martedì 26 ottobre 2010

Cattiva

Ultimamente sei tu a decidere la strada
Io resto dietro di te
raccolgo i sassi rotondi in una scatola quadrata, ho un passatempo inutile
Sinceramente da un po’ si vive alla giornata
non posso dire di no
usciamo fuori dal quartiere una volta al mese solo di sabato
ma pensa che coincidenza...
Chiedi un autografo all’assassino
guarda il colpevole da vicino
e approfitta finché resta dov’é
toccagli la gamba fagli una domanda
cattiva, spietata
con il foro di entrata, senza visto di uscita
E’ stato lui, io lo so
non credo alla campana degli
innocentisti perchè
anticamente ero io un centurione con la spada e non lo posso difendere
Mi ricordo quando ci fu Galileo e Giovanna D’Arco
ero presente in piazza,
provavo immenso piacere
mi sentivo bene a vedere come si muore,
sono di un’altra razza
Chiedi un autografo all’assassino
guarda il colpevole da vicino
e approfitta finche’ resta dov’é
toccagli la gamba fagli una domanda, ancora
chiedi un autografo all’assassino
chiedigli il poster e l’adesivo
e approfitta finche’ resta dov’è
toccagli la gamba
fagli una domanda
cattiva
spietata
è la mia curiosità impregnata
di pioggia televisiva
comincia un’altra partita....


(Samuele Bersani)

martedì 12 ottobre 2010

Italia-Serbia ostaggio di pseudotifosi serbi

La partita è stata sospesa, la conferma, ufficiale, è giunta dopo una lunga attesa. Lo stadio era ormai vuoto in molti spazi. I primi ad andarsene sono stati i bambini, occupavano il terzo anello, era la loro serata. Avrebbero dovuto vedere una partita di calcio, in un grande stadio scendevano in campo gli Azzurri. Uno di quei ricordi che conservi per la vita. Invece hanno dovuto assistere a  scene di ordinaria follia.


Un gruppo di  ultras   serbi ha macinato centinaia di chilometri per  fare un'imboscata alla propria nazionale rea di aver perso la partita giocata contro l'Estonia. Il gruppo di "tifosi" sale sul pulman della squadra serba, lancia fumogeni, spaventa il portire fino a spingerlo a chiedere di non giocare. Gli ultras minacciano, imbrattano strade e monumenti della città, infine giungono allo stadio. Iniziano i preparativi: la rete di protezione da tagliare, i vetri da infrangere, i fumogeni da lanciare. C'è  spazio solo per la violenza.


Le squadre entrano in campo per il riscaldamento  e rientrano negli spogliatoi, non ci sono le condizioni  per giocare. Le forze dell'ordine si schierano a bordo campo per  contenere le intemperanze degli ultras. I giocatori serbi vanno sotto la curva dei loro "sostenitori" e provano a rabbonirli. Si prova  a riprendere con gli inni nazionali. Il ritardo supera la mezz'ora. Viene fatto un minuto di silenzio per ricordare i soldati italiani morti in Afghanistan. Poi l'arbitro scozzese da il fischio d'inizio. Alcuni brutti falli dei giocatori serbi, un fallo, da rigore, su Pazzini, non fischiato e i bengala tornano a volare. Il portiere Azzurro Viviani, si dirige verso il centro del campo intenzionato a non proseguire. Dietro alle sue spalle sono ospitati i tifosi serbi che hanno ripreso a lanciare i fumogeni verso i settori occupati dai tifosi italiani  e dentro il perimetro di gioco. L'arbitro sospende l'incontro. Le delegazioni delle due nazionali e il delegato Uefa si riuniscono per discutere. I serbi sanno che con la sospensione della partita rischiano, a termine di regolamento, una sconfitta tre a zero a tavolino e  sanzioni anche più gravi. Le condizioni per giocare in sicurezza però non ci sono. La partita è ufficialmente sospesa. Gli ultras hanno raggiunto il loro scopo.


A noi resta il gusto amaro della sconfitta.


 

domenica 10 ottobre 2010

La ballata dell'eroe

Era partito per fare la guerra
per dare il suo aiuto alla sua terra
gli avevano dato le mostrine e le stelle
e il consiglio di vender cara la pelle

e quando gli dissero di andare avanti
troppo lontano si spinsero a cercare la verità
ora che è morto la patria si gloria
d'un altro eroe alla memoria

era partito per fare la guerra
per dare il suo aiuto alla sua terra
gli avevano dato le mostrine e le stelle
e il consiglio di vender cara la pelle

ma lei che lo amava aspettava il ritorno
d'un soldato vivo, d'un eroe morto che ne farà
se accanto nel letto le è rimasta la gloria
d'una medaglia alla memoria.


(Fabrizio De Andrè)