lunedì 22 settembre 2008

Panchine

Giovedì sentivo il bisogno di una
fuga. Sono entrata in libreria. Avevo un piano di evasione in tasca,
speravo di trovare un libro che mi aiutasse a realizzarlo. Dopo molto
girovagare, quando pensavo di gettare la spugna, ho trovato lui:


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  • Panchine

  • Come uscire dal mondo senza uscirne

  • di Beppe Sebaste

Laterza

mercoledì 17 settembre 2008

Juve, Bentornata!!

Juve - Zenit 1-0


La Champions è il salotto
buono d’Europa, fino a qualche anno fa, un circolo esclusivo a cui accedevano
solo le prime della classe. Ora il giro di inviti si è allargato, restano le
insidie, nascoste dietro ogni partita. Non conta il blasone, servono l’impegno,
il carattere, si scende in campo dando
tutto e qualche volta non basta.


La Juve attendeva questo momento
da due anni e mezzo, i giocatori ci tenevano a far bene, i tifosi li hanno
seguiti, amati, condividendo la difficile ricostruzione. Le inquadrature sugli
spalti rimandano le immagini di un calcio pulito, formato famiglia, dove
persone di ogni età si riuniscono per ricominciare a sognare. Ranieri è in
panchina, si muove con aplomb inglese e una cravatta buffa. Fischio d’inizio. La
partita è difficile, lo Zenit un avversario scomodo. Ci si batte su ogni
pallone, la tentazione di sparecchiare avanti fa perdere di incisività però la
partita è equilibrata. Al ’31 Camoranesi
esce zoppicando, è una brutta tegola per i bianconeri che ne risentono,
costruiscono meno, subiscono il gioco degli avversari. Il secondo tempo
riprende sulla falsariga del primo, l’equilibrio rischia di incrinarsi, i
bianconeri sembrano avere paura. I commentatori rai iniziano a discutere sulla
possibilità di firmare un pareggio, conveniente o meno? Capitan Del Piero rompe gli indugi, conquistato un fazzoletto di terra, fa partire una punizione
delle sue, biglietto di sola andata, dritto in rete. E’ il ’75 tutti a
esultare, Pinturicchio si cimenta con una capriola strepitosa, sembra tornato
bambino.


La Juventus riprende a farsi avanti, si rende pericolosa, la difesa gestisce con sicurezza
gli affondi avversari.  Il fischio
dell’arbitro sancisce la vittoria bianconera.


Negli occhi di Buffon,
intervistato a fine partita, si legge la lunga strada  del ritorno, vissuta con leggerezza, amore e
la consapevolezza di quanto può essere difficile precipitare dall’azzurro cielo
di Berlino alla serie B, senza paracadute, facendo i conti con una carriera che
dura pochi anni, le aspirazioni e l’attaccamento alla maglia.


La vittoria contro lo Zenit  è una tappa
importante, gioiosa, di una stagione che
inizia oggi.

domenica 14 settembre 2008

Cherasco

Vedo le prime caldarroste in un giorno che prova a essere autunno, il sole si
nasconde tra le nuvole e si porta addosso un dubbio di pioggia. Per i venditori
la sveglia è suonata presto, nel cuore della notte. Le bancarelle sono montate,
i primi cacciatori si muovono, guidati da
una pila,  tra i banchi, pronti ad
agguantare l’affare. Poi gli altri, quando è giorno fatto e l’acqua caduta tra
le 6,30 e le 8,00 è uno scoglio superato. C’è chi ha un obiettivo chiaro in
testa e rischia di perdere il resto, chi si muove tra strade e ricordi. L’incanto
d’un tempo che fu, posato sugli occhi. Vecchie  fotografie riprendono vita cancellando gli
anni e la patina d’un secolo. Siamo nel 1903, riaffiorano ponti e scene di vita
domestica a tre dimensioni. Oggetti da spiegare, zoccoli, ciastre, piatti, quadri,
libri vecchi e nuovi.


Trovato! Tra mille titoli, quello
giusto. Una telefonata per avere la conferma. Sorpresa riuscita. Manca. Proprio
lui. Ora non più. Un pezzo per arredare casa, una vecchia cartolina,  un gioco. Passi, strada dopo strada ti accorgi
che è più piccolo del solito. Delusione mista alla sensazione che questa volta
riuscirai a vederlo tutto. Occhi frugano, osservano, scrutano, attenti a non
perdersi. Per caso avete… Sto cercando… Quanto viene… frasi che volano come aquiloni, ritmano il tempo, lo
disegnano. Il ritorno con qualcosa che non si cercava, cullando la sorpresa.

giovedì 11 settembre 2008

 


E' come quando fuori piove e tu
rincorri il sole, incurante degli sguardi di chi non capisce o, piegato sulla
borsa, cerca l'ombrello pensando che serva per ritrovare il sorriso.

V.

Venezia è una città che rischia
di spegnersi per far posto al museo. Molte case rimangono al buio di sera,
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ricordano persone che se ne sono andate,
un luogo che forse è meta ma non traguardo.


E’ un incanto che si vive nel
profondo, mentre il traghetto si avvicina al
la 103_0544_3
riva e le
immagini si fanno più
nitide. E’ una terra sospesa, conquistata palmo a palmo, che non ha perso la
sua ostinata indipenden
za. 118 isole collegate da ponti e il c
anal grande, la strada principale. Tutto è
fatto a misura di un acqua
che periodicamente prova a tornare padrona. E’ scomoda Venezia, un saliscendi, la ricerca
di un ponte,
l’acqua alta. E’ generosa con chi si addentra per le calli e poi
si perde, ma103_0573_2 solo per un momento, fino a che svoltato l’angolo rimane
affascinato da uno scorcio, da un attimo di insolita, deliziosa, imperfezione.
Mi scopro sola, le voci scorrono lontane, non voglio rompere il silenzio, solo
farne parte, almeno per un po’. Mi muovo tra luci e ombre e ho l’impressione di
non volerne uscire più.

giovedì 4 settembre 2008

in punta di piedi

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                                                  La nostalgia che si
deve ai
ricordi è lieve come i sogni, cattura senza ferire, conquista senza
appassire.               


 


 

mercoledì 3 settembre 2008

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Quelle persone non avevano volto,
voce, nulla che li riconducesse alla vita più del vento che  sferzava i
loro visi, eppure era vive.  Avevano desideri,  gioie, dolori,
pensieri, che li tenevano sospesi, leggeri come nuvole rattrappite sulla terra,
percorse da brividi e silenzi.


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