sabato 30 settembre 2006

Piacenza-Juventus 0-2

4 è il numero ricorrente di questa 5° giornata. 4 le vittorie consecutive della Juventus in campionato. -4 i punti in classifica, numero negativo che riassume il positivo recupero della Juventus, con 13 punti e senza penalizzazioni sarebbe una solitaria capolista.



Partita non semplice, servono 30 minuti ai bianconeri per prendere le misure agli avversari e andare iJuvepiacenzan goal. Del Piero da sinistra tira in area dove David Trezeguet è pronto a mettere in rete. Alex Del Piero prova più volta a segnare il goal numero 200, non è questa la giornata. Il capitano si pone come ottimo  creatore di occasioni, mette lo zampino anche nel secondo goal, al 44' del primo tempo.   Anzi più di uno zampino, tiro di punizione corretto in rete da David.   Trezeguet, il Trezegoal fedele abbonato dell'area di rigore si porta in testa alla classifica marcatori con 5 centri. Bravi ragazzi!

ad Alba


VOGLIO UN PAPPAGALLO – Matthew Smith: il p(r)ezzo della vita di un uomo


Dopo la prima (3-17 luglio 2006 - Torino), la seconda (29-31 luglio 2006 - Chieri - TO) e la terza (25-27 agosto 2006 - Montelupone - MC), la Compagnia Il Barrito degli Angeli-Marco Gobetti vara la quarta stanzialità di TEATRO STABILE DI STRADA®.



Per 3 giorni, da sabato 30 settembre a lunedì 2 ottobre 2006, tutte le sere alle ore 21.00 in piazza Rossetti, davanti all'abside del Duomo di San Lorenzo ad Alba (CN), verrà replicato lo spettacolo “VOGLIO UN PAPPAGALLO – Matthew Smith: il p(r)ezzo della vita di un uomo”. 
Per arrivare al luogo dello spettacolo.


Il pubblico potrà versare un’offerta a piacere, non obbligatoria, nel cappello di fronte alla zona scenica.

Informazioni sullo spettacolo alla pagina:


www.ilbarrito.it/vogliounpappagallo.htm


Informazioni sul progetto
TEATRO STABILE DI STRADA® alla pagina:


www.ilbarrito.it/teatrostabiledistrada.htm 




Nei medesimi giorni ad Alba si inaugurerà la 76a Fiera Nazionale del Tartufo Bianco d'Alba (dal 30 settembre al 5 novembre 2006 – www.fieradeltartufo.org - programma dettagliato: http://www.fieradeltartufo.org/calendario.htm): segnaliamo anche con piacere che, proprio nell'ambito della Fiera, in piazza Rossetti (dove alla sera avverrà TEATRO STABILE DI STRADA®) durante il giorno avrà luogo il Mercato delle Erbe (1-15 Ottobre).



venerdì 29 settembre 2006

47 Morto che guarda?

Toto Sembra il titolo di un film di Toto. Si tratta in reltà dell'esperimento di un magnate russo che voleva capire quanto gli volevano bene le persone che gli stavano accanto. La risposta è scoraggiante: poco o nulla.


Il magnate preciso nell'organizzare il suo piano ha inscenato un finto agguato da cui è uscito in fin di vita. Ricoverato in ospedale, in coma, ha messo la moglie davanti a una scelta difficile. I medici le hanno chiesto se voleva staccare la spina dicendo che il marito era in coma irreversibile. La dolce consorte non ha avuto dubbi o tentennamenti. "Si, staccate, staccate pure". L'uomo pensa, spera forse non mi vuole far soffire. Quest'ipotesi crolla quando arriva trafelato il socio in affari. Porge le sue condoglianze alla vedova. Durano troppo a lungo, si trasformano in effusioni fino a che è palese che erano amanti, da molto tempo. Rimane il segretario, il fedele segretario. Beh, fedele forse no se si pensa che appena saputo della morte del suo capo corre in ufficio, svuota la cassoforte e scompare. Il dolore deve essere stato troppo forte. I manager dell'azienda del magnate si vendono alla concorrenza. Così l'uomo si rende conta delle persone da cui è circondato. Certo non c'è da stare allegri ma rimane il tempo per rimediare.

mercoledì 27 settembre 2006

Riflessioni

Forse è quando si vede la fotografia che ci si rende conto appieno di quanto è successo. Una vita spezzata via così, all'improvviso. Il caporalmaggiore Giorgio Langella aveva 31 anni, una famiglia che lo aspettava a casa. Durante una normale missione di pattugliamento è esploso un ordigno sotto il suo blindato.


Quando sento notizie di questo genere, la prima cosa che mi chiedo è: - Perchè non farli tornare a casa?


I soldati  rischiano la loro vita ogni giorno. Mi chiedo  se questo sacrificio, questo tragedia che si è abbattuta su una famiglia sia parte del rischio che si corre nel realizzare la missione o se sia invece  parte di un massacro che si sta compiendo contro civili e soldati nei posti "caldi" della Terra. Posti nei quali ci si dibatte senza riuscire a fare dei passi in avanti. Raggiungere una tregua, un equilibrio che permetta di non vivere nell'incertezza, con la paura sempre appiccicata addosso. Paura di una bomba, di un attentato… della fine.


Mi ha colpito il commento di Dragor "Per un morto italiano, ogni giorno nell'Irak ce n'è una cinquantina e nel Darfour qualche centinaio. Ma secondo la legge di McLurg, non contano niente..."
al post di Andrea-Entula.


La legge di Mc Lurg  prova a dare una spiegazione di come trovi più spazio sul giornale la morte di una persona vicino a noi rispetto a quella di persone che abitano a migliaia di kilometri di distanza. Non dà un giudizio di valore. Non si possono fare classifiche riguardo ai morti. Purtroppo ce ne sono tanti in Darfour e in Irak. E' necessario fare qualcosa, cercare razionalmente una soluzione. Non è  mandando avanti, allo sbaraglio dei soldati che ci si può sentire a posto con la coscienza. Una morte, soprattutto quando può essere evitata è terribile e non aiuta a alleviare le sofferenze altrui.


Bisogna agire razionalmente e se è necessario ritirarsi si deve avere il coraggio di farlo per non mettere a rischio altre vite.

martedì 26 settembre 2006

I passi dell'amore

Landon Carter è un ragazzo popolare, ha la fama di ribelle. Pessimo il rapporto con il padre. La scuola è il suo palcoscenico. Commette una bravata. Viene punito. Deve fare corsi di recupero, partecipare alla recita della scuola, insomma stare lontano dalle cattive compagnie. Così la sua strada  incrocia  quella di Jamie Sullivan figlia del Pastore, dolce innocua, noiosa ragazza. Jamie che fa volontariato, sempre buona con tutti, da anni indossa lo stesso maglione. Adora l'astronomia. Chi conosce veramente Jamie Sullivan? Non certo Carter che ha frequentato insieme a lei la scuola. Due pianeti diversi, non sembrano destinati a un incontro fino a quando diventano i protagonisti della recita della scuola. Landon chiede a Jamie di aiutarlo a imparare le battute, lei accetta a condizione che lui non si innamori di lei. Il ragazzo sorride pensando che non sarà difficile rispettare questa condizione. Trascorrono il tempo insieme, lui è affascinato da  Jamie, dai suoi interessi così diversi, dalla forza di carattere che la spinge a non interessarsi di quello che gli altri  pensano di lei. La sua fede in Dio,  la accetta senza comprenderla. Iniziano a frequentarsi e loro malgrado si innamorano, anche se Landon aveva promesso di non farlo. Come se si potesse frenare questo sentimento. Rinuncia ai vecchi amici che non condividono le sue scelte. Il ragazzo sente la fiducia di Jamie ed è felice. Un giorno lei gli confida di essere malata. Dice che deve morire, è solo questione di mesi. Landon  incredulo e disperato si chiede come sia possibile  morire a 18 anni.  E' troppo bella Jamie, troppo vitale. Ha una lista di cose da realizzare, lui la sta aiutando. Farsi un tatuaggio, essere in due Stati contemporaneamente, avere una stella che porta il suo nome, piccoli sogni che  diventano amorevole  realtà.  Landon vuole  trattenere Jamie  e non sa come fare. Non può finire così, pensa. La sua auto sfreccia nella notte, lo sguardo perso nel vuoto. Tante domande affollano la sua testa, solo una è la  risposta che riesce ad afferrare. Non vuole abbandonarla. Landon  decide di esaudire il primo desiderio nella lista della ragazza. Sposarsi nella chiesa dove si sono sposati i genitori di Jamie. E' anche il suo desiderio, verranno sposati dal padre della ragazza, la cerimonia è il preludio di una breve e intensa estate di felicità, poi lei muore. Il loro amore è come il vento, non si vede ma si percepisce. Landon è stato il miracolo al quale Jamie voleva assistere. Ha imparato da lei a conoscere la vita, la speranza. Ha imparato a crescere.   


E' un film triste, commovente a tratti irreale. Due ore trascorse a Beaufort, piccola cittadina nella parte orientale degli Stati Uniti. Due ore trascorse con se stessi e i propri desideri inespressi. Conosci chi sei e segui te stesso.

domenica 24 settembre 2006

Eutanasia

Ci sono temi riguardo i quali è difficile dire cosa sia giusto o sbagliato. L'eutanasia è uno di questi. La lettera di Piergiorgio Welby affetto da distrofia muscolare ha riaperto la discussione su un argomento controverso nel quale si incontrano e scontrano valori civili e religiosi, ragioni del cuore, e ragioni della testa. Welby chiede gli sia data la possibilità di scegliere l'eutanasia, porre fine a quella che per lui non è più vita.


Credo sia necessario provare a mettersi nei panni di queste persone. Nei panni di persone che vedono giorno dopo giorno diminuire le cose che possono fare, vittime di malattie degenerative che lasciano poche speranze. E' comprensibile che a un certo punto nasca il desiderio di porre fine a questa vita. Può essere un pensiero dettato dallo sconforto di un momento, che la vicinanza dei propri cari riesce a far superare o può essere un pensiero coltivato giorno dopo giorno, tra una sofferenza e l'altra, quando non si vede più la speranza di un miglioramento.


Quale è il ruolo dello Stato in questi casi? Può lo Stato legittimare il suicidio assistito, l'eutanasia attiva o passiva? Tre tipi di intervento molto diversi. Può legalizzare la possibilità che un cittadino si tolga la vita o che gli venga tolta? Può stabilire  fino a che punto la vita è vita e dove inizia invece a essere solo sofferenza? Sono interrogativi non facili che mettono a dura prova le credenze e i valori di ognuno di noi. Ogni caso è diverso, ogni persona concepisce l'dea di non sopportazione in maniera differente. Si deve tenere conto di questo aspetto importante. Tutelare il diritto alla vita anche quando questa diventa meno semplice.  Il concetto di vita, di vita degna di essere vissuta non può essere oggettivizzato.


Una cosa mi sento di dire. Se un giorno dovesse essere approvata una legge riguardo l'eutanasia, la scelta dovrebbe essere fatta solo dal malato capace di intendere e volere. Nè lo Stato, nè i medici,  nè la famiglia dovrebbero poter decidere al suo posto.


Dal sito wikipedia:


  • L'eutanasia attiva è una azione che procura la morte, con intento caritatevole; per esempio, il soffocamento di un neonato gravemente cerebroleso, o la soppressione di un cavallo ferito. L'eutanasia attiva è un tema controversa; molti approcci (giuridici, morali, religiosi) negano che la si possa distinguere in modo sostanziale dall'omicidio. Anche da un punto di vista della deontologia medica, qualche complicazione concettuale sorge dalla non semplice riconducibilità dell'eutanasia attiva ai concetti fondanti della medicina, diagnosi e terapia.

  • L'eutanasia passiva consiste nel non attuare più alcun intervento artificiale di sostegno alla vita e lasciare, ovvero interrompere l'"accanimento terapeutico". Questa forma di eutanasia rappresenta una situazione che, secondo alcuni punti di vista, è sostanzialmente diversa dall'eutanasia attiva, in quanto in questo caso la morte sovviene in modo "naturale".

  • Il suicidio assistito consiste nel fornire a una persona i mezzi per suicidarsi in modo poco doloroso. A differenza dell'eutanasia passiva, la morte quindi non è naturale; ma a differenza dell'eutanasia attiva, colui che assiste il suicidio non partecipa direttamente alle azioni che portano la morte del paziente.

Bella, bella, bella!

La Juve ha vinto ieri contro il Modena. Un 4 a 0 firmato dalle sue stelle: DelpierotrezeguetTrezeguet, Del Piero  e Nedved. Mi mette allegria vederli giocare. Alex a un passo dal 200° goal in bianconero, si insacca in rete, su bel passaggio di David.  Trezeguet  ha ritrovato nei goal il sorriso e il piacere di giocare a calcio. Pavel ha l'espressione un pò sorpresa di chi non si aspetta di segnare   di testa. Bravi! 

domenica 17 settembre 2006

Le chiavi di casa

Gianni non ha mai visto il figlio  Paolo, ha lasciato che crescesse con gli zii. La madre è morta durante il parto e il neonato, salvato all'ultimo, è disabile. Paolo ha 15 anni, deve essere curato in Germania. Lo zio Alberto convince Gianni a accompagnarlo.


Il film è la storia di un viaggio, metafora della vita. Viaggio come percorso di conoscenza tra un Ccpadre e suo figlio. Gianni e Paolo partono in treno. Gianni  ha una moglie e un altro figlio di pochi mesi.  Iniziano a parlare, l'uomo ha modo di conoscere un aspetto del carattere del figlio, quel figlio che si sposta appoggiandosi con un bastone e rivendica la sua autonomia, il suo volere fare da solo. Gianni non sa come comportarsi, come rapportarsi a lui. Paolo ha un modo tutto suo di estraniarsi dai problemi, dalle difficoltà. Dice che vuole tornare a casa, snocciola l'indirizzo e il numero di telefono, dice al suo interlocutore: "Tu non ti rendi conto di quante cose ho da fare". Le elenca, attività che a causa del suo handicap non può fare. Ogni movimento gli costa impegno, fatica. E’ un peso non poter fare le cose che fanno gli altri bambini. Prevale in Paolo la gioia di vivere, nonostante queste difficoltà lui va avanti, segue la sua strada. Gli sono state affidate le chiavi di casa. Per lui  sono un segno di fiducia di cui va fiero. Arrivano in Germania, la non conoscenza del tedesco diventa una barriera che li isola dal resto del mondo. Vanno in clinica. Li si apre uno spiraglio sulla sofferenza. Lunghi corridoio, le persone li percorrono quasi come anime isolate.  Gianni conosce Nicole, madre di una ragazza disabile. La donna si dice sorpresa di vederlo lì. Di solito quel mestiere sporco, il seguire i figli nella riabilitazione, tocca alle madri, i padri prima o dopo rinunciano. La donna si rivela un punto di riferimento, lo aiuta a comprendere il figlio.  Lui non le dice subito di essere il padre, lei lo capisce dal modo in cui Gianni si comporta. Lo sguardo apprensivo, imbarazzato come di chi deve scusarsi con qualcuno del disturbo. Un giorno Paolo scappa, prende il tram. Gianni con l'aiuto di Nicole ritrova il bambino. La donna gli dice che per Paolo la sua malattia rappresenta per certi versi una difesa rispetto al mondo che lo circonda, ci Le_chiavi_di_casa_1 saranno altre fughe e il padre se vorrà stargli vicino dovrà prepararsi a soffrire. Gianni è preoccupato, pensa alle difficoltà che il bambino incontrerà quando sarà adulto. Le chiede come fa a essere sempre così serena. Nicole risponde che ciò è avvenuto con il tempo. Ha imparato a guardare alle piccole cose, senza dar troppo peso al futuro. Gli dice che Paolo è fortunato rispetto ai pazienti che si trovano nell'ospedale. Nicole quando accudendo la figlia vede nei suoi occhi uno sguardo disperato, si chiede perchè non muore. Una verità agghiacciante che fa fatica ad ammettere e la rende umanamente fragile. Si separano.


Gianni parte con il figlio per la Norvegia, vuole fargli conoscere Kristine,  una amica di penna. Progetta di farlo vivere con lui, è preso dall’entusiasmo per il rapporto che è riuscito a istaurare con LechiaviPaolo. Sente di aver conquistato il suo affetto.  Stanno viaggiando su un auto, in una distesa di terra in cui non c'è anima viva. Il ragazzino chiede al padre di guidare, viene accontentato. Non ascolta i suoi consigli. Gianni lo sgrida e Paolo si estrania. Gianni ferma l'auto scende e piange, il figlio lo segue, gli dice  che non deve fare così, cerca di consolarlo. L’uomo si scusa. In quel momento giunge la consapevolezza di come cambierà la loro vita che non sarà tutto facile ma che saranno in due a lottare. Questo essere uniti, li aiuterà ad andare avanti.


Ispirato a "Nati due volte" di Pontiggia è un film vero, sofferto, commovente a tratti divertente. Bravo Andrea Rossi, l'attore che interpreta Paolo e Kim Rossi Stuart (Gianni) alle prese con ruoli non facili che riescono a rendere con naturalezza. Non è un lieto fine classico, è un film che parla della vita e la vita non è quasi mai facile o scontata.


sabato 16 settembre 2006

Dialogo

Il discorso pronunciato da Papa Benedetto XVI nell'università tedesca di Ratisbona non è stato apprezzato da parte del mondo islamico. Questa diversità di vedute poteva essere un'occasione di dialogo, di discussione, un momento per approfondire la conoscenza reciproca tra cristiani e musulmani. Così purtroppo non è stato. Il Papa è stato accusato da più parti. Un gruppo armato iracheno ha comunicato l'intenzione di colpire Roma e il Vaticano. Si  è palesata la possibilità di ritorsioni contro le minoranze cristiane in medio oriente se il Papa non si scuserà nei modi previsti da chi lo contesta. La violenza sembra essere l'unico modo nel quale gli integralisti riescono a esprimersi, un vocabolario fatto di minacce, vendette, ritorsioni usato da chi non riesce a rispondere con le parole.  Il rispetto reciproco, la comprensione possono giungere solo da un confronto pacifico.  La paura non deve avere parte nel dialogo, nè tanto meno può essere protagonista. Viene messa in discussione la libertà di espressione. Non si può piegare la testa davanti alla violenza.

venerdì 15 settembre 2006

Oriana Fallaci

Una voce fuori dal coro


Oriana Fallaci è una donna che ha sempre detto quello che pensava. Anche quando non era Fallaci simpatico, condiviso dai più e andava controcorrente. Ha vissuto  portando avanti le sue scelte, lottando per quello in cui credeva, rischiando in prima persona. Quel coraggio di vivere, di esprimere le proprie idee anche quando uscivano fuori dal coro, sono uno degli aspetti che ne hanno fatto un personaggio così importante e conosciuto nel mondo. E’ ammirata anche in Iran, per diverse persone è diventata un mito a cui ispirarsi.


Gli attentati dell'11 settembre l'hanno fatta tornare in campo dopo un lungo silenzio. Si è schierata contro il terrorismo, l'estremismo religioso, la debolezza  della società occidentale.  Le sue posizioni si sono fatte più dure, i suoi interventi sono stati oggetto di dibattiti, critiche, intrepretate da alcune persone come un modo per aizzare l'odio tra civiltà. Credo che i suoi articoli, le sue provocazioni abbiano raggiunto uno scopo importante: fare riflettere. Una persona leggendo i suoi interventi difficilmente rimane indifferente. Alcune cose le può condividire altre no. Alcuni punti possono sembrare giusti altri solo esagerazioni. Il tempo trascorso leggendo non è però passato in vano. Diventa un punto da cui partire per sviluppare una propria opinione. Forse è questo che più mancherà, un punto di vista diverso. Non sempre condiviso o condivisibile ma uno spunto di riflessione, anche di critica.

Questione di un attimo

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Pioveva, era un giorno e mezzo di pioggia quasi incessante. Le otto del mattino erano vicine ed io persa nei miei pensieri cammivano veloce per raggiungere in tempo l'ufficio. Un uomo anziano che non conosco mi ferma. Subito non capisco cosa vuole dirmi, dice che c'è l'arcobaleno e mi indica il cielo. Mi fermo e guado anche io. Mi prende una sensazione di serenità, lo vede come un buon auspicio. L'uomo l'ho perso di vista e non ho avuto la possibilità di ringraziarlo per questo gesto gentile. L'arcobaleno dura lo spazio di qualche minuto, non sempre si guarda il cielo nel momento giusto  e così si perde l'occasione di vedere questo bello spettacolo naturale. Piovigginava ancora, mi sono messa al riparo e ho scattato questa foto. Entrando nel palazzo ho sentito diverse persone parlare dell'arcobaleno, avvicinarsi alla finestra per vederlo, alcune l'avevano immortalato. Si sperava che portasse un fine settimana di bel tempo. Previsione smentita da un acquazzone poche ore dopo. E' stato bello iniziare la giornata così.

giovedì 14 settembre 2006

Buon Compleanno Agatha!

Agatha Christie è nata il 15 settembre 1890. Dame, Regina del Mistery. Donna intellChristie igente e spiritosa ha innovato il genere giallo creando personaggi diventati leggendari (Hercule Poirot, Miss Marple). Ha scritto  un'ottantina di romanzi, è la scrittrice inglese più tradotta dopo Shakespeare. I delitti nei suoi romanzi accadono con garbo.  Una testa si reclina, una persona   sembra addormentata e invece.. non ci  si sofferma troppo sul cadavere, si deve pensare agli alibi, agli indizi,  ai possibili sospetti. Il lettore si trova suo malgrado "costretto" a partecipare all'indagine, la voglia di sapere è tanta e quindi si divora una pagina dopo l'altra alla ricerca di una possibile soluzione, un colpevole spesso insospettabile reso ancora meno individuabile dai falsi indizi seminati con maestria nel racconto.


La mia vita è la sua autobiografia fresca, divertente e divertita. La scrittrice ripercorre la sua vita, ricorda ciò che ha voglia di ricordare. Con humor e affetto fa rivivere in quelle pagine persone e situazioni. Un'infanzia particolare vissuta senza andare a scuola, coltivando la fantasia e la passione per la lettura.


Ho iniziato a leggere i suoi romanzi 6 anni fa. Sono come le ciliegie, una tira l'altro.


Dieci piccoli indiani , Assassinio sull'Orient Express, Assassinio sul Nilo, Il ritratto di Elsa Greer, Nella mia fine è il mio principio. Sono alcuni dei titoli ai quali sono più affezionata.


Dieci piccoli indiani 10 persone che non si conoscono vengono invitate ad andare su un'isola che si scopre essere deserta. Sono costretti dagli eventi a trascorrervi qualche giorno. Dieci persone dal passato oscuro, accusate di omicidio. In un modo o nell'altro hanno evitato la condanna. Sull'isola però si fa sul serio. Mister Owen ha deciso che devono essere puniti. Seguendo i versi di una filastrocca gli omicidi si ripetono implacabili. Come fermare queste esecuzioni? Chi è mister Owen? Il tempo stringe e i protagonisti sono portati a sospettare gli uni degli altri. Questo è il libro che secondo si discosta maggiormente per lo stile da quelli scritti dalla Christie. Merita di essere letto  per l'atmosfera che pagina dopo pagina si fa più opprimente e il finale originale al quale si arriva con il fiato corto.

Sicuri di essere liberi & Liberi di essere sicuri

Sicurezza, è questa la parola d'ordine. Essere sicuri, rispetto al terrorismo e  agli atti criminosi. Non dover vivere con la paura addosso, che ti segue ogni giorno e non ti abbandona. Ho letto su una pagina di cronaca locale de La Stampa l'intenzione di un Comune di dotarsi di 17 telecamere, una ogni 134 abitanti. Telecamera Potrebbe diventare la cittadina più videosorvegliata d'Italia. Telecamere posizionate nei punti strategici: asilo, scuola, area artigianale, cimitero, giardini. Diversi privati e aziende hanno chiesto di essere allacciati. Il sindaco si dice orgoglioso dell'iniziativa che era nel suo programma, ritiene  che un paese più sicuro è un paese nel quale si vive meglio. Per rispettare la privacy i punti videosorgegliati sono segnalati, le registrazioni non si possono tenere per più di 48 ore. All'inizio del' paese avvertono che il comune è videosorvegliato. In fondo anche questo può servire come deterrente contro i ladri. E' un iniziativa importante, se può contribuire a ridurre gli atti criminosi diventa anche apprezzabile. Gli amanti del Grande Fratello potrebbero trovare interessante questo esperimento. Niente più provini e chiusura forzata nella "casa". Niente più pubblico che ti osserva da casa, l'ingrato compito delle nomination potrebbe essere affidato ai vigili urbani. E' solo una battuta dovuta al fatto che mi fanno un pò impressione tutti questi cambiamenti. E' stato istituito un garante per la Privacy. I voti a scuola non sono pubblicati. Dobbiamo firmare autorizzazioni al trattamento dei dati, una serie di norme sono state approntare per regolamentare la materia e  alla fine ci si trova ad essere spiati e messi sotto controllo più di prima.


In America il Patriot Act introdotto sull'onda degli attentati  dell'11 settembre ha fatto molto discutere. Lo scopo dichiarato è quello di ridurre il rischio attentati. L'effetto è una riduzione dei diritti dei cittadini, della loro libertà di espressione.   Sono rinforzati i poteri del corpo di polizia e di spionaggio. E' possibile effettuare intercettazioni telefoniche, avere accesso a informazioni personali e prelevare le impronte digitali nelle biblioteche. Il 21 luglio 2005 è stato approvato il prolungamento della legge. 14 delle 16 disposizioni sono state rese permanenti.


E' difficile stabilire fino a che punto queste iniziative sono necessarie e dove invece ha inizio l'eccesso, dove si rischia di farsi prendere la mano, pur sempre in nome della sicurezza.


D'istinto penso a 1984, il romanzo di Orwell, una situazione limite, l'incubo dal quale fuggire.  Nel Orwellromanzo tutti vivono sotto controllo, costretti a obbedire e conformarsi alle direttive del Grande Fratello. Un grande occhio li controlla, i bambini spiano i genitori e li denunciano quando necessario. Gli slogan, le regole alle quali attenersi sono: «la guerra è pace», «la libertà è schiavitù», «l’ignoranza è forza». La censura è un operazione abituale così come la continua riscrittura della storia a seconda delle alleanze politiche, dei cambiamenti di rotta. La verità contenuta nei libri, non ha più valore se non come mezzo per legittimare il proprio potere. Questo romanzo è l'eccesso, la visione negativa per eccellenza, un punto di riferimento importante, da tenere presente come modello da non seguire, da lasciare relegato in un libro.


martedì 12 settembre 2006

Fahrenheit 9/11

Ho visto una parte del documentario di Michael Moore Fahrenheit 9/11. Un punto di vista diverso, inquietante. Il dopo 11 settembre in America appare come un periodo contraddittorio, confuso nel quale i tg richiamavano l'attenzione sulla possibilità di stilografiche piene di veleno, modellini carichi di esplosivi, la possibilità che si dirottassero traghetti. Informazioni contrastanti, sul livello di pericolo e la possibilità di godersi le vacanze. Notizie opposte che mandavano in confusione la gente, non  più in grado di distinguere i pericoli veri e presunti. Impaurita al punto da rinunciare a parte della propria libertà per la sicurezza, acconsentendo al Patriot Act.


Una larga pagina è dedicata alle guerre che hanno visto protagonista l'America negli ultimi anni. In America diventare soldati non è sempre una scelta  diventa  spesso una necessità, un modo per sopravvivere nelle zone depresse del paese,  dove la disoccupazione è alta e non si intravedono altre strade. Agli studenti viene proposto di arruolarsi per un anno nella Guardia Nazionale. Si è impegnati nei week-end e 2 settimane nell'anno, così si possono pagare le spese universitarie. Ci sono persone, in divisa, incaricate di girare nelle cittadine più povere,  per convincere i giovani a arruolarsi. Consegnano biglietti da visita, si comportano come se vendessero frigoriferi. In realtà vendono morte. Forse per i giovani arruolati, forse per i "nemici". Hai moglie e figli? L'esercito è il posto giusto per te. Non sai cosa fare? Arruolati, l'esercito pensa a te. Forse sarebbe meglio dire:  pensa per te. Questi arruolatori non vanno nei quartieri più ricchi, sanno che li non riuscirebbe a convincere nessuno a imbracciare il fucile.


Le opinioni dei cittadini americani sono piuttosto contrastanti. Una madre  ha la figlia in Irak. Appartiene a una famiglia di militari. Ogni giorno ha appeso la bandiera a stelle e strisce fuori dalla porta, senza farle toccare terra, tanto è il rispetto. Dice che sono tante le famiglie così negli Usa, con padri, fratelli, cugini, zii che si sono arruolati per difendere il loro paese. Questo è un modo per dimostrare il loro attaccamento alla patria. Un'altra madre piange il figlio morto, dice che non è stata Al Quaida a mandarlo  in Irak, sente dolore e rabbia che si confondono dentro di lei.


Sono stati  intervistati giovani soldati. Parlavano di come si caricavano per la battaglia ascoltando musica, nei carri armati. Alcuni davano l'impressione di essere  i protagonisti di un qualche videogioco fatto di spari, luci, gesti veloci. Ascoltandoli si percepiva la loro scoperta della guerra, la loro presa di coscienza di quello che comporta. Corpi imputriditi, bambini senza più arti, distruzione, dolore, lacrime.  Morte da qui non si può tornare indietro. Gesti che hanno delle conseguenze.  Un giovane soldato dice "Non puoi uccidere una persona senza uccidere una parte di te stesso".


In America da un lato si rispettano i soldati, dall'altra si fanno proposte per tagliar loro gli stipendi corrisposti per le missioni all'estero, tagli per gli aiuti alla famiglie, tagli per le cure ai reduci. I famigliari di un soldato morto il 26 del mese hanno ricevuto il suo stipendio decurtato di 5 giorni, i 5 giorni nei quali non ha lavorato perchè era morto. Sono più di 500 i membri del Congresso, solo 1 dei loro figli è in missione in Irak. Gli altri sono a casa. Moore ha provato a fare, in maniera un pò provocatoria, un opera di propaganda pro-arruolamento come viene fatta nei quartieri poveri davanti al palazzo del Congresso. Alcuni parlamentari hanno preso l'opuscolo  con un sorriso che sembrava misto a compatimento, altri si sono allontanati infastiditi. La partenza dei loro figli per la guerra non è in discussione, restano a casa perchè in guerra si può anche morire. Sono le parole che mi sono venute in mente vedendo quei visi sereni, di chi non deve aspettare il ritorno di un loro caro, una lettera, un segno della fine della guerra. Lo stesso regista si è chiesto chi sacrificherebbe un proprio caro in guerra. Una risposta che si fa complicata, con tante sfaccettature e la sicurezza che per qualcuno  la possibilità di scegliere si assottiglia.


Si scopre così, o forse lo si è sempre saputo che i soldati  in prima linea impegnati a combattere, appartengono alle fasce più deboli. Muoiono per difendere l'America, la democrazia, la libertà. Micael Moore dice "per dare la possibilità a noi di stare a casa a fare qualcos'altro".   E' questa l'America dalle tante facce,  inquieta, non sempre concorde che si trova ad affrontare il dopo 11 settembre, la paura e l'incertezza che reale o costruita appare come un muro difficile da superare.


Queste sono le miei impressioni quando ho finito di vedere il documentario.

domenica 10 settembre 2006

11 settembre

Sono trascorsi 5 anni.  E' stato scritto e detto tanto su quanto è accaduto quel giorno,  una data entrata nella memoria collettiva.Io ricordo che ero a casa e la prima sensazione è stata incredulità, paura. E' stata come una  una perdita d'innocenza, di spensieratezza.  Quel giorno ha segnato  uno spartiacque tra un prima e un dopo, netto senza appello.  L'incertezza è diventata una condizione comune a molte persone. Gli attacchi terroristici si sono ripetuti con regolarità senza che si sia potuto o voluto fermarli. Non so come si possa rompere la spirale, la rincorsa alla violenza,  qualche volta mi sembra che quel giorno si sia innescato un processo irreversibile dal quale non si può più tornare indietro. Eppure farlo è indispensabile, mettere la parola fine, riuscire a guardare con speranza al futuro.

sabato 9 settembre 2006

Forza ragazzi!

Juve Non vi curate delle risatine di chi vi canzona, dei giudizi un pò duri di chi sorride delle vostre difficoltà. Non meritavate la retrocessione, siete stati troppo educati per poterla scampare. Non avete alzato la voce nè battuto i piedi per terra, questa è stata la vostra condanna. Il calcio non è cambiato, i mali son sempre quelli e chi è in A ha un avversaria di meno da dover affrontare.


La serie B è dura, ve ne siete resi conto. Prendete le misure e ripartite, come sapete fare, nei momenti di difficoltà. Siete gli stessi che hanno vinto lo scudetto sul campo l'anno scorso. Ora siete chiamati a un impresa più difficile: riportate la Juve in serie A. Ci potete riuscire, entrare nella storia di questa società come I cavalieri che fecero l'impresa. Vi siete distinti per educazione e serietà. Non sembrano doti che pagano però sono le migliori, le più rare, le più preziose. Avete scelto di restare, dimostrato che siete professionisti e persone con valori importanti ora non resta che giocare con passione, impegno. Sarà un lavoro faticoso, ci potete riuscire perchè siete la Juve, una Signora che non ha età, anche in serie Z sarebbe in grado di mantenere uno stile che la distingue. Quello stile Juventus che ha fatto di voi dei vincenti. Un bel respiro e si riparte, più cattivi, più decisi, più forti di prima.


Deschamps ha detto «Domani (oggi, ndr) è un evento per la B, non per noi. E la Juve, alla serie A, mancherà un po’»  Ha ragione, da questo si deve ripartire. Forza ragazzi!

5+5 Libri & Film

Oggi impazza nei blog una nuova catena, scrivere i 5 libri e i 5 film che sono stati importanti nella vostra vita o che in qualche modo abbiano inciso sulla vostra formazione culturale ma anche umana.
Irene mi ha nominata, oggi il pensiero è andato  a questa speciale hit parade. Quali includere, che criteri usare. La qualità, il piacere che ho provato nel leggerli. Alla fine ho pensato di affidarmi alle sensazioni, alle emozioni e gli spunti di riflessione  che  questi libri e film  mi hanno dato. So già che ne dimenticherò qualcuno, che guardando quanto scritto mi verrà voglia di correggere ma così è il gioco,  veramente una bella idea quella di Fino. :-)


Libri:


LibLa trilogia del ritorno (L'amico ritrovato - Un'anima non vile - Niente resurrezioni per favore) Fred Uhlman / Se questo è un uomo Primo Levi


Orgoglio e pregiudizio Jane Austen


Il segreto di Luca Ignazio Silone /Don Camillo Guareschi/L'anello forte Nuto Revelli


Dieci piccoli indiani Agatha Christie


Cronaca di una morte annunciata Garcia Marquez


Questi sono i primi esclusi: Il deserto dei tartari, La Fattoria degli animali George Orwell, Cent'anni di solitudine, Il gattopardo, Il giorno della civetta, Marcovaldo, Il mastino dei Baskerville di Conan Doyle.


Mi rendo conto di aver sforato con il numero ma non sono riuscita a rinunciare a nessuno di quelli che ho inserito. Ognuno a suo modo rappresenta un periodo della mia vita, un insieme di altri libri che ho letto e per me hanno significato qualcosa. Tendo a non rileggere i libri, per questi ho spesso fatto un eccezione. Il conoscerli mi stimola a rileggerli, sono una sicurezza, un punto fermo.


Film:


Images3Via col vento


Notorius/Delitto perfetto ( i film con Ingrid Bergman, Cary Grant, di Hitchcock)


La vita è bella/ Nuovo cinema paradiso


Don Camillo ( i film italiani anni '50)


Per il 5°sono indecisa,ci penso ancora un attimo.


Ho letto il post di Dragor e lo condivido appieno. "E’ così che sentiamo i libri e i film. Con il cuore, non con la mente." è una bellissima frase che rappresenta anche il mio pensiero. E' importante lo stato d'animo che si ha quando si vede un film o si legge un libro, condiziona il giudizio sull'opera. Qualche anno fa era uscito un libro nel quale si indicava quali film vedere a seconda dello stato d'animo come se fossero una cura, una medicina, che risponde ai bisogni di ognuno. Regalando lacrime o sorrisi a seconda dei momenti, facendo sentire vivo chi assiste al film. Una piccola evasione dai problemi quotidiani. Quando trovo un libro piace, lo "divoro" una pagina dietro l'altra curiosa di sapere come va a finire. Come se fossi anche io proiettata nella storia, con le mie antipatie e simpatie, l'idea che mi sono fatta dei personaggi, la speranza che finisca in un certo modo. In quei momenti il mio pensiero è lì, fino a che non ho letto l'ultima pagina e alla fine mi sento un pò svuotata come se già mi mancasse l'atmosfera respirata nel libro e i personaggi a qui mi sono affezionata.


Nomino: Andrea, Dolcyssyma, Filippo, Antonio 

venerdì 8 settembre 2006

Tu chiamale se vuoi emozioni

Seduta in quel caffè io ho pensato a te, alle emozioni che tu regalasti a me..


Ho iniziato a sentire le canzoni di Battisti quando avevo 7-8 anni. Mi ritorni in mente, Un'avventura sono questi i primi ricordi, le prime canzoni che mi piacevano, le ascoltavo più volte e spesso mi mettevo a cantare anche io. Lucio Battisti è morto il 9 settembre 1998. Sono trascorsi otto anni, a me sembra ieri. Stavo per iniziare la seconda superiore, ero ancora impegnata nei compiti di dattilografia. La televisione diede la notizia e così iniziai a conoscere Battisti un pò di più, a vedere i suoi filmati. Un immagine ricorreva, quella di un ragazzo dalla zazzera bruna, la giacca, il foular intorno al collo stile anni '70. L'espressione pensierosa. Come se il tempo non fosse trascorso e quel ragazzo dalla voce particolare, emozionante non fosse mai invecchiato. Era ancora giovane, quando è morto, aveva 55 anni appena. Le sue esibizioni pubbliche erano già un lontano ricordo. Gli ultimi concerti risalgono alla fine degli anni '70. Nel 1980 in una tv svizzera l'ultima apparizione televisiva. Si scioglie il suo sodalizio con Mogol, il paroliere di tanti successi, in grado di scrivere canzoni indimenticabili. Non si interrompe il suo rapporto con la musica. Cerca altre strade che lo portano lontano dal grande pubblico, sperimenta, innova. Intanto i suoi fan crescono. Persone di ogni età, che hanno vissuto gli anni del suo successo o che sono nati quando lui si era già ritirato. Rimangono le immagini in bianco e nero trasmesse qualche volta alla tv, i suoi duetti con Mina. Le sue canzoni che colpiscono al cuore prima di tutto. Belle, diventa naturale ricordarle. Le ascolto e inizio a cantare anche io, qualche volta stono e continuo a cantare perchè mi piace. Lucio è anche lì, nella sua musica, in quelle parole che tante persone portano con sè.



            



          Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi
            ritrovarsi a volare
            e sdraiarsi felice sopra l'erba ad ascoltare
            un sottile dispiacere
            E di notte passare con lo sguardo la collina per scoprire
            dove il sole va a dormire
            Domandarsi perchè quando cade la tristezza
            in fondo al cuore
            come la neve non fa rumore
            e guidare come un pazzo a fari spenti nella notte

            per vedere
            se è poi è tanto difficile morire
            E stringere le mani per fermare
            qualcosa che
            è dentro me
            ma nella mente tua non c'è

          Capire tu non puoi

            tu chiamale se vuoi
            emozioni
            tu chiamale se vuoi
            emozioni


            Uscir dalla brughiera di mattina
            dove non si vede ad un passo
            per ritrovar se stesso

            Parlar del più e del meno con un pescatore
            per ore ed ore
            per non sentir che dentro qualcosa muore
            E ricoprir di terra una piantina verde
            sperando possa
            nascere un giorno una rosa rossa

            E prendere a pugni un uomo solo
            perchè è stato un pò scortese

            sapendo che quel che brucia non son le offese
            e chiudere gli occhi per fermare
            qualcosa che
            è dentro me
            ma nella mente tua non c'è
          
Capire tu non puoi
            tu chiamale se vuoi
            emozioni
            tu chiamale se vuoi
            emozioni

   (Battisti - Mogol)

giovedì 7 settembre 2006

Passaparola: 5 strane abitudini

Mi hanno nominata, per ben 2 volte! I responsabili sono Irene e Andrea (perdonati). Rischio di uscire dal blog?  Per favore votatemi  ;-)


Ora passo a elencare le mie strane abitudini, in alcune mi sono accorta di non essere la sola:


1) Mi piace annusare i libri  e le riviste. Sentire il profumo dell'inchiostro, le differenze. E' una passione un pò stramba che mi porto dietro da anni. Compro regolarmente segnalibri di tutti i tipi che poi non uso mai, non mi piacciono le sottolineature a penna sui libri, sono contenta quando posso leggere il giornale per prima.


2) La mia borsa è spesso piena all'inverosimile, perchè tutto può servire, almeno così  penso quando ci metto dentro le cose. Poi quando mi servono il trovarle diventa una piccola avventura, che non va sempre a buon fine.


3) Mi piacciono le date. Mi sembra che abbiano un senso, un significato tutto loro. Date di nascita delle persone che conosco, di attori, sportivi, scrittori. Mi capita di contare quanti anni avevano in una certo anno. La loro età quando hanno vinto, scritto, recitato qualcosa. Mi piacciono gli alberi genealogici.


4)  Non credo sia una strana abitudine. Mi piacciono i mercatini d'antiquariato. Dalle mie parti si chiamano mercà d'lè pules. Ci si trova di tutto.  Forse è questo l'aspetto che mi affascina di più. Ogni mercato è diverso. Mi piace acquistare libri. Mi diverte il non sapere cosa troverò. Qualche anno fa facevo acquisti monotematici. Iniziavo a leggere  un autore e compravo tutti i libri che trovavo scritti da lui. La ricerca era quello che più mi piaceva, trovare l'edizione più strana.


5) Procrastinare, fare domani quel che potrei fare oggi.


Detto questo, passo parola a Spank, Ulisse, Lolita, Hap Collins, Madamina

mercoledì 6 settembre 2006

Francia - Italia 3-1

Piedi per terra e si riparte


Saint Denis, Stade de France. Il pensiero va a un'uscita, dal mondiale 1998, contro i padroni di casa. Forte è l'emozione di trovarsi in un grande stadio a giocare una "classica" del calcio: Francia-Italia valida per le qualificazioni agli europei. La prima assoluta, giocata nel 1910, finì  6 a 2 per gli azzurri. Questa è una serata diversa, lo si è visto presto.  Bella la panoramica sul pubblico colorato, caldo, a tratti folkloristico. Galletti sulle magliette, sui cappellini, un galletto vivo sollevato da un tifoso che mostra orgoglioso la coccarda tricolore. Una donna si pone in maniera equidistante tra i due contendenti, ha dipinto sulle guance i tricolori italiano e francese.  Gli inni, il ricordo di monsieur Giacinto Facchetti. Gli azzurri hanno giocato con il lutto al braccio.


L'inizio, folgorante dei bleu. Goal dopo circa 1 minuto e mezzo. Primo pensiero, i francesi ci tengono a pareggiare il conto e precisi, vogliono farci  pagare anche gli interessi. In fondo il 9 luglio non è molto lontano, questa sera si è giocata una piccola rivincita.Itafra Il gioco riparte, azzurri un pò scioccati. Le redini del gioco sono saldamente nelle mani francesi, ogni loro incursione diventa un serio pericolo per una difesa azzurra piuttosto ballerina. Buffon  lasciato spesso da solo a fronteggiare gli avversari si difende come può. L'Italia anche in superiorità numerica  perde spesso palla. La controffensiva azzurra è affidata ai lanci lunghi, poco produttivi quanto a risultati. Al 17' Buffon si oppone a un tiro dalla distanza di  Malouda. Henry è il più lesto a recuperare la palla, spiazza il portiere: Gil2 a 0. Inizio a preoccuparmi, piccolo esame di coscienza sugli errori commessi interrotto felicemente dal goal di Gilardino, colpo di testa su punizione di Pirlo. Si riaprono i giochi e le  speranze. Dopo qualche minuto la grande occasione, recupero sulla linea del portiere transalpino. Il tempo prosegue piuttosto equilibrato.


La ripresa è  fotocopia del primo tempo con l'Inizio arrembante dei Bleus, l'Italia  arranca e subisce il terzo goal, si infortuna Cannavaro colpito alla testa. Deve uscire per qualche minuto, rientra subendo anche qualche fischio. L'Italia gioca, cerca l'improbabile rimonta contro una squadra che si è dimostrata più forte quanto a condizione e gioco. Gilardino combatte con ardore, GatGattuso è il solito mastino. Cannavaro resiste anche al dolore.  Grosso è protagonista di un paio di belle azioni. Questa sera è stato uno dei più fischiati, il ricordo mondiale ancora pesa in terra di Francia, c'è chi ha trovato il tempo di ringraziare pure  Zidane. Buffon fa il suo dovere non potendo contare su una difesa che  spesso si rivela stranamente inadeguata. Gli innesti di Di Michele, Inzaghi, De Rossi  non cambiano la situazione. Prima dell'inizio pensavo che la possibile vittoria italiana sarebbe passata per i piedi di Cassano. Il  fenomeno di Bari vecchia, soprannominato Gordo nell'esigente terra di Spagna, ha dimostrato una splendida condizione di forma nella partita di sabato. Funambolo, giocoliere in grado di far preziosi passaggi smarcanti. L'attesa è andata delusa. Cassano ha inciso poco. Colpo sua e in parte  della squadra che non è stata in grado di far  gioco affidandosi troppo speso ai lanci lunghi. Peccato, ha perso un occasione importante per lasciare il segno. Un altro in scarsa condizione è stato Zambrotta, di solito una sicurezza. Stando a quanto dicono gli storici del calcio è normale, si sta scontando la stanchezza mondiale. Speriamo passi. Intanto Donadoni inanella la terza partita senza vittorie come Bernardini nel 1974. E' giovane, ha fatto ottime cose con il Livorno. Ora deve chiarirsi le idee, scegliere un progetto e portarlo avanti sperando di disporre di giocatori in  condizione migliore.


Ita23 La Francia vince con merito. L'Italia si complica il cammino qualificazione. Non resta che vincere. Vincere e convincere, si spera, a ottobre quando le partite conteranno e chi vuole e può giocare dovrà farlo senza distrazioni o scuse.

Provo a ricapitolare

La flessibilità è il mezzo per far ripartire l'economia.


Un lavoratore flessibile deve essere pronto


  • ad avere un orario flessibile

  • a cambiare lavoro spesso

  • essere disposto a trasferirsi

  • avere uno stipendio variabile in un mondo a spese fisse

  • formarsi continuamente

Un lavoratore flessibile con il proprio stipendio deve:


  • mantenersi

  • risparmiare per costruirsi la pensione

  • risparmiare per non farsi cogliere di sorpresa tra un lavoro e l'altro, sperando che l'altro arrivi.

  • spendere perchè come diceva uno spot qualche anno fa è con i nostri acquisti che si manda  avanti l'economia.

La regola  principale rimane  dire sempre SI. Non avere nessun impedimento, problema, pensiero di sorta che impedisca di dedicare al lavoro il 110 % delle proprie energie. Fatto questo si può sperare...


Possibile? Ai posteri l'ardua sentenza

domenica 3 settembre 2006

Mi piace lavorare - Mobbing

E' la storia di Anna, una donna che da sola cresce sua figlia. Ha un lavoro che le piace, un padre a cui badare e basta. Niente amicizie, niente amore. Vive per sua 03073812figlia e per il suo lavoro. Deve fare i salti mortali per arrivare a fine mese, si concede poco o nulla. Chiacchierando con la figlia Morgana scopre che il suo modello è il padre partito per un lungo viaggio. Un padre  che si ricorda a stento di spedirle una cartolina. Morgana non vuole avere figli per non dover assomigliare alla madre, la vede poco, solo la sera. Le tocca occuparsi della spesa ed essere più matura delle ragazzine della sua età. Per Anna sentire queste parole è un colpo al cuore. Un giorno, per la sua azienda si prospetta una fusione. Le sue colleghe sono preoccupate, pensano di venire trasferite o licenziate, Anna cerca di rassicurarle. La guardano con invidia, pensano  che a causa dei suoi problemi famigliari non subirà trasferimenti. Il tempo sembra dar loro ragione, poi  le cose cambiano in maniera piuttosto repentina. Anna non è più adatta a restare lì, deve cambiare mansione. Trovare fatture accuramente nascoste, ecco il suo incarico. Poi formare una possibile rivale. Si sente evitata dai colleghi, emarginata. Non capisce, ma è diventata un problema per la sua azienda. Il responsabile delle risorse umane le fa fare le mansiani più strane, si mostra irritato quando la donna chiede spiegazioni, chiede che le sia dato modo di lavorare. Il suo computer, essenziale per l'attività che svolge è rotto, non viene riparato e nessuno si offre di prestargliene uno. Contare le fotocopie che fanno i colleghi, chiedere a che scopo vengono fatte, questo il nuovo incarico. Un modo come un altro per farla considerare una spia, un controllore della direzione. Anche se fa un lavoro ridicolo che serve solo per farla allontanare dai colleghi, farla sentire inutile. Subisce battute sul suo modo di vestire, umiliazioni.  Infine Anna viene incaricata di monitorare degli operai, scoprire se ci sono dei tempi morti e se necessario riorganizzare il lavoro. Anna è spaesata, in un ambito prettamente maschile che non conosce, è costretta a svolgere un'attività non sua. Le incomprensioni, le difficoltà aumentano, fino a che un giorno la donna crolla. Depressione, sensazione di inutilità, forte e accentuata la spingono a stare a letto, trascurando tutto, curata amorevolmente dalla figlia. Riesce a riprendersi, ritorna in azienda. Riinizia quella strana, pesante sensazione. Arriva il giorno del saggio di danza della figlia, atteso e importante. La chiama un dirigente per delle comunicazioni, Anna deve ancora una volta rinunciare a ciò che le sta a cuore. Viene accolta freddamente, dopo una lunga 03073806 attesa. I suoi sospetti diventano realtà. L'azienda aveva la massima fiducia in lei, le ha dato più di una possibilità ma Anna, secondo loro ha creato solo problemi. Si rende necessario allontanarla, deve firmare una lettera di dimissioni se non loro potrebbero diventare molto più cattivi di quanto sono stati fino a quel momento. Anna rifiuta sorpresa e sdegnata dal loro comportamento. Si ricorda di aver sentito parlare di un'associazione che si occupa di difendere i lavoratori nella sua situazione. Chiede aiuto e lo riceve. Viene intentata una causa contro la ditta in cui lavorava. Vince  e ottiene un risarcimento danni per quanto ha dovuto subire: mobbing.  Anna ora è pronta per iniziare una nuova vita, parte per un viaggio, tante volte rinviato,  con la figlia che le ha sempre dato sostegno e affetto. Un nuovo lavoro l'attende al ritorno. Le colleghe non l'hanno capita, la donna che le consegna l'assegno le chiede se è soddisfatta. Ma Anna non le bada sa che può guardare con una fiducia nuova al futuro.


Un bel film, girato sul livello madre-figlia. I due personaggi, centrali nel racconto, si ritrovano e capiscono di più affrontando queste difficoltà. Morgana che deve vivere lunghi pomeriggi sola, in una città estranea dove trova punti di riferimento in un suonatore ambulante e un market multietnico. Anna costretta a affrontare le difficoltà di una madre single che subisce discriminazioni nel luogo di lavoro. Un luogo di lavoro ripreso con colori freddi, impersonali, che sanno di realtà. Perchè questo in fondo è un film reale frutto di tante vicende vissute e cucite insieme a rendere un quadro nel quale ci si può riconoscere. L'importante diventa il non sentirsi soli,  sapere che si può chiedere aiuto.



 

sabato 2 settembre 2006

The Queen

The Queen, film inglese, diretto dal regista Sthepen Frears è stato proiettato questa mattina alla Mostra del Cinema di Venezia. Era uno dei film più attesi, tanto da far arrivare in laguna inviati dei tabloid inglesi e gli avvocati della regina Elisabetta II. Qualcuno si chiede se ne verrà bloccata la proiezione, si dice che Thequeenprima di girarlo la produzione si sia affidata a un nutrito gruppo di legali per stablire quello che si poteva dire senza incorrere in controversie giudiziarie. The Queen, la regina descrive quanto accadde 9 anni fa, in Gran Bretagna, nella settimana che seguì l'annuncio della morte di Lady Diana. Il film tratta della reazione della famiglia reale e del governo, guidato da Tony Blair, alla notizia. Il forte impatto emotivo sulla popolazione inglese, la cadutà di popolarità dei reali. La necessità di trovare una linea di condotta tale da rispettare il lutto privato, i  sentimenti dei sudditi e le regole imposte dal cerimoniale monarchico.  Blair pronuncia questa frase a effetto: "Dobbiamo salvare quella famiglia da se stessa". i primi commenti parlano di un film intenso, condito con humor inglese e diretto in modo da salvare tutti.


La vita e la morte di Lady D sono stati oggetto di numerosi film televisivi, una miniera a cui attingere con fiducia dato il seguito che la principessa aveva sui tabloid e l'enorme partecipazione popolare al suo funerale.  Cosa ha in più questo film? E' un punto di vista nuovo, una storia diversa, interessante  o l'ennesima speculazione condotta sulle ali del sentimento? Il dubbio mi rimane. Una donna, Elisabetta, regina dal 1952, viene giudicata in base alle scelte compiute in quella situazione. Il rapporto tra monarchia e governo è protagonista.  Emerge nella pellicola rapporto quasi edipico che lega la regina e i suoi sudditi. Criticata si, ma in fondo un punto di riferimento per molti, una persona alla quale guardare nei momenti di difficoltà.


Nel narrare storie tratte da fatti realmente accaduti c'è il rischio concreto che realtà e realismo si confondono dando vita a un immagine distorta e confusa dei fatti. Un immagine che uno spettatore pigro o distratto, non approfondendo il tema, assume  per vera. Sarebbe bello in questi casi poter contare anche sui documenti, fonti sicure così da consentire una visione "preparata" e critica del film. Mi riferisco in particolare a  pellicole che narrano di  fatti  che coinvolgono direttamente  un gran numero di persone, dove protagonisti possono essere la guerra, l'Olocausto, l'11 settembre. Una visione "informata" risulta essere, secondo me, un vero arricchimento per lo spettatore.