per questa ragione ho fatto ulteriori ricerche e ho letto il rapporto annuale di Amnesty International  sezione italiana, riguardo la Cina
   Cliccate qui  se volete  leggerlo anche voi. Riporto la  parte  riguardante la violenza sulle donne:


"Molte donne hanno continuato a essere sottoposte ad aborti e sterilizzazioni forzate da parte delle autorità locali nel tentativo di applicare la rigida politica di pianificazione familiare, sebbene tali pratiche siano vietate per legge.
Il divieto di identificare il sesso del feto è apparso non raggiungere i risultati auspicati per diminuire il divario del rapporto tra maschi e femmine. Sono pervenute continue segnalazioni di casi di tratta di donne e minorenni, specialmente femmine.
Alcune province hanno adottato normative per la prevenzione della violenza domestica; stando alle fonti però, gli episodi di violenza contro le donne nell’ambito domestico sono rimasti frequenti.
Le donne in detenzione sono rimaste a rischio di abuso sessuale e altre forme di tortura e maltrattamenti.
Ad agosto, le autorità hanno introdotto modifiche alla legge sulla protezione dei diritti delle donne per proibire espressamente le molestie a sfondo sessuale contro le donne e per incrementare i diritti delle donne di sporgere querela.


*A settembre, Chen Guangcheng, avvocato autodidatta e non vedente, è stato oggetto di vessazioni, picchiato e detenuto arbitrariamente nella sua abitazione dopo che aveva tentato di denunciare le autorità locali della città di Linyi, provincia di Shandong, per aver eseguito sterilizzazioni e aborti forzati nel contesto della pianificazione familiare. A fine anno si trovava ancora in stato di detenzione."

Se non ora, quando?

Sono 2.975 i militari americani morti in Irak.  2.975 persone. 2.975 famiglie che piangono i loro morti.  L'Associated Press ne ha tenuto il conto,dando la notizia che il loro  numero ha superato quello delle vittime dell'attentato alle Torri Gemelle (2.973). L'11 settembre 2001 è una data simbolo entrata nella vita di ognuno. Anche questa notizia assume un significato, questo "sorpasso" fa riflettere. Se ci si ferma a pensare a questo numero fatto di persone, un piccolo paese, spazzato via in  quasi 5 anni di conflitto affiorano interrogativi a cui è difficile dare delle risposte condivise. E' servita questa guerra? Possiamo dire che i cittadini iracheni stiano meglio rispetto a 5 anni fa? Il mondo è più sicuro? Domande certo, quelle non mancano mai. Manca forse il tempo. Il tempo di riflettere sulle conseguenze di una decisione. Il tempo di ascoltare la storia di queste persone, di osservare i loro visi. Giovani  alcuni convinti altri solo costretti, dalla povertà, a scegliere la carriera militare. Tanti sono stati i civili iracheni morti (40 ieri a Baghdad in 4 attentati), i bambini. Sono tante le vite spezzate e tanta è la voglia di una normalità che in Irak si fatica ancora a trovare.


Così la speranza è che si provi seriamente a porre fine al conflitto, a fermare la guerra civile che si è scatenata nel paese.Se non ora, quando  si porranno  le basi per la pace?  Se non ora, quando si scriverà la parola fine per questo conflitto?


Se non ora, quando? è il titolo di un romanzo di Primo Levi. E' una frase piena di  significati. Mi trasmette la necessità di fare qualcosa, l'importanza di non rimandare, l'apertura rispetto a un futuro da costruire e che dipende anche da noi.

domenica 24 dicembre 2006

We wish you a Merry Christmas



We wish you a Merry Christmas,
We wish you a Merry Christmas,
We wish you a Merry Christmas, And a Happy New Year!

We wish you a Merry Christmas,

We wish you a Merry Christmas,
We wish you a Merry Christmas, And a Happy New Year!
Good tidings to you, wherever you are;

Good tidings for Christmas, And a Happy New Year!

We wish you a Merry Christmas,
We wish you a Merry Christmas,

We wish you a Merry Christmas, And a Happy New Year!

sabato 23 dicembre 2006

Buon Natale!

Che sia felice,
che sia sereno,
Che il vostro Natale sia  un  giorno  speciale e voi  lo possiate per sempre ricordare.
Questo è il mio augurio: Buon Natale!
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Chiesa di San Peyre di Stroppo, una delle più antiche della Valle Maira. Per ora chiusa. Spero che la riaprano presto.

venerdì 22 dicembre 2006

Casagirasoleprintc10288290 Pubblico ciò che mi ha lasciato Orbita in un commento. Mi piace!


Bella, in un gesto,

che parve nell'ombre
il girasole,
che non si confonde.
   

giovedì 21 dicembre 2006

Picasso e..

Son  giorni un pò frenetici, vissuti con la sensazione di essere perennemente in ritardo,  l'espressione  incerta  tra "Ho  dimenticato qualcosa? "  e  " Cosa devo fare adesso?"  Visitare una mostra, in questo periodo, diventa un'esperienza "diversa". Palazzo Bricherasio si trova poco prima di8326_klee_93_sito
Piazza San Carlo. Entrare è come vivere un'altra dimensione. Forte è il contrasto tra il vociare della strada, la danza dei  pacchetti e l'atmosfera che si vive all'interno. Tutto sembra essere slow, lento, rilassato. Come se il tempo non fosse un vincolo a cui doversi assoggettare. Purtroppo io di quel vincolo ho dovuto tenere conto. Avevo 30 minuti di tempo e tante opere da vedere prima di fiondarmi a prendere il treno.


Tra Picasso e Dubuffet. I maestri del '900 nella  collezione nella collezione Jean e Suzanne Plaque  In mostra fino al 21 gennaio quadri di Picasso, Monet, Cezanne, Gaugain, Van Gogh  (un boquet di fiori, dipinto nell'estate del 1886, periodo parigino) e tanti altri artisti più o meno conosciuti. Merita di essere visitata, è interessante e ben studiata. Plaque ha raccolto nel corso degli anni una serie di opere, in particolare, di pittori della prima metà del '900.  4919_picasso_110_sito
Afferma di aver amato più i quadri della vita. E' diventato amico di Picasso, ha girato l'Europa alla ricerche di dipinti che rivelano il suo speciale rapporto con l'arte fatto di dedizione e  passione. Ha trascorso gli ultimi anni della sua vita dipingendo, dando vita a immagini che rivelano l'ispirazione agli artisti che ha amato.



Sono immagini belle, particolari.  Mi piace  cogliere queste opportunità. Mi faccio guidare dalla curiosità, dalla voglia di scoprire lì dove le mie conoscenze sono minori. Guardo questo o quel dipinto in cerca di un significato, apprezzo la scelta di un colore a dispetto di un altro e mi sento bene, realizzata. Come se mi facessi un regalo ogni volta che punto gli occhi su un immagine. Sono mondi diversi, stili diversi eppure a guardar bene si trovano dei collegamenti, dei legami come se fossero tutti parti  di un puzzle di cui in fondo, facciamo parte anche noi.   


Foto tratte dal sito:    


http://www.palazzobricherasio.it/


1° foto Paul Klee
Sans titre, ii8, 1919
acquerello su carta


2° foto Pablo Picasso
Arlequin, 1917
olio su pannello di legno

mercoledì 20 dicembre 2006

Tempi duri per il Natale...

... e per chi lo rappresenImages_9ta
Un  Babbo Natale che lavora in un centro commerciale a Glasgow, ha dovuto abbandonare il tradizionale berretto bianco e rosso per un più consono elmetto da muratore. Solo così ha potuto fronteggiare l'attacco di una banda di ragazzini armati di biscotti e dolcetti. Si divertivano a giocare  al tiro al bersaglio con la sua testa. Povero Babbo. Niente foto ricordo, bambini da far sedere sulle ginocchia, desideri da esaudire e se anche le maestre ne distruggono il mito  i rischi aumentano. Lo stesso Babbo Natale erano stato accusato l'anno scorso, dai bambini della zona di essere un "falso e un truffatore". La forma si è però salvata, sul cappello i datori di lavoro gli hanno fatto mettere un paio di corna di alce così da restare in tema natalizio. Soluzione alternativa  protezione-express dallo spot " le  renne ti allungano la vita".  :-)

martedì 19 dicembre 2006

Bologna - Juventus 0-1

Non si può gioire questa sera.  Al Dall'Ara i giocatori bianconeri sono  scesi in campo  indossando  una F_bolognajuventus_0122402017a848f9025946
maglietta  bianca con  sopra i nomi  di Alessio e  Riccardo.  In quel minuto di silenzio gli occhi erano lucidi e il pensiero lontano. Andava ai due ragazzi della Berretti morti venerdì scorso. Buffon e Del Piero hanno posato un mazzo di fiori sotto la curva bianconera per rendere loro omaggio. Il pubblico presente nello stadio si è alzato in piedi per applaudire. Poi è iniziata la partita. Difficile, combattuta tra due squadre in forma. Occasioni da ambo le parti e un risultato che non si sblocca. Nel secondo tempo al '73 la Juve passa in vantaggio con Zalayeta  che fa  questa dedica “Era un match particolare e, sebbene mi renda conto che sia ben poca cosa, dedico la vittoria ad Alessio e Riccardo ed alle loro famiglie”. La partita si chiude. la Juve torna in vetta alla classifica con una partita da recuperare.  ci sono state  critiche  per alcune decisioni arbitrali.


Si terranno oggi a Torino i funerali di Alessio Ferramosca e Riccardo Neri. Non trovo le parole per esprimere quanto mi dispiace


Foto tratta dal sito www.juventus.com

Tom e Jerry sono orfani

E' morto Joseph Barbera, aveva 95 anni.  Insiema a  Bill Hanna, scomparso 5 anni fa, ha dato vita a un Tom_e_jerry_07
sodalizio leggendario che ha innovato il mondo dei cartoons con la creazione di personaggi conosciuti e amati in tutto il mondo. Giusto per citarne qualcuno: I Flistones, I Jetsons, Braccobaldo, Top Cat, Scooby-Doo.  Un  pezzo  della mia infanzia, il più spensierato trascorso leggendo  il Giornalino e guardando i cartoni animati. Bedrock era un pò una seconda casa.

lunedì 18 dicembre 2006

-26

Domani sarà un giorno importante per questo blog. Di qui passerà il visitatore n. 10.000. Photo0459_1Un piccolo traguardo che voglio in qualche modo ricordare. Quindi ecco il perchè di questo post.  Ringrazio La Stampa che mi ha dato questo spazio. Ringrazio le persone che dal 17 maggio 2006 ad oggi  hanno visitato il blog e hanno lasciato i loro commenti, i loro pensieri. Grazie!! Ora inizia la caccia,  mi piacerebbe sapere chi sarà domani a varcare la soglia per la 10.000 volta. Un tuo  commento, un segno del tuo passaggio saranno cosa gradita  :-)


                          Pinky

domenica 17 dicembre 2006

il potere di una telefonata

In uno spot qualche anno fa si proponeva il rassicurante messaggio "una telefonata allunga la vita".


Il tempo passa e la tecnologia avanza. Forse non c'è più tempo per   il   rispetto   delle   persone.   Il tempo per indorare una notizia troppo amara da sopportare a pochi giorni da Natale. Fatto  sta   che   gli amministratori della Kpmf chiamata a gestire  gli studi fotografici Olan Mills Photography che versano in una difficile situazione ha pensato a un modo particolarmente "originale" e efficiente per comunicare a mille persone che erano state licenziate. Una lettera recapita a ogni lavoratore con l'indicazione di chiamare un numero di telefono. Poi quando il numero è composto giunge l'impersonale e fredda comunicazione registrata.  Si apprende  di  essere  stati licenziati e di aver 30 minuti per portare via le proprie cose. Sgomento e disperazione toccano queste persone.  La notizia viene data dal tabloid inglese Daily Mirror.  Vi sono problemi anche per molti clienti che  rischiano di non ricevere le loro foto.  Sono piovute critiche riguardo come è stato comunicato il licenziamento, la scarsa considerazione avuta per quelle persone. Gli amministratori hanno affermato che questo era il metodo più semplice e veloce e intanto cercano di capire se si riuscirà a onorare stipendi e impegni di lavoro. Mi sembra alienante.

sabato 16 dicembre 2006

Una risposta difficile

C'è chi in questi giorni ha contestato il diritto di voto dei senatori a vita definendo la loro nomina non espressione della volontà popolare. I senatori a vita sono ex Presidenti della Repubblica e personaggi che hanno dato lustro al paese quale per esempio Rita Levi Montalcini. Ci si può chiedere chi tra i parlamentari, in questa legistatura, sia stato eletto direttamente dai cittadini. E' difficile dare una risposta. Con la riforma della legge elettorale è stata tolta ai cittadini la possibilità di votare una persona. Si vota il partito, in base alla lista che questi ha preparato vengono "eletti" deputati e senatori.

Riccardo Neri e Alessio Ferramosca sono morti ieri sera, avevano diciassette anni.  Mi dispiace  di cuore.

giovedì 14 dicembre 2006

Belgio e secessione.Non c'è fumo senza arrosto però..

"Re Alberto II in fuga dal Paese insieme alla regina Paola dopo la dichiarazione di indipendenza delle Fiandre". Così si è aperto il comunicato trasmesso dalla rete pubblica belga RTBF, in lingua francese.
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I telespettatori   incerti   tra   sconcerto  e   preoccupazione   hanno   preso   d'assalto  il   centralino dell'emittente chiedendo spiegazioni.  Per rendere il tutto  più credibile durante la trasmissione sono stati proposti gli interventi di politici che si esprimevano pro o contro la dichiarazione unilaterale  di indipendenza  del parlamento fiammingo. Venivano fatti vedere tram che si bloccavano in prossimità dei nuovi confini. Si prefigurava il caos.


Solo dopo 30 minuti di trasmissione   è  stata inserita una scritta  con  la quale  si comunicava   che  ciò  a cui si  stava assistendo  era  una fiction, uno scherzo insomma. O meglio, il portavoce spiega che l'obiettivo dell'emittente  era  "porre sulla piazza pubblica un dibattito che appassiona tutti i belgi", il direttore dell'informazione  afferma che le reazioni della gente felice o triste, delusa o preoccupata testimoniano quanto sia  di attualità questo dibattito su   una   questione  che  condizionerà  il  destino  del  paese. I  politici  hanno  condannato l'iniziativa. Il ministro francofono dei media, ha definito scandalosa la trasmissione e convocato i vertici. Il portavoce del premier fiammingo ha affermato che il compito di radio e televisione è informare correttamente il pubblico senza creare confusione.   


Nell'era di internet, una notizia può essere verificata in tempo reale eppure la gente ci ha creduto. C'è  cascata  con  tutte  le  scarpe,  come si suol dire. Ciò è avvenuto perchè la notizia pur non essendo vera era verosimile. Da tempo si discute riguardo il  futuro del Belgio. Le Fiandre sono diventati la parte ricca del paese, alcuni iniziano a lamentarsi della situazione, si sentono sfruttati. Un governo federale sempre più debole fa il resto.


La Guerra dei Mondi.   Il programma voleva ispirarsi a La Guerra dei Mondi, il  celebre adattamento Guerradeimondi radiofonico proposto da Orson Welles nel 1938. Il regista ne fece una radiocranaca. Narrando l'invasione dei marziani scolvolse il paese. Circa 1.700.000 ascoltatori  credettero di ascoltare una notizia reale.  Si riversarono  nelle strade,  presero la macchina, alcuni si suicidarono. Divertente il caso di un ascoltatore che spese i suoi unici dieci dollari per acquistare un biglietto del treno. Quando si seppe che era tutta una finzione.  Scrisse  una lettera con la quale chiedeva il rimborso dei 10 dollari che gli dovevano servire per comprarsi un paio di scarpe.  L'idea non è paragonabile a quella adottata in Belgio. Welles trasmise questo programma in un orario nel quale veniva trasmesso abitualmente il riadattamento di romanzi. Più volte durante la narrazione si interruppe per dire che era una finzione. "Arrivano i marziani" fu una prova importante del potere dei media.


L'idea belga secondo me è censurabile.  Se da un lato è interessante studiare le reazioni del pubblico di fronte a una notizia del genere dall'altro lato non si può non tenere conto che è una mancanza di rispetto proporre come notizia una fiction. Viene trasmessa  durante un telegiornale nel quale dovrebbe essere garantita la veridicità e la serietà di quanto viene detto. Si dovrebbe fornire informazione, In questo caso ciò non avviene perchè si dà  più importanza al sensazionalismo.   L'importane sembra essere stupire. Non si valutano le conseguenze del gesto. Ciò denota un forte senso di irresponsabilità da parte di giornalisti che mettono a serio rischio la loro credibilità.

Stille Nacht

Le maestre di  un asilo di Bolzano, nei giorni scorsi,  hanno deciso di  apportare un cambiamento  Ico_canti
alla recita natalizia togliendo i canti che facevano riferimento a Gesù Bambino. La decisione è stata motivata con la volontà di rispettare  le altre religioni e tenere conto della presenza di sempre più allievi stranieri all'interno della scuola. I genitori hanno protestato, si è scatenato un accesso dibattito, la decisione è stata da più parti oggetto di critiche.


Il direttore ha quindi deciso di ripristinare la tradizione dei canti natalizi, i bambini potranno cantare Stille Nacht.  Dal tgcom Titan Miftin, albanese di nascita ed ex presidente della Cosulta stranieri di Bolzano, ora cittadino italiano e mediatore culturale nelle scuole: si  è così  espresso  "Tra i bambini - ha spiegato Titan, che da 10 anni ormai opera a contatto con gli straieri nelle scuole - il razzismo non esiste e non ho mai sentito nessuno di loro chiedere che si tolga il crocifisso da un'aula oppure che non si canti di Gesù Bambino. Anche dal canto, infatti, può venire la reciproca conoscenza e anche dal canto si può aprire una strada per conoscere le gente con la quale si vive".

martedì 12 dicembre 2006

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"Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo"

    Primo Levi





Se questo è un uomo


“Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:


Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango

Che non conosce pace

Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.   

Considerate se questa è una donna,   

Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d’inverno.


Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli. 


O vi si sfaccia la casa,   

La malattia vi impedisca, 

I vostri nati torcano il viso da voi.”


(Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino, 1976, p.1)

lunedì 11 dicembre 2006

Babbo Natale

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Può rimanere impunito chi distrugge la magia, l'innocenza, quella voglia di credere in  Babbo Natale che accompagna i bambini?  Che fa sembrare più bello il Natale?   Forse no.  Almeno non in una scuola inglese dove un'insegnate supplente è stata allontanata per aver detto in classe, ai suoi allievi, che Babbo Natale non esiste e di chiedere di questo conferma ai genitori.  I bambini, tra i nove e i dieci anni,  l'hanno fatto. I genitori sono partiti all'attacco chiedendo alla Preside di prendere un provvedimento contro quella donna che ha spezzato "'l'incantesimo natalizio".  Lamentano le conseguenze per i figli, sconvolti dalla notizia, e l'inopportunità dell'intervento della maestra "Non tocca agli insegnanti dire quelle cose".


Così la frase incriminata:  "Tutti voi siete abbastanza grandi da sapere che Babbo Natale non esiste. Chiedetelo ai genitori e vi diranno che non esiste" è costata il posto all'inegnante  e ha spezzato il sogno, di chi a Babbo Natale ancora ci credeva. Certo prima o poi bisogna crescere ma la magia dell'infanzia si abbandona malvolentieri e sentire parlare in modo così razionale di quel vecchietto che con le renne gira il mondo sulla slitta, appare  un pò inopportuno, indelicato. Tanto si cresce lo stesso e lo si può fare non accantonando del tutto la fantasia. Al contempo è triste pensare a una donna licenziata per una frase pronunciata con scarsa sensibilità. Insomma in questa storia non ha da gioire nessuno  e  lo spirito natalizio si perde  nei meandri  delle discussioni su chi  ha torto e chi ha ragione. Intanto  una donna, disoccupata non vivrà, penso,  un bel Natale. Auguri!

Il Diavolo veste Prada

Forse sono in un momento critico ma mi ha deluso. Sarà stato per le recensioni che avevo letto, per la trama che mi sembrava accattivante. Pensavo a un film più serrato, divertente, meno buonista. Meryl  Ildiavolo_vesteprada
Streep alias Miranda  è perfetta nel ruolo, in grado di rendere le emozioni anche solo con uno sguardo. Fredda,  calcolatrice,  stakanovista in fondo una donna sola contro tutti, che ha nelle figlie l'unico rifugio. Andrea (Anne Hatawhay) è una giovane idealista. Vuole scrivere.  Pensa che  possa esserle utile lavorare come assistente  di Miranda Priestly, la direttrice della prestigiosa rivista femminile "Runaway".  Andrea è il classico pesce fuor d'acqua. Non ha l'abbigliamento giusto, non sembra la tipa giusta per quell'incarico che l'assorbe senza lasciar spazio alla vita privata. All'inizia scherza riguardo gli strani personaggi che incontra, poi si adegua. Agli orari impossibili, all'essere sempre in tiro. Competitiva, sveglia, brillante insomma quasi perfetta. Miranda  la ammira e   lo dimostra, a suo modo. I suoi complimenti risvegliano in Andrea degli interrogativi. Da lì parte Andrea per pensare alla sua vita, a cosa vuole veramente. Così arrivano le risposte. Un pò scontate, un pò perbeniste. Nulla di appassionante se non i vestiti, meravigliosi e l'interpretazione della Streep.

sabato 9 dicembre 2006

Pegno d'amore, postumo.

Il sergente, Eugeni Rindich era in missione in Irak. Circa un mese fa chiede, per telefono, alla fidanzanzata di sposarlo. Lei accetta. Lui ordina on-line l'anello di fidanzamento. Passano i giorni e l'anello viene  recapitato alla ragazza che abita a New York. Poche ore prima era stata informata che il suo promesso sposo è morto in combattimento. Era la seconda missione per Eugeni Rindich che aveva chiesto di tornare in Irak per non lasciare soli i suoi compagni.

Juventus-Verona 1-0

Camoranesi'9 st Camoranesi  servito da Palladino, Colpo di testa: Goal!
Delpiero


Bentornato!!

giovedì 7 dicembre 2006

Quanto costa la normalità?

Che cosa è la normalità? Cosa serve per ricrerla, per favorirla? Sono domande a cui non si può rispondere in termini assoluti.


I Buddha di Bamiyan sono due enormi statue scolpite  nelle pareti di roccia del Bamiyan in
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Afghanistan, vennero  realizzate più di 1.500 anni fa. Nel marzo 2001 i talebani deliberarono la loro distruzione definendole statue idolatre, furono demolite a colpi di dinamite e cannoni. Pur essendo completamente distrutte sono ancora riconoscibili profili e fattezze.


In questi giorni si sta discutendo sulla possibilità di ricostruirle. Il governatore della provincia di Bamyan ritiene indispensabile procedere alla ricostruzione ritendolo un segnale di normalità utile a testimoniare che nel luogo è tornata la libertà.


La ricostruzione costerebbe 50 milioni di dollari,le statue smetterebbero di essere patrimonio dell'umanità non essendo solo oggetto di opere di conservazione. La cifra è molto alta, alcuni la ritengono  una scelta inopportuna in un paese nel quale la  popolazione spesso deve rinunciare a elettricità e acqua ed è ancora impegnato nel ricostruire gli equilibri necessari a consentire una vita più serana. Una vita  nella quale gli attentati e la violenza non siano atti di scomoda normalità

mercoledì 6 dicembre 2006

L'anello forte

Autore:  Nuto Revelli
Anno di pubblicazione: 1985
Casa Editrice: Einaudi


L’autore, nell’introduzione, spiega le motivazioni che lo hanno spinto a realizzare questo libro, il metodo utilizzato, gli aspetti che ritiene rilevanti. Racconta  di aver per diversi anni “rincorso” il tema della guerra. Molti elementi del vivere quotidiano gli facevano ricordare il periodo in cui era alpino in Russia. Nuto Revelli ritiene importante l’esperienza vissuta quando ha scritto L’ultimo fronte che gli ha consentito di  guardare alla guerra come a una pagina del passato. Negli anni sessanta è impegnato a realizzare quel libro, viaggia attraverso la  provincia di Cuneo per raccogliere materiale. Sono anni di grande cambiamento. La provincia “Granda” è investita dal “miracolo economico”. Nascono nuove imprese grandi come la Michelin, la Ferrero, e tante altre di piccole e medie dimensioni. Le città sono preda di una crescita  urbanistica disordinata, frettolosa. Aumenta il divario tra “l’agricoltura quasi ricca o  ricca” della pianura e quella più povera di collina e montagna.
La fabbrica sembra la soluzione giusta per giovani che lasciano sempre più frequentemente  collina e montagna. Questo «esodo» è accolto favorevolmente dai politici.  Lo scrittore è critico nell’osservare che è favorita la creazione di nuove industrie «come se ogni paese della pianura dovesse avere la sua fabbrica». Ciò che l’autore condanna maggiormente è l’arroganza del potere economico, l’incapacità di pensare a un mondo senza vinti ne vincitori. I paesi punti di partenza dell’esodo rimangono stravolti e abbandonati. Negli anni  settanta le differenze si sono acuite, Revelli continua a girare la provincia in cerca di una società che sta scomparendo. Pur non mitizzando la società contadina lo scrittore guarda con paura a «l’industria che aveva stravinto», la mancanza di equilibrio tra agricoltura e industria, il perdurare di una società di vinti e vincitori. Il fiume Bormida con i suoi miasmi inquinanti è un chiaro simbolo della situazione.
La gente di campagna più povera è anche la più ospitale e disponibile. Le donne si rivelano essere le interlocutrici più preziose avendo conservato le lettere dei dispersi in guerra, le loro fotografie.
La donna incontrata da Revelli è spesso defilata rispetto all’uomo a cui spetta la parola. Ascolta intervenendo raramente, naturalmente esclusa quando si parla di guerra. Lo scrittore lamenta il fatto di non essere riuscito ad avere una testimonianza completa di una donna se non quando è vedova.
Da lì gli viene l’idea di  un libro incentrato sulla figura femminile.  Mentre sta finendo di realizzare Il mondo dei vinti già raccoglie le  loro testimonianze. L’autore  si interessa anche al fenomeno dei «matrimoni misti». Inizialmente pensava di incentrare il libro sulla testimonianza delle donne meridionali che si sono sposate con piemontesi e trasferite al nord.



Questo lavoro di ricerca, di raccolta delle testimonianze si basa sulla fiducia, richiede tempo. E’ necessario conoscere l’ambiente nel quale si va a operare, procedere con rispetto nell’approfondire i temi della società contadina. Revelli si pone l’obiettivo che definisce ambizioso di «dare una voce alla donna della campagna povera e meno povera perché finalmente scriva la sua storia». Ristabilisce i contatti con i vecchi «mediatori»  e in particolare le «mediatrici». Usa, durante le interviste, un magnetofono semiprofessionale, posto sulla tavola,  visibile in modo che la persona sappia che la testimonianza è registrata. Lo scrittore spiega brevemente gli obiettivi che intende raggiungere con la ricerca. Chiede, se possibile, di rispettare l’ordine cronologico. Poi parte la testimonianza.  Solo riascoltando quanto registrato  si rende conto se la testimonianza è utile o meno ai fini del suo lavoro.
Nuto Revelli ha raccolto duecentosessanta testimonianze, sessanta di donne  meridionali emigrate in Piemonte nell’ambito del fenomeno dei  matrimoni misti. Più di due terzi delle testimonianze pur essendo valide, non sono state inserite nel libro. Questa selezione è stata difficile per lo scrittore.   
Le testimonianze durano in media quattro ore. Sono trascritte e sintetizzate.
I racconti sono suddivisi geograficamente, in base al territorio nel quale le protagoniste hanno vissuto: pianura, collina, montagna, Langhe. E’ adottata un’ulteriore suddivisione di carattere cronologico, le testimonianze sono inserite dando la precedenza alle testimoni più anziane per giungere a quelle più giovani. Questo metodo consente al lettore di rendersi conto dei cambiamenti che ci sono stati in un territorio visto in epoche diverse, in un percorso evolutivo.
Revelli tratta gli aspetti che più lo hanno colpito, tiene a precisare, nella  parte che riguarda la pianura di essersi interessato ai contadini, non agli imprenditori agricoli e di essere attento al problema dei giovani. Spesso chiedere a uno dei testimoni quanti sono i giovani che si dedicano ancora all’agricoltura riserva sorprese. La prima risposta è che sono ancora numerosi. Poi nominandoli ci si rende conto che diversi hanno superato i quarant’anni, alcuni svolgono anche un secondo lavoro. Il numero di giovani dediti solo all’agricoltura diventa quasi uguale a zero. 
Riguardo le  testimoni citate indica le generalità, l’anno di nascita e i mediatori che lo hanno messo in contatto con la persona.
Viene raccolta la testimonianza di donne che hanno ancora la faticosa esperienze della migrazione e della filanda.
Franca Tonello e la coppia Bottasso sono giovani che hanno deciso di dedicarsi all’agricoltura. Con sacrificio si stanno costruendo il loro futuro nel rispetto dei valori contadini.
Il colloquio con una coppia che  Revelli  definisce “affittavoli privilegiati” diventa spunto per alcune riflessioni. Si lamentano per le spese sostenute nel dotarsi di macchinari, il duro lavoro. Sono pentiti di non aver acquistato altra terra quando costava meno. Hanno tre figli. I primi due hanno scelto altri mestieri. Il più giovane deve fare il servizio militare e poi deciderà cosa fare del suo futuro. Mario, così si chiama entra in casa quando è presente lo scrittore. E’ un ragazzo con l’espressione imbronciata. La vita di campagna lo costringe a lavorare quando gli amici si divertono. Anche dopo essersi lavato Mario sa che andando in discoteca verrà snobbato dalle ragazze perché e contadino. Questo lo spinge a pensare di dedicarsi a un alto mestiere.
Laura,  racconta che con il marito, ha ristrutturato e messo a norma la stalla. Sono però mancati i soldi per rimettere a nuovo la casa. Pur volendo affittare altra terra, non trovano persone disposte a cederla. Un giovane che vuole dedicarsi all’agricoltura, dice, deve affrontare tante difficoltà. Quando affitta la terra rischia di doverla perdere dopo poco tempo.  Laura parla dei sacrifici fatti, esprime la speranza che i figli non si dedichino alla vita di campagna.  La moglie di un contadino non ha tempo per sé.
La ricchezza non si improvvisa è il frutto del sacrificio di alcune generazioni. Certe volte i soldi non sono garanzia di felicità. Due fratelli e una sorella  sono protagonisti di una storia triste, non sposati vivono come baraccati, unico segnale di modernità un televisore. Hanno trentotto giornate di terra, sanno che valgono molto eppure la loro è una vita senza sbocco, senza futuro.
La «roba» è in grado di creare screzi e litigi. Una coppia si rivolge a Nuto Revelli per consigli su come interdire il figlio, la persona che più aveva aiutato i genitori. Il ragazzo  non voleva dividere la terra con i suoi fratelli e giunge al punto di ferire il padre. Poi scappa con i «capelloni». La madre li definisce plandraia. Vorrebbe farlo rinchiudere in manicomio. Una donna afferma  lavorare in fabbrica è una necessità. che consente un miglioramento della vita. Il contadino-operaio può dotarsi di attrezzature moderne, acquistare nuovi animali. Gli aiuti statali spesso vengono dati a chi non ne ha bisogno. Vivere in pianura è difficile «ma a vivere in montagna c’è da piangere». Le persone che hanno venduto i loro possedimenti montani e si sono trasferite in pianura non trovano terra da affittare o acquistare. La fabbrica «spreme» il lavoratore e dà insoddisfazione ma come fare a vivere solo come contadini? La passione non basta, i figli vengono spinti a imparare un altro mestiere. La società si sviluppa in un'altra direzione, privilegiando altre conoscenze rispetto al sapere della gente di campagna. Il contadino più giovane, della zona, ha quarantacinque anni. I due coniugi lamentano che la fatica spesso non viene ricompensata adeguatamente e leggi sbagliate  non contribuiscono a migliorare la situazione.
Le persone emigrano anche  dai paesini di collina e  si trasferiscono nei paesi di fondovalle che diventano cittadine. Un modo per recuperare la collina è la costruzione di seconde case ma «lungo la fascia della collina pedemontana, dove si spegne l’agricoltura si spegne la vita e si estende il deserto».
Il sindaco di Rittana, Adriano Perona descrive la situazione basandosi su cifre che danno la dimensione del fenomeno spopolamento. Nel 1900 Rittana aveva milletrecento abitanti diventati nel 1982 duecentocinquantatre. L’agricoltura si va perdendo, l’ottanta per cento dei terreni è incolto. Aumentano i proprietari di seconde case. Il sindaco ne fa un ritratto poco positivo. Persone che «recintano subito». Sono esigenti, rischiano di far sentire estranei gli stessi abitanti di Rittana.  Perona confida nella costruzione di una «fabbrichetta» come rimedio, per fermare almeno in parte lo spopolamento . Il cambiamento maggiore si è verificato a partire dagli anni ’50. Sono diminuiti gli scolari, sono state chiuse  osterie e negozi. Il sindaco è costretto a saper fare tutti i mestieri. All’occorrenza diventa becchino. E’ difficile coinvolgere la gente in iniziative. Quando ciò succede come nel caso della festa al  Chiöt Rosa, la festa diventa un’occasione di riflessione e di speranza.
Dalmasin fa da mediatore a Revelli nella zona tra Roccasparvera e Caraglio. Lo aiuta a meglio comprendere “il linguaggio cifrato” a cui ricorrono le persone. Un linguaggio fatto di gesti e espressioni.
Il momento della raccolta della testimonianza diventa quasi una riunione di famiglia, i parenti rinunciano perfino a «Portobello» pur di essere presenti. Ci si raccoglie in cucina e in sala. Le paste, il vino devono fare il loro ingresso al momento giusto. Il momento del vino, orgoglio delle persone che lo hanno prodotto, è visto con timore da Revelli, astemio.
Anna Giordano, nata nel 1909,  viene intervistata quando è presente anche la figlia. Dice che è disposta a firmare riguardo quanto racconta essendo «cose vere, che è bene che si sappiano» . La figlia Rosalba afferma che non avrebbe sposato un contadino riferendosi alla troppa fatica da fare e i troppi figli da allevare. Il marito è operaio alla Michelin.
L’incontro con Margherita Sordello diventa un’occasione per fare un confronto tra generazioni. La signora Sordello lamenta di essere nata troppo presto, nel  1921. E’ presente all’intervista una vicina di casa, Olga nata nel 1945 che interviene parlando di come le cose siano cambiate. Olga e la famiglia  non hanno più sofferto la fame anche se il lavoro continuava a essere pesante e la libertà per la donna poca. «Sembra anche a me di essere nata troppo presto, tanto la vita è cambiata e migliorata in questi ultimi anni. Perché oggi, a parte il benessere, la ragazza ha molta più libertà di quanta ne avessi io. D’altronde è anche giusto. Perché la ragazza deve essere prigioniera? La ragazza deve avere la libertà che ha l’uomo» .
Nuto Revelli afferma di avere conosciuto una trentina di desmentioure  ma di non aver mai potuto assistere al rito della smentia. Dalmasin gli parla di Maddalena Ristorno, Pineta, nata nel 1900. Una sera i due vanno da lei, abita in una piccola casa, sul tavolo campeggia una bottiglia di spumante. Revelli viene invitato a berlo seppur astemio, fa qualche domanda alla donna che risponde in maniera sbrigativa essendo interessata a fare la smentia. Ha avuto sei figli, li ha allevati, non hanno patito la fame. Giunge a trovarla uno dei figli con moglie  e nipoti. La nuora racconta di come una volta fosse scettica e si è dovuta ricredere rispetto a questa pratica. Un parroco aveva criticato la signora Ristorto e la madre riguardo la loro attività di desmentioure. Quando si è sentito male ha chiesto  che fosse praticata anche a lui. La  smentia è una pratica antica che serviva a far dimenticare il dolore, la sofferenza alla persona su cui veniva fatta. Ogni desmentioura era specializzata nell’affrontare certe malattie rispetto ad altre. La signora Ristorto mette  dell’acqua in un recipiente, la fa bollire, mette dei bocconi di pane e delle foglie di olivo benedetto. Recita delle preghiere nominando più volte il nome della persona oggetto della smentia. Rovescia il liquido in un piatto piano. Quando il liquido non fuoriesce, la smentia è riuscita.
Pinuccia di Tetto Sordello racconta a Revelli le favole di una volta. Quando lo scrittore va da lei nevica. La donna si dice dispiaciuta per il cortile piccolo, in discesa che costringe a fare più manovre con l’automobile. Afferma «Qui siamo dimenticati da tutti, Nusgnur bele si l’è gnin pasà» . Faticano a trovare una presa di corrente a cui attaccare il magnetofono infine l’attaccano sotto il  portico all’altezza della stalla.
Nella zona tra Caraglio e Monterosso, nella bassa Valle Grana sono raccolte testimonianze di persone che coltivano i piccoli frutti (lamponi, fragole).
Ida Grosso, intervistata con il marito Franco dice che nella zona vivono soprattutto piccoli proprietari. In buona parte hanno un secondo lavoro in fabbrica o come muratori. Franco precisa che un centinaio di persone circa lavora alla Michelin. Gente che era contadina e conserva il suo pezzetto di terra. Ida afferma che è difficile per un contadino sposarsi. Nel  1959, quando Ida si fidanza con Franco, era diffusa l’idea che fosse uno sbaglio sposare un contadino. Le amiche avevano cercato di dissuaderla. Certo, afferma Ida, si vive un po’ in isolamento in campagna. I contadini, secondo lei, non sono meno intelligenti degli  uomini di città però si sentono in soggezione a parlare con persone che hanno studiato.
Ida osserva che un tempo  la donna era costretta a sposarsi, l’alternativa era restare in casa da nubile, magna  che non aveva molta voce in capitolo riguardo le decisioni da prendere e si riduceva a essere quasi una serva. Ora invece si può decidere di non sposarsi e costruire una vita indipendente. La signora Grosso prosegue dicendo che la  moglie di un operaio-contadino vive faticosamente dovendo pensare anche alle coltivazioni. Coltivare e raccogliere costa sacrifici che spesso non vengono ricompensati. Quando si va a vendere i prodotti ai commercianti capita sovente di non ricavare abbastanza da recuperare le spese.
Le altre testimonianze narrano anch’esse di sacrifici, pochi agi e la difficoltà per i contadini di trovare moglie. Maria Rosa è una donna calabrese, si è  sposata con un piemontese. Vive in Valle Grana dal 1971. Non ha  televisione, automobile, lavatrice. Ha imparato il dialetto locale. Quando le viene chiesto se incontra le donne meridionali che si sono sposate nella zona, dice che prima deve pensare alla famiglia e al lavoro.
Anne Rodrincks, indiana, per una serie di coincidenze ha incontrato il marito e si è sposata a Bernezzo . Le piace la vita di campagna e la gente del posto. Vorrebbe viaggiare, non intende imparare il dialetto locale. Ritiene più importante imparare lingue che potrebbero servirle in futuro quale il francese.
La montagna
La montagna dei montanari sta scomparendo, non nascono più bambini nei paesi di montagna.
La valle Maira è la valle che più ha risentito dello spopolamento. E’ rimasta intatta. La strada «antica» da un lato l’ha difesa  e dall’altro ha dato meno possibilità ai suoi abitanti. Revelli racconta di conoscere bene questa zona. La rivede con gli occhi   di un tempo. Coltivata dove ora prevale la brughiera, abitata «dove si è spenta la vita».
Va alla borgata Preit di Canosio, è il periodo del fieno. Il carico è trasportato in slitta e poi a spalle nei lenzuoli dalla base di arrivo alla borgata. Alcuni albesi si sono trasferiti nella borgata per coltivare fragole. E’ un eccezione. La gente del posto si rifà alla tradizione, alleva animali.
Il Preit d’autunno ha un altro aspetto. Le seconde case sono chiuse così come le colonie estive. La gente teme l’inverno, le abbondanti nevicate. Una donna ha venduto le sue bestie per trasferirsi a Canosio. E’ ancora fresco il ricordo delle valanghe che l’inverno precedente avevano rischiato di colpire le case. Solo Tunin decide di restare. «Io resto a Preit, costi quel che costi, - mi dice. – Io la mia casa non l’abbandono. Lo vedi il cimitero? E’ li sotto, confina con il nostro cortile. Un salto e sono a posto. I funerali di oggi costano. Se viene la valanga per me è comodo. Una spesa di meno per la famiglia, un funerale veloce.» 
Tunin Pasero muore in inverno. E’ colpito da emorragia cerebrale.  Revelli quando era andato a trovarlo con Mario Rigoni Stern, li vede iniziare  un «dialogo serrato».  I due montanari fanno sentire Revelli quasi un escluso. In primavera al Preit è stato costruito un cantiere, un azienda mineraria è impegnata nella ricerca dell’uranio. Revelli lamenta lo spreco di denaro pubblico e lo scarso rispetto per le proprietà private. Afferma che Tunin si sarebbe ribellato non avrebbe acconsentito a che trivellassero i campi senza autorizzazione.
Un mattino la piazza del municipio di Stroppo appare a Revelli quasi deserta, nelle ore in cui rimane a osservarla. Nuto Revelli raccoglie la testimonianza di alcune  signore  della borgata Cucchiales. Un giorno gli capita di intervistarne cinque insieme. Si rivela essere un’esperienza positiva.
Caudano  è una borgata che si va spegnendo. Nel 1981 ci sono ancora due famiglie, sette  persone. Nel 1966 gli abitanti erano una ventina. Vincenzo Cucchietti racconta che la valle ha subito un primo spopolamento negli anni ’50 quando i giovani andavano a lavorare alla Fiat. Un secondo esodo si è verificato negli anni ’60 quando i giovani sono andati a lavorare alla Michelin. Ora solo la chiusura delle fabbriche o una guerra potrebbero far ripopolare le borgate. Il signor Cucchietti che si è trasferito in pianura denuncia un cambiamento di clima nella zona del Caudano. Non cresce più la frutta e ci sono stati avvistamenti di aquile.   
Martin del Torĉ  abitava al Caudano, era amico di Nuto Revelli. Quando lo scrittore andava a trovarlo, l’uomo metteva sette cucchiaini di zucchero nel caffè. Era un segno di ospitalità, amicizia e di rivincita nei confronti del suo passato. Martino Giordana muore in aprile nel 1981. Non era una persona che collaborava. Però era una presenza che infondeva sicurezza. Una volta pur essendo anziano era riuscito a far scappare i ladri facendosi vedere.
Le Langhe
Nuto Revelli definisce la zona delle Langhe una «provincia nella provincia» in grado di rinnovarsi salvando almeno in parte la sua identità. La bassa Langa vive un diffuso benessere. L’alta Langa pur essendo montagna vive una situazione migliore rispetto a quella delle vallate alpine. Li resiste la figura dell’operaio contadino e i «matrimoni misti» si contano a centinaia. Ad Alba dei trentunmila abitanti, seimila sono meridionali.
Miles  aiuta Revelli nella zona di Mombarcaro che diventa una delle sue basi di partenza. La signora Maddalena, nata nel 1899, fornisce un interessante testimonianza riguardo al parto vissuto quasi come una guerra. La signora, inizialmente silenziosa, fa temere a Revelli di non riuscire a realizzare l’intervista. Si sbaglia. Quando invita la testimone a parlare, la donna inizia il suo racconto fatto di fatica. Ha avuto quattro figli. Lavorava fino all’ultimo momento. Senza risparmiarsi. Due sono morti. Una bambina è stata rovinata durante il parto ed è vissuta fino a sedici anni. Il bambino è morto di enterite durante la guerra. La mortalità infantile era percepita quasi con distacco come una cosa naturale. La madre ricorda con affetto e accettazione i figli e la loro morte. In alcune famiglie era diffusa l’usanza, quando moriva un bambino, di dare a chi nasceva successivamente lo stesso nome.
Revelli si reca in una scuola della Langa. Dopo il dibattito chiede ai bambini presenti chi, tra loro, avesse una madre meridionale. Dovrebbero essere sei le mani alzate in realtà si alza solo la mano di una bambina. Discorso diverso quando si tratta di sapere chi guida il trattore in quel caso si levano una trentina di mani.
Il 1° dicembre 1980 la notizia del giorno è il terremoto in Irpinia. Nuto Revelli è a Mango. Ha modo di ascoltare in un bar critiche piuttosto pesanti riguardo i meridionali. Discorsi che si trasformano in risate. Revelli li critica aspramente e pone in luce un signore anziano che rimane estraneo al «branco».
Nuto Revelli dedica spazio al racconto della storia di Angiulina di bindei . E’ un personaggio che lo affascina. Vissuta al di fuori della sua epoca, indicata come diversa e per questo giudicata e criticata.  Viene descritta come una persona trascurata nel vestire. Da alcune donne era indicata come una Masca, un Mascone. Questo giudizio era spiegato da una signora, definita da Revelli bigotta e settaria, facendo riferimento al fatto che portava cibo e da bere, nel cimitero, a un fratello morto suicida. Era comunista e lo diceva apertamente.  Una donna che la conosceva forse più delle altre,  ne parla come di una persona in gamba che solo negli ultimi tempi aveva iniziato a bere troppo. Un giorno a Torino, ubriaca, si era messa a urlare. Era stata internata in una casa di cura dove era morta dopo poco tempo. Il direttore aveva venduto i suoi beni.
A Bòsia il sindaco è una donna. Carla Vola, laureata in lettere, ricopre questo incarico. Dice di sentirsi vicina alla gente umile perché proviene da un ceto modesto. Il suo impegno politico-amministrativo è maturato nell’ambito di Azione Cattolica, vota democrazia cristiana. I contadini della zona sono pochi, i giovani non si dedicano più a quella professione. La gente va a lavorare in fabbrica e questa diventa un mezzo per raggiungere l’indipendenza economica. Carla Vola si riferisce in particolare alle ragazze che non devono più andare a lavorare da serventa . La Professoressa Vola crede in un agricoltura moderna. Cinque donne meridionali sono sposate in campagna e si sono integrate bene.
Le opinioni su quanto accade in quegli anni non sono omogenee. Margherita Sordello e la vicina di casa Olga sentono di essere nate troppo presto. Avrebbero voluto vivere in un’epoca di minore fatica e maggiore libertà per la donna. Rosalba Giordano è contenta di non aver sposato un contadino. La signora Laura afferma che se avesse potuto tornare indietro non avrebbe sposato un contadino. Adriano Perona, sindaco di Rittana pensa alla creazione di una fabbrica come mezzo per combattere lo spopolamento. Laura Vola, sindaco di Bòsia esprime la stessa speranza, una fabbrica potrebbe aiutare a ridurre la disoccupazione giovanile. Maria Einaudi, abita a Cucchiales , è inferma. Ricorda la vita di una volta con nostalgia, per lei era migliore di quella di oggi. «Io ero più serena, più tranquilla, anche nella miseria, quando ero giovane» . Renzo è uno dei sette abitanti di Caudano. Ha ventisei anni, non vuole lasciare la montagna. Non è ancora sposato. Caterina Lombardo vive a Vignolo. E’ nata e ha abitato a Elva fino al 1965. Ci abiterebbe ancora volentieri se non fosse un paese spopolato. Elva pur essendo fuori del mondo le piaceva. Molte donne denunciate le difficoltà per una persona che vuole vivere solo facendo il contadino. Difficoltà si incontrano nell’acquisire la terra, comprare gli animali, l’attrezzatura, nel trovare una moglie.



Uno degli  aspetti che mi ha colpito nel leggere il libro è la bravura di Nuto  Revelli nel far rivivere su carta le emozioni provate durante la raccolta del materiale e la stesura del libro. Sembra prendere per mano il lettore e fargli ripercorrere le tappe di quel viaggio, facendo emergere le proprie impressioni, rendendo chi legge partecipe della sua esperienza.  Lo scrittore ha trattato  con umiltà e rispetto, questo argomento, applicandosi con pazienza, dedizione e spirito critico. E’ un libro che diventa di anno in anno più prezioso.

Belle parole, bella ipocrisia..

Quest anno ho seguito poco la serie A, il cuore è altrove. Però anche quel poco che ho visto è bastato a farmi preoccupare. Ogni domenica sembra di ascoltare un bollettino di guerra, il bestiario degli arbitri si arrichisce ogni volta  di nuove perle: rigori negati o concessi a sproposito, goal regolari annullati e irregolari convalidati. Insomma sviste di tutti i tipi e di tutte le dimensioni. Se a questo si aggiunge i tentati operati per far rientrare dalla finestra  dirigenti che era stati fatti uscire dalla porta e la sensazione che nessuna tra le squadre nella massima serie abbia fatto nulla per cambiare be c'è da non stare tranquilli.


Ho pensato non è bastato, spedire  la Juve in serie B non ha portato miglioramenti. E' per questo motivo che quando ho letto ieri le parole di Massimo Moratti " Gli errori ci sono sempre stati ma fa piacere che vengano commessi  finalmente in buona fede" mi sono sentita rassicurata. Mi spiego, non ci sono prove che oggi sia la buona fede a guidare gli arbitri però le parole di una persona come Moratti che tiene così tanto ai suoi collaboratori al punto da farli sorvegliare mi sembrare quanto meno le parole di una persona informata suoi fatti. E poco importa se l'Inter è in testa alla classifica, avrebbe detto lo stesso se la sua squadra si fosse trovata a inseguire, una persona così obiettiva e razionale non avrebbe potuto comportarsi diversamente.


Al di là dell'ironia penso che il calcio non stia vivendo un bel momento e di problemi aperti ne restano tanti.

martedì 5 dicembre 2006

Auguri!

Auguri al Torino e ai tifosi granata. Vi segnalo un bel articolo che ho letto su Ilsole24ore:



Toro, la leggenda del football compie cent'anni

sabato 2 dicembre 2006

Genova-Juventus 1-1

Juve_126' st Nedved




Nota di cronaca:
Il rigore non c'era. Buffon si!

Caccia alla traccia

Il Polonio 210 è il  protagonista delle cronache di questi ultimi giorni. L'elemento radiattivo venne usato per uccidere l'ex spia del Kgb Litvinenko, morto a Londra tra atroci sofferenze a distanza di circa tre settimane dal contagio. Sta  facendo parlare di sè mezzo mondo. La preoccupazione è salita  quando si  è scoperto che tre  aerei utilizzati  sulla tratta Londra-Mosca risultano contaminati.   Contaminato è il Sushi bar londinese dove Litvinenko ha consumato il suo ultimo pasto, contaminato Scaramella uno degli ultimi a incontrarlo . Il pericolo contaminazione fa paura, forse perchè non è abbastanza intelligente e colpisce nel mucchio, forse perchè è un nemico sporco. Non si vede a occhio nudo, si annida nel corpo di una persona ed esplode non lasciando spazio alla speranza. Inalato, ingerito o a contatto con le ferite non conosce antidoto o rimedio.  Si sta cercando di circoscrivere il pericolo, questo è il primo pensiero, la prima necessità: ridurre  il rischio contagio. Arriverà il momento delle indagini e tra dubbi e diffidenza si cercheranno i colpevoli. Spero che se si  incrocieranno la sete di giustizia  e la sete di energia,  si faccia la scelta giusta.

venerdì 1 dicembre 2006

Suona il telefono...

Inoltro un e-mail che ho ricevuto e mi è sembrata interessante


Per ottenere il numero di serie del vostro telefono battete i tasti *#06#
Immediatamente, senza Images_7
nemmeno confermare con il tasto di chiamata, un codice a 15 cifre apparirà sullo schermo.
Questo codice e' unico. Scrivetelo e conservatelo preziosamente.
Se vi rubano il telefono, telefonate al vostro operatore e dategli questo codice.
Il vostro telefono potrà essere completamente bloccato,anche se il ladro cambia la scheda SIM.
Non recupererete probabilmente il vostro telefono, ma siete almeno sicuri che nessuno potrà usarlo.


La possibilità di passare da un gestore all'altro mantenendo il vecchio numero del telefonino
La maggior parte dei contratti (siano essi con abbonamento o con prepagate),  prevedono un costo molto basso per le telefonate fra clienti dello stesso gestore (solitamente 10 o 12 cent al minuto) ma costi ancora sproporzionalmente alti per telefonate effettuate all'indirizzo di un abbonato  di un gestore diverso dal proprio (per le quali si arriva a pagare anche a 25 e più cent al minuto).
Oggi, a causa della possibilità offertaci di migrare da un Gestore all'altro senza cambiare il proprio numero del cellulare, il prefisso non identifica più il gestore (prima i 340, 347, 348, 349 etc eravamo certi fossero vodafone e i 335, 337, 338, 339, 333, etc eravamo certi fossero tim) e anche quelle telefonate che pensiamo costino poco possono in realtà costarci parecchio!
Ad esempio una telefonata di 10 minuti fatta pensando che costi, fra scatto alla risposta e tariffa, intorno a 1,3 euro, potrebbe in realtà costarvi 3 euro!)
Un modo per risparmiare, o comunque per sapere se la telefonata che stiamo per fare ci costerà poco o molto,  esiste. 
Sarà sufficiente anteporre al numero che si sta chiamando un codice numerico: 456 per i clienti vodafone, e 4884 per i clienti tim affinchè una gentilissima e 'gratuita' voce di donna ci comunichi a che gestore oggi appartiene il numero che stiamo chiamando per poi lanciare in automatico la chiamata che, saremo liberi di accettare, rifiutare o, se necessaria, rendere più breve possibile).

Compagnie Sergent Pépère


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