lunedì 30 ottobre 2006

Compriamo. Quindi siamo?

Il supermercato ha in certi momenti, un  fascino tutto suo. Percorri i corridoi a passo lento, con il viso all'insù, chiedendoti come fare a coccolarti un pò. Scoprì così che sugli scaffali ci sono le cose Shoppinglinecart più impensate. Tu immagini e trovi. Diventa quasi noioso ma tu non te ne accorgi presa come sei a decidere cosa acquistare, tra le mille cose utili che ti appaiono davanti e accendono il tuo desiderio. Questo senso di appagamento, quando il carrello si riempie, e tu hai la gradevole sensazione di esserti realizzata dura sempre troppo poco. Svanisce bruscamente quando ti presenti alla cassa. Dopo aver svuotato il carrello e  ritirato la merce, scopri un conto piuttosto salato. Ti avvii così all'auto chiedendoti se quelle erano proprio tutte cose utili, se non hai speso troppo. Lo stato di euforia è solo più un ricordo  mentre rientri a casa un pò affanata cercando un posto dove sistemare la tua spesa. Un posto nel quale le cose attendono la loro occasione per essere usate. Un occasione che spesso non arriverà mai. Rimangono così preda dell'oblio e dell'indifferenza.    continua..

Compriamo. Quindi siamo? (2)

segue


Marcovaldo è un personaggio nato dalla penna di Italo Calvino. La raccolta di racconti è stata pubblicata nel 1963 in pieno boom economico. Marcovaldo vive sospeso tra il passato e un presente che non riesce a far suo. Povero in un mondo che si avvia verso il consumismo più sfrenato, insegue Supermarketsurvival uno stile di vita che non gli appartiene. Cultore di quelle piccole cose che sembrano ormai vecchie, superate lui e la sua pietanziera hanno accompagnato le mie letture infantili. E' un libro che non ha età. Si presta a piacevole lettura per bambini. Diventa uno spunto di riflessione per gli adulti, su una società, quella di inizio anni '60, in frenetica evoluzione. Si rivela essere uno spaccato che si proiettà sul futuro in maniera lungimirante. Marcovaldo al supermarket illustra come sia facile farsi travolgere dalla sindrome del carrello vuoto. Marcovaldo sapeva bene di non poter comprare, ma passeggiando nel supermercato insieme alla famiglia sente il bisogno almeno per un attimo di poter essere un consumatore. Mostrare al mondo, con passo sicuro il suo carrello nel quale accoglie un pacchetto di datteri. Prima che si renda conto il carrello è pieno e così quello di sua moglie Domitilla e dei suoi figlioli. Il supermercato sta per chiudere e separsi da quello cose diventa per quella famigliola una dura prova , quasi a rischio di lacrime. Come fare? Leggere il libro può essere un buon modo per scoprirlo. continua..

Compriamo. Quindi siamo? (3)

segue


PRISM (Pioneering Research for an In-Store Metric)  Un nuovo studio che permetterà di non lasciare nulla al caso. I grandi distributori americani si stanno muovendo per far si che l'acquisto venga fatto in maniera scientifica. Secondo alcuni si rischia lo strapotere dei grandi distributori rispetto ai 250pxsupermarket_check_out produttori. Un bene messo in una certa collocazione rispetto ad un'altra potrebbe essere condotto al successo o al fallimento. Già in passato sono stati realizzati studi riguardo il consumo e quale posizionamento della merce invogli di più il cliente all'acquisto, i supermercati sono organizzati in base a questo criterio basilare: far acquistare di più. Le stesse tessere punti servono a monitorare i tipi di acquisti. La novità secondo me consiste nell'utilizzo della tecnologia: "attraverso speciali sensori a infrarossi, gli spostamenti della gente in un supermercato, captando utili informazioni sull’efficacia delle promozioni e sul posizionamento della merce." Uno studio non invasivo stando a quanto dicono i realizzatori che garantiscono il rispetto della privacy. Riprendo qui sotto il finale dell'articolo che ho letto su tgcom:


Ma, se fra qualche anno- mentre siamo in supermercato e alziamo lo sguardo, trovando proprio il prodotto che stavamo cercando- non dovremo stupirci: sarà il PRISM che avrà “lavorato” per noi…senza che nemmeno ce ne siamo accorti!





Preferisco la libera imperfezione. Una disorganizzazione nella quale cercare, non trovare  e divertirmi a fantasticare sull'acquisto che farò senza condizionamenti o metodi scientifici, uscendo anche  a mani vuote se ne ho voglia.

domenica 29 ottobre 2006

Juventus-Frosinone 1-0

Xx ' 73 Del Piero

X2_1 Del Piero: "Questo gol è dedicato a me stesso e a tutti quelli che hanno gioito con me per 200 volte - sono state le sue prime parole dopo la partita col Frosinone -. Un traguardo che mi riempie d’orgoglio per tutto quello che mi lega a questa squadra, a Torino, a questi tifosi".


Grazie Alessandro!! Va Del Piero sull'ali dorate...


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mercoledì 25 ottobre 2006

La freccia nera

Per chi non ha ancora letto il romanzo


Nel post si descrive anche il finale del libro.


La freccia nera  (1885) Robert Louis Stevenson


Images2_1 Nell'Inghilterra del  XV secolo la guerra delle due rose  vede fronteggiarsi le casate dei Lancaster e degli York.   Non è un libro noioso, i rovesciamenti di fronte sono continui. Le avventure, i duelli ne fanno un romanzo da leggere d'un fiato immersi in quell'atmosfera medioevale che li rende ancor più interessanti. I protagonisti del romanzo sono Dick Shelton e Joanna Sedley due ragazzi che per coronare il loro sogno d'amore dovranno superare una serie di pericoli.


A distanza di qualche giorno l'impressione in parte cambia, il libro risente dei colpi di scena. E' come una serie veloce di fuochi d'artificio, che non permette al lettore di fissare l'attenzione sui personaggi preso come è a chiedersi come andrà avanti la storia, quale sarà il finale. Ci si accorge così, quando l'ultimo pagina è letta di sentire quasi come estranei i protagonisti , personaggi che non hanno subito una vera e propria evoluzione e a cui non mi sono affezionata .


Images4 Dick Shelton è orfano, viene  allevato da Sir Daniel Barkley, gli è devoto. Un giorno incontra uno strano ragazzo che gli chiede aiuto, la sua vita cambia. Lo aiuta a fuggire da Sir Daniel, non si accorge che è una donna: Joanna Sedley, la sposa che gli era stata destinata da Sir Daniel.  Lei è coraggiosa, gli salva la vita . Lo va a liberare dopo che Dick è stato imprigionato. E' un personaggio interessante, moderno che però da metà romanzo in poi è come se si spegnesse. Ritorna a essere la solita, banale dama imprigionata. Quella che aspetta di essere salvata, sventolando il fazzoletto. Man mano che il suo eroe si avvicina, lei viene allontanata dal cattivo di turno, Sir Daniel. Dick è un ragazzo coraggioso, leale e ingenuo. Non si rende conto che Joanna è una ragazza fino a che è lei stessa a dirglielo. Se ne scopre innamorato. Inizia a sospettare di Sir Daniel dopo che diverse persone lo hanno additato come responsabile dell'omicio del padre. Dick gli manifesta apertamente i suoi sospetti su di lui e Sir Daniel lo imprigiona. Dick riesce a scappare si unisce alla Freccia Nera banda che intende vendicare la morte di suo padre e combattere i soprusi compiuti da Sir Daniel. Il suo primo scopo è liberare Joanna, per far questo non esita a ridurre sul lastrico un povero marinaio a cui ruba la nave che poi affonda salvo poi pentirsi di quanto fatto. In una precedente operazione, cercando di liberare la ragazza si scontra Images3_1inavvertitamente con altri soldati impegnati nella stessa missione. La stessa liberazione di Joanna avviene,  quando il nemico è ormai in fuga, con perdita di vite umane causate dalle sue scelte strategiche sbagliate. Insomma un bravo ragazzo  che non mi dà però la sensazione di essere maturato nel corso della storia. Decide di risparmiare la vita a Sir Daniel che morirà colpito dalla freccia nera. Mi sembra lui il personaggio più interessante, quello tratteggiato meglio.


Mi ha conquistato di più l'affresco storico. Tempi difficili per l'Inghilterra, nei quali i cavalieri sono costretti a schierarsi da un lato o dall'altro. Senza che si abbia l'impressione ci sia una parte giusta e una sbagliata. Il valore e la malvagità sono mescolati nei sostenitori dei Lancaster e degli York. Il duca di Glouchester, futuro Riccardo III è un uomo malato, deforme ma abile e coraggioso combattente che a sprezzo della  vita sua e di quella altrui intende vincere e non essere contraddetto. Appare come una figura ambigua. Dopo aver nominato cavaliere Dick Shelton per avergli salvato la vita e aver combattuto valorosamente, smette di apprezzarlo in quantoDick gli chiede di risparmiare la vita a un vecchio marinaio. Il giudizio sul duca di Glouchester e sulla guerra sono negativi. I due protagonisti vivranno la loro vita insieme nella foresta dove si sono incontrati, lontano dalla guerra e dalla sofferenza che questa porta.


Rassicurante finale che secondo me non nasconde un occasione che non viene sfruttata appieno da parte dell'autore.

vittima e carnefice

Images_4 L'ultimo rapporto del WWF descrive una situazione preoccupante nella quale la Terra assurge al ruolo di vittima e l'uomo a quello di  carnefice. Un persecutore implacabile che non teme di ferire se stesso adoperandosi con  superficialità e scarsa lungimiranza nel distruggere il  pianeta.  Consumiamo risorse più velocemente di quanto la Terra sia in grado di ricrearne. Si riducono le specie umane, marine e di acqua dolce. Le emissioni di CO2 sono cresciute di 9 volte dal 1961 al 2003. Nel 2050 sarà necessario trovare un altro pianeta per far fronte alle esigenze che si fanno sempre più grandi in quanto viviamo in una continua situazione di DEFICIT.


DA La Stampa :


" L'Italia ha un'impronta ecologica (sui dati 2003) di 4,2 ettari globali pro capite con una biocapacità di 1 ettaro globale pro capite, dimostrando quindi un deficit ecologico di 3.1 ettaro globale pro capite. Nella classifica mondiale è al 29 posto, ma in coda rispetto al resto dei paesi europei. "


* Impronta Ecologica " misura la domanda in termini di consumo di risorse naturali da parte dell'umanità."


Fa effetto leggere i dati di questo articolo si intuisce chiaramente che la nostra vita e quella dei nostri figli è in serio pericolo. Si parla della Terra di cui a 44 anni, un soffio, un attimo rispetto alla storia del pianeta, che non può essere sprecato. Servono progetti seri, l'individuazione di fonti alternative e la comprensione che sono necessari sacrifici. Non si può stare anni e anni a discutere sulla ratifica di un trattato di salvaguardia dell'ambiente come hanno fatto gli USA con il protocollo di Kyoto. Il tempo che passa, inutilmente non gioca a nostro favore. L'andamento è chiaro, sta a noi invertire o almeno rallentare la fine. Mi viene in mente una frase di De Gasperi  che distingueva politici e statisti dicendo che  gli uni pensano alla prossime elezioni e  gli altri pensano alle generazioni future. Beh oggi servono Statisti. Persone che hanno il grado necessario per prendere decisioni e la voglia di lasciare un mondo vivibile ai propri figli e nipoti.


Mi auguro  che questa relazione non si riduca a argomento di conversazione per un giorno, una settimana  prima di passare ad altri temi, altre questioni più immediate ma meno importanti. Come se il problema ambiente  non riguardi nessuno e a nessuno  competa salvaguardarlo. Non  basta chiudere gli occhi per risolvere il problema, non basta non parlarne dedicando spazio a litigi, proteste, critiche di politici o di gente normale riguardo gli argomenti più svariati.



domenica 22 ottobre 2006

io vorrei... non vorrei... ma se vuoi


Dove vai quando poi resti sola?
Il ricordo come sai non consola...
quando lei se ne andò per esempio
trasformai la mia casa in un tempio


e da allora solo oggi non farnetico più
a guarirmi chi fu?
Ho paura a dirti che sei tu.
Ora noi siamo già più vicini
io vorrei... non vorrei... ma se vuoi...



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Come può uno scoglio arginare il mare ?
Anche se non voglio torno già a volare...
Le distese azzurre e le verdi terre,
le discese ardite e le risalite
su nel cielo aperto,
e poi giù il deserto
e poi ancora in alto
con una grande salto...


Dove vai quando poi resti sola?
Senza ali, tu lo sai, non si vola...
Io  quel dì mi trovai per esempio
quasi sperso in un letto così ampio


100_1531


Stalattiti sul soffitto i miei giorni con lei
io la morte abbracciai
ho paura a dirti che per te mi svegliai...
Oramai fra di noi solo un passo
io vorrei... non vorrei... ma se vuoi



Come può uno scoglio arginare il mare ?
Anche se non voglio torno già a volare...
Le distese azzurre e le verdi terre,
le discese ardite e le risalite
su nel cielo aperto,
e poi giù il deserto
e poi ancora in alto
con una grande salto...


MOGOL-BATTISTI


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Prima ho amato la canzone, poi nè ho scoperto gli autori.   Bella, emozionante.

Triestina- Juventus 0-1

0j7hr1rp280x19032' Zanetti


   Classifica:  + 2


sabato 21 ottobre 2006

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Wanted

Ieri, nel post SPAZIO occupato, rivolgersi altrove  scrivevo di come gli Stati Uniti si sono appropriati dello SPAZIO con l'intenzione di utilizzarlo senza limiti o restrizioni. Beh questa cosa mi intristisce un pò.  Dragor ha proposto la ricerca di spazi alternativi, in particolare i buchi neri.  E' semplicissimo trovarli? Forse no ma confido  nella loro esistenza. L'idea di uno spazio nello SPAZIO  su cui non sventolino ancora bandiere o non si accampino diritti mi affascina. Quindi chiedo alle persone che visitano questo blog aiuto. Se avete notizie, segnalazioni  rivolgetevi  Qui



300pxblackhole


"Un buco nero è un corpo celeste estremamente denso, al punto di essere dotato di un'attrazione gravitazionale talmente elevata da non permettere la fuga di nulla, neanche della radiazione elettromagnetica e quindi neanche della luce, dalla sua "superficie", denominata orizzonte degli eventi"


Definizione e foto tratte  dal sito wikipedia .


Sono piuttosto ignorante in materia ma ho voglia di imparare.

venerdì 20 ottobre 2006

Styvesfaro Tenera è la notte


che ti assomiglia.


Come un naufrago in bottiglia


solchi il mare della vita.

giovedì 19 ottobre 2006

SPAZIO occupato, rivolgersi altrove..

... o no?


L'America, negli ultimi sessanta anni ha dato in diverse occasioni l'impressione di comportarsi con i suoi alleati come un  padre padrone pronto a dare ordini, pensare e presentare  ciò che andava bene a lei come un bene per tutti e ciò che la danneggiava come un pericolo internazionale. Qualche volta ha avuto ragione, altre volte no. Spesso si è trattato di un modo come un altro di portate avanti l'interesse nazionale evitando biasimi e presentandosi come benefattori. E' questo forse che più stride. In fondo è normale per uno stato  perseguire gli interessi dei propri cittadini, difendere la propria sicurezza, è legittimo. Meno  apprezzabile risulta il portare avanti i propri interessi volendoli far passare per interessi generali, usare le organizzazioni internazionali a proprio piacimento per poi disconoscerle quando ti pongono dei limiti, ti danno torto.


In un documento  ha ribadito un concetto ormai chiaro ai più, senza giri di parole, senza fraintendimenti, ha espresso, riguardo lo spazio questo concetto:


E qui comando io. E questa è casa mia. Ogni dì voglio sapere chi  va e chi vien..


Mette un pò di tristezza pensare che lo spazio, quello spazio infinitito fatto di stelle e pianeti, ancota tutto dà scoprire, abbia già un proprietario: gli Stati Uniti. Nel documento «National Space Policy» rivendicano il diritto a non avere limiti o restrizioni nell'accesso allo spazio. Cioè accetta gli accordi internazionali ma non è disposto a rispettarli se vanno contro i suoi interessi.


Da la Stampa del 19 ottobre:


"Il governo americano, invece, impedirà ai propri avversari di mettere piede sopra l'atmosfera, per riservare le sue opportunità strategiche a se stesso. Secondo fonti anonime dell'amministrazione citate dal «Washington Post», il presidente Bush «non ha intenzione di costruire armi spaziali». "

Emblematico il risultato di una votazione all'ONU a cui fa riferimento l'articolo de La Stampa:


"Diverse nazioni vorrebbero vietare le armi spaziali, ma quando una simile proposta è stata discussa all'Onu, 160 paesi hanno votato sì e gli Usa hanno messo nell'urna l'unico no."


Luna09_1 Rivoglio uno SPAZIO libero dove spaziare con la fantasia senza proprietari, armi o guerre perchè lo SPAZIO è  di tutti e non ha padroni.

mercoledì 18 ottobre 2006

Don Camillo & Peppone

Un paese, il mondo piccolo  racchiuso tra il Po e gli Appennini, nella terra piatta  dove la nebbia cala d'inverno e il sole picchia forte d'estate. Questo è lo scenario nel quale si muovono i personaggi inventati da Guareschi: Giuseppe Bottazzi detto Peppone, sindaco comunista e Don Camillo protagonisti anche della trasposizione cinematografica, in bianco e nero,  realizzata negli anni '50. Il Guareschi20pepponemondo piccolo narrato da Guareschi li vede punti di riferimento l’uno a capo dei "rossi" e l’altro, il pretone dalle mani grandi fatte più per menare che per benedire, a cui danno ascolto i reazionari. E' l'Italia della ricostruzione fatta di povera gente, gente semplice e in fondo buona. Un paese dove si litiga, ci si fa lo sgambetto, si vuol primeggiare. Pp_cau_doncamillopepponeQuando l'uno o l'altro si trova in difficoltà gli si dà una mano perchè gli uni non esisterebbero senza gli altri e le ideologie, la politica non prevalgono sulle persone, sui sentimenti. Così quando manca Don Camillo, Peppone non si sente felice e anche se non vuole ammetterlo gli manca il suo amico-rivale forse perchè le litigate con lui hanno un altro sapore.


Fonte di ispirazione dei tanti racconti è a Bassa, pianura dove tra fatti verosimili e realmente accaduti si costruiscono storie fatte di ironia e umorismo. Momenti di commozione seguono a sonore risate. I personaggi sono legati tra loro dal legame con quella terra matrigna che dà e che toglie ma anche dalle tante sfaccettature dell'animo umano.


Ho iniziato vedendo i film. Le interpretazioni di Gino  Cervi (Peppone) e Don_camillo_2 (Don Camillo) sono spassose, battute pungenti, scontri e riappacificazioni seguono gli uni agli altri. I due attori sono un tuttuno con i personaggi che interpretano, Don Camillo non può che avere la faccia di Fernandel un attore francese dalla mimica particolare dalla gestualità spiccata.  Peppone per me è e sarà sempre Gino Cervi con i baffoni e il fazzoletto al collo. Sono film belli, ottimisti nei quali si può ridere  e sperare, sperare in un lieto fine che nella vita è meno scontato. Sono film di cui non ci si stanca mai anche quando le battute si conoscono ormai a memoria.


I film sono fedeli trasposizioni dei racconti di Guareschi dei quali fanno rivivere l’atmosfera. Nei libri nei quali si possono leggere nuove avventure di Peppone e Don Camillo, vedere i bei disegni dell’autore che completano l'opera rendendo in un'immagine il senso del racconto.


Che si parta dai libri o dai film il risultato non cambia, ci si affeziona ai personaggi, all’atmosfera tutta particolare,  a questa bella forma di evasione dai problemi quotidiani. Diventa un occasione per riflettere sull’animo umano ritratto così bene da Guareschi, su quello spaccato di storia d’Italia  che oggi appare lontana. E’ solo un impressione in fondo pregi e difetti di ieri riappaiono oggi attutiti o acuiti a seconda della situazione. Don Camillo e Peppone sono entrati a far parte del linguaggio comune a indicare certe situazioni o personaggi nei quali si individuano delle analogie.


Che dire..Buona lettura & Buona visione!


lunedì 16 ottobre 2006

Svezia, forse un altro mondo

A  metà settembre si sono svolte in Svezia le elezioni legislative. Il risultato è stato sorprendente, ha vinto la coalizione di centro-destra guidata da Frederik Reinfeldt a capo del partito moderato. Il partito socialdemocratico ha subito una pesante sconfitta dopo essere stato al governo per 65 degli ultimi 74 anni.


Il governo neoconservatore con a capo  Fredick Reinfeld è il primo di destra negli ultimi 12 anni e ha giurato  lo scorso 6 ottobre, per lui sono già arrivati i primi problemi. Maria Borelius ministro del commercio si è dimesso qualche giorno fa ammettendo di non aver pagato il canone Tv e i contributi alle collaboratrici domestiche. Ora è il turno del ministro della cultura Stego Chilo che afferma di aver anche lei mancato nel pagare il canone tv per 16 anni e  di non aver pagato i contributi della colf. Dal suo ministero dipendeva la gestione della radiotelevisione pubblica, quella per cui  lei non aveva pagato il canone.  La donna ha ammesso le sue responsabilità per le azioni compiute, prima di essere nominata ministro e ha chiesto scusa per la cattiva pubblicità fatta al governo di cui faceva parte.


domenica 15 ottobre 2006

Gillo Pontecorvo

Gillopontecorvo


Quando si parla  di cinema è un nome che ricorre spesso. Pur avendo girato solo pochi film ha lasciato un impronta importante nella filmografia del dopo guerra. Sentendo questo nome per associazione mentale penso a "Ultimo viene il corvo" libro di Calvino, che non ho letto. Mi sembra il nome giusto per il personaggio di un romanzo. Venerdì scorso rai1 ha trasmesso una intervista che ha rilasciato nel 1996. L'impressione immediata è di un uomo affascinante, pacato che non si prende troppo sul serio e ha tanto da raccontare.


Cresce in una famiglia ebraica, benestante in Toscana. E' fratello minore del fisico nucleare Bruno Pontecorvo, uno dei  ragazzi di via Panisperna, allievo di Fermi. Nel 1950 Bruno Pontecorvo  si trasferì in Unione Sovietica per proseguire lì le sue ricerche. Gillo Pontecorvo laureato in chimica, negli anni trenta era giornalista e tennista di buon livello. Fugge con il fratello a Parigi a causa delle persecuzioni razziali. Antifascista, durante la guerra coordina  diverse azioni partigiane, ha una serie di documenti falsi e quando la sua foto finisce in mano ai tedeschi è costretto a trasferirsi in Piemonte. Nel dopoguerra partecipa come attore a un film finanziato dall'A.N.P.I.  Vedendo Paisà ha la folgorazione, vuole diventare regista. Inizia così il periodo dell'apprendistato, nel 1957 dirige il primo lungometraggio La grande strada azzurra.  Con Kapo' si fa conoscere. E' un film ambientato nei campi di sterminio nazista, Pontecorvo dice di essersi ispirato a Se questo è un uomo per narrare la storia di una ragazza internata che ha perso la propria famiglia e per sopravvivere viene convinta a diventare sorvegliante, perdendo l'ultimo legame che la legava ai suoi cari diventano lei stessa aiuto dei carnefici perde se stessa, la sua umanità. La battaglia di Algeri è il film più famoso, racconta di come l’Algeria ottiene l’indipendenza dalla Francia. Una cronaca che si esprime in maniera corale e emotiva. Queimada, protagonista Marlon Brando voluto dal regista nonostante le pressioni delle major americane che consigliavano Steve McQueen. E' la storia di un popolo sudamericano, tratta di colonialismo e di ribellione. Ogra vede protagonista il terrorismo basco. A chi gli chiede perchè ha girato solo 6 film risponde con un pò d'ironia che forse è perchè aveva poche idee. Dal 1992 al 1996  e direttore della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Si è spento a Roma il 12 ottobre.





venerdì 13 ottobre 2006

Il signore & la Signora

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&Logojuve


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Delle critiche francamente me ne infischio.

martedì 10 ottobre 2006

Assenza di responsabilità

"Certamente il Parlamento è lo specchio della società in qui viviamo" Questa è una delle frasi più gettonate, usata  dai politici  per spiegare i risultati del test realizzato dalle Iene. 1 su 3 è risultato positivo con la prova tampone all'uso di droghe. 16 politici su 50. Sentendo queste affermazioni a caldo mi verrebbe da dire che se sono specchio della società in cui viviamo forse è meglio che procedano a una drastica riduzione degli stipendi, perchè se no l'immagine rischia di essere fortemente deformata. Andando oltre la semplice battuta mi dispiace  osservare una totale mancanza di autocritica. Nessuno si pone  il problema sul ruolo della politica nel paese, nessuno pensa al fatto che da lì dovrebbe partire il buon esempio, un esempio positivo, un modello di comportamento. Il Parlamento invece diventa spesso uno specchio abbruttente della società in cui viviamo. Litigi, mancanza di rispetto e sprechi sono all'ordine del giorno. Il fare politica è un diritto, non un obbligo. Fare politica dovrebbe essere anche una responsabilità che il politico si prende nei confronti dei cittadini che lo eleggono. 


Ora si discute sulla liceità o meno dell'indagine condatta dalle Iene. Si fa riferimento alla privacy e alla necessità di mantenere l'anonimato riguado i singoli politici risultati positivi. E'  importante affrontare questo tema. La raccolta di dati sensibili riguardo lo stato di salute dei cittadini deve sottostare a precise regole, senza abusi.


Andando oltre la naturale ondata di sorpresa e di sdegno legata alla notizia io penso sia necessario fare qualcosa, non lasciare che tutto cada nel dimenticatoio, nel così fan tutti, la società è questa. Servono delle regole precise che consentano di  fare chiarezza. La droga altera la percezione della realtà di chi la assume. Quando si partecipa a una seduta parlamentare è necessario non essere sotto l'effetto di queste sostanze, si prendono decisioni che condizionano il futuro di un paese, quindi chi consuma stupefacenti vive una situazione di incompatibilità con la propria carriera politica. Deve scegliere che strada vuole percorrere. Certo mostrarsi lassista rispetto a un problema serio come quello della  dipendenza da cocaina non è un buon esempio. Bisogna andare oltre l'ondata emotiva e cercare di risolvere la situazione partendo dal senso di responsabilità che dovrebbe in una società civile muovere le nostre azioni.

Quando lo Stato sta a guardare e i cittadini no

Il Pnvd (Partito dell'amore fraterno, della libertà e della diversità) non ha raccolto il numero di firme necessario per presentarsi alle elezioni legislative che si terranno in Olanda il prossimo 22 novembre. Il segretario del partito  Norbert de Jonge,  ne da notizia senza precisare quante adesioni abbia raccolto. La fondazione Soelaas, che si batte contro la pedofilia,  aveva fatto un esposto contro il Pnvd. Era stato respinto con la motivazione che qualsiasi partito che raccoglie le adesioni richieste dalla legge olandese ha diritto di esistere.


Lì dove lo Stato ha deciso di non intervenire è arrivato il giudizio dei cittadini che non si sono piegati a una logica di violenza mascherata con belle parole e mescolata a propositi di vario tipo.


Notizia tratta da tgcom

Anna Politovskaja

Una voce nel silenzio quando viene fermata fa  rumore.Anna_politovskaja

domenica 8 ottobre 2006

Italia-Ucraina 2-0

L'Italia ha giocato ieri sera all'Olimpico una partita a tratti irreale, mancava la telecronaca a causa dello sciopero dei giornalisti. Si viveva il contatto diretto con le immagioni, nessuna mediazione, parola a influenzare il giudizio degli spettatori solo un forte impatto visivo con gli spalti coperti di bandiere tricolore.  Così l'attenzione doveva essere doppia e a tratti si aveva l'impressione di stare nello stadio sentendo i rumori della partita. Il primo tempo è stato brutto, la scelta del tridente non si è rivelata convincente, gli attaccanti Toni. Del Piero e Iaquinta si trovavano spesso a giocare isolati dal resto della squadrae le occasioni create erano veramente poche. L'Ucraina si dimostrava squadra capace e volitiva che anche senza il suo asso Shevchenko  riusciva a fermare gli azzurri e proporsi in più occasioni davanti a Buffun. Il tifo era quasi inesistente, qualche fischio, qualche incitamento all'Ucraina e poco altro. Certo non si aveva l'impressione di giocare in casa.  La ripresa si apre sugli stessi toni. L'Italia si propone in avanti con poca fortuna, gli ucraini sfoderano un paio di punizioni sulle quali Buffon deve mostrare la sua bravura. Risulterà il migliore della serata. Nonostante i cambi di Donadoni la partita sembra volersi arenare su uno stanco e inutile 0 a 0. I tifosi si fanno sentire con il popopopopoporo, colonna sonara della vittoria ai mondiali e ultima risorsa, richiamo agli azzurri da cui ci si aspetta un altro gioco. Arriva al '70 il rigore che aggiusta il risultato. Oddo segna, al '79 Toni con un bel goal raddoppia e rassicura gli animi sul prosieguo della partita. Manca poco al fischio finale, gli azzurri danno l'impressione di voler far melina, una stonatura. In casa, sul 2 a 0 penso che debbano giocare fino all'ultimo secondo. Sono passati solo 3 mesi ed è giusto riportare in scena lo spirito mondiale, l'unità del gruppo. Servirebbe un tecnico più deciso e meno altalenante nelle scelte. L'Italia doveva vincere, questo è stato fatto e ora si può ripartire più sereni. Il cammino continua...

martedì 3 ottobre 2006

Perchè?

Ci sono cose che non capisco o meglio che non voglio capire e proprio il non capirle per certi versi mi fa sentire meglio. Continuo a pormi delle domande anche se spesso non riesco a trovare le  risposte e non voglio perdere la capacità di indignarmi, di provare a ragionare con la mia testa.


Non capisco quale sia la funzione dell'indulto, dato così a tutti, senza distinzione, senza che si valuti se la persona condannata è pentita, recuperata o se uscita continuerà a percorrere la via della delinquenza diventando un nuovo motivo di timore per i cittadini. Si, certo bisogna ridurre i costi, il sovraffollamento delle carceri ma a che  prezzo lo si fa? Sembra una dichiarazione di resa, troppi carcerati, non riusciamo a ospitarli tutti e non riusciamo a garantire la sicurezza quindi: liberi tutti.  C'è chi si è spinto a dire che tanto dopo 6 mesi i detenuti che hanno beneficiato dell'indulto sarebbero tornati in carcere. Era forse sottointeso che il ritorno sarebbe stato accompagnato da una lunga fila di reati. C' è chi ha detto che l'indulto era un atto doveroso salvo poi lavarsene le mani demandando ai comuni il recupero e il reinserimento di queste persone nella società.


Una cosa mi sembrava di aver capito: l'indulto non si applica ai reati più gravi. Oggi ho aperto  la home page de La Stampa e letto di un uomo che pur avendo brutalmente ucciso due bambini beneficerà di una riduzione della pena di 3 anni. Uno dei reati più brutti, crudeli trattato come una cosa non grave, non abbastanza da impedire di fare sconti, ribadire un no alla violenza, alla violenza sui bambini. Mi sembra incredibile, assurdo. Mi chiedo in che paese vivo, se la parola giustizia abbia ancora un senso. Mi chiedo su che basi sono state prese queste decisioni. Mi chiedo chi si prenderà le responsabilità di questo provvedimento.


lunedì 2 ottobre 2006

Quando arrivar ultimo era una conquista

Luigi Malabrocca occupa un posto speciale nella storia del ciclismo. Piemontese di Tortona era amico di Coppi. Ha vinto 138 corse, 15 da professionista. La sua fama però si deve ai suoi celebri ultimi posti. Le maglie nere conquistate nel 1946 e 1947, al Giro d'Italia, lo hanno reso un mito. Fioriscono Malabroccagli aneddoti su come il ciclista sia riuscito a ottenere questo risultato, meno facile di quanto si pensi. Anche arrivare ultimi comportava strategie e impegno.  Malabrocca si nascondeva nei fienili, andava nei bar, si riparava nelle scarpate sempre tenendo d'occhio il cronometro per non arrivare fuori tempo massimo e nel raggiungere il suo scopo non esitava a bucare le ruote della sua bicicletta. A quel tempo alla maglia nera veniva assegnato un ambito premio in denaro. Era più redditizio classificarsi ultimo rispetto a un buon piazzamento. Nel 1947 Malabrocca superò in premi il terzo in classifica. Nel 1949 Coppi vinse Coppi visse il Giro d'Italia, scrisse una meravigliosa pagina di cicismo duellando con Bartali e superando se stesso sulla Cuneo-Pinerolo. Si giocava una sfida parallela anche in fondo al gruppo, una sfida serrata combattuta fino all'ultima tappa, la Torino-Monza che vedeva buon ultimo Sante Carollo con due ore di vantaggio. Malabrocca il "cinese" si fermò a bere in un'osteria, andò a casa di un tifoso e poi ripartì a bassa andatura, l'avversario non si accorse della sua assenza. 2' 15'' di ritardo rispetto a  Carollo gli poevano garantire la "vittoria" ma la delusione era dietro l'angolo. I cronometristi stufi di aspettarlo se ne andarono a casa accreditandogli lo stesso tempo del gruppo e privandolo dell'agognata maglia nera. Finisce così questa favola bella figlia di un ciclismo nel quale c'era spazio per tutti. Dove convivevano i Coppi, i Bartali,  i Carollo e i Malabrocca, corridori su strade sterrate, impegnati ognuno nella propria epica impresa, in un'Italia da ricostruire dove la prima vittoria era la fuga dalla miseria.


Luigi Malabrocca soprannominato il cinese, per i suoi lineamenti, si è spento ieri, aveva 86 anni.

domenica 1 ottobre 2006

C'è chi dice no

Lionel Locatelli giocava a calcio nell'Archacon, in sesta divisione. L'allenava Jean Pierre Papin ex campione milanista. A giugno Papin riceve l'incarico di riportare Calcio in A lo Strasburgo. Il mister decide di portare con se alcuni suoi giocatori tra cui Locatelli. Si tratta di un bel salto, l'ingresso nel calcio professionistico a 25 anni, un gioco che può diventare una professione. Locatelli si trasferisce  in Alsazia, si allena e gioca ma dopo poche settimane capisce che quella vita non fa per lui. "Mi sono reso conto di essere dilettante nell’anima – ha spiegato il francese -, la vita da professionista non mi piace, mi sento fuori posto" Nonostante un bilancio piuttosto buono: sei convocazioni, due partite da titolare e anche un  gol, in coppa di Lega decide di tornare a casa. Ad Archacon, dalla fidanzata, dal lavoro in un gruppo immobiliare, dal calcio gioco del Pallone2dopolavoro e nulla più. Ora non si può con i se e con i ma capire dove sarebbe potuto arrivare.  Pazzo? Forse si secondo i standard attuali o forse no. Forse ha  capito che non esiste una scarpa universale che vada bene per tutti i piedi. Si è guardato dentro è a cercato quello che veramente voleva. Se l'ha trovato è stato bravo nel percorrere la strada più difficile.