martedì 2 gennaio 2007

Sempre

E' una parola che si inserisce spesso in un discorso. Sempre da un senso di sicurezza, di definito. Quella casa sta lì da sempre.  Ci conosciamo da sempre. Ti amero per sempre. Poco importa se non è vero, se è solo una sensazione, un appiglio, un punto che si vuole fermo. Si usa ed è giusto così.


Quando si vuole descrivere una persona ci si accorge però che sempre diventa una forzatura, che il carattere è un qualcosa di più complesso,  gli stati d'animo sono variabili e allora sempre risulta una nota imprecisa, quasi una costrizione. Insomma una descrizione da romanzo o da film, una categorizzazione  superficiale.
Così quando ho letto la notizia di un reality, organizzato in Olanda, che vedeva protagoniste ragazze disabili  la frase che mi è  rimasta  più impressa è stata:


«Spesso i disabili sono considerati patetici e sono compatiti da tutti. Miss Ability invece mostra che i disabili, a differenza delle persone senza problemi fisici, sono sempre ottimiste. Essi cercano di superare le loro paure, pensano positivo e desiderano essere trattate come tutte le persone di questo mondo».



L'hanno pronunciata i produttori del programma per spiegarne l'intento. Mi è sembrata superficiale, uno slogan pubblicitario che si dimentica  di fare riferimento a persone.Questo sempre è fuori posto, un obbligo che nessuno può sottoscrivere. "Sempre ottimisite". Quasi una condanna a cui sottoporsi per essere accettati. Le persone, tutte le persone sono più complesse di quando suggerisca un reality, non basta una parola a definirle.


Proporre un reality commerciale come portatore di intenti sociali o educativi diventa, in molti casi, solo una grande ipocrisia. Si vuole lanciare un modello, un messaggio senza usare rispetto per chi lo dovrebbe portare.


Alle concorrenti era richiesto di avere "un handicap visibile ad occhio nudo" Miss Ability ha totalizzato il 25% di share, la vincitrice è stata incoronata dal primo ministro olandese. Si pensa  di esportarlo in altri paesi. Purtroppo.

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