giovedì 25 gennaio 2007

Nikolajewka

Tacete «il nemico ci ascolta»


Il 17 gennaio il Corpo d'armata alpino (divisioni Julia, Tridentina e Cuneense) era stato
completamente accerchiato dall'armata russa. Il generale Gariboldi  diede
l'ordine di ripiegare. Migliaia di soldati  si misero in marcia,
percorrendo chilometri, a piedi, su strade ghiacciate con temperature che
variavano tra i  -30 e i  -40 gradi, indossando un equipaggiamento
inadeguato.  In un giorno distante 64 anni si combattè la battaglia di
Nikolajewka.
Nuto Revelli, faceva parte della Divisione Tridentina, nel suo ultimo libro Le due guerre scrive:


«26 gennaio: combattimento di
Arnautowo, il massacro del Tiràno. Grandi è ferito gravemente all'addome. Muore
Perego, muore Mario Torelli, muore Giovanni Soncelli. Muoiono quasi  tutti
gli ufficiali della mia compagnia. E' morto Giuliano Slataper, quello che mi
aveva portato via i telefoni e i 300
metri di filo l'ultima notte sul Don. E ' morto gridando "viva
l'talia".   
Assumo il comando dei resti della
46° Compagnia: una sessantina di uomini e tre slitte stracariche di feriti e
congelati.               
                  
                  
                  
                  
               
            
Alla sera
arriviamo in vista di Nikolaevka, tra gli ultimi. E' già  morto il
generale Martinat, nei ripetuti attacchi contro il trincerone della ferrovia.  Un'attimo prima che il tramonto precipiti nel buio, arriva un areo russo
a mitragliarci, a  spezzonarci. Poi sulla nostra massa nera piovono
corpi di mortaio e d'artigleria. Rotoliamo, infine, su Nikolaevka
insieme agli altri 40.000.         

Si conclude così la
battaglia di Nikolaevka, con questa corsa verso le isbe, con questa corsa della
disperazione.»


Lo scrittore fa un bilancio del disastro dell'ARMIR (Armata Italiana in Russia):


perdite 85.000 uomini di questi 10.000 prigionieri furono restituiti all'Italia tra il 1945 e il 1946. Si riconobbero 11.000 caduti in combattimento. «Restano 64.000 "dispersi", di cui si ignora la sorte, di cui non si sa se sono morti nella ritirata o durante la prigionia».


Revelli definisce la guerra di Russia "una pagina tremenda". Gli italiani erano aggressori, alleati di quei  tedeschi che avevano fatto morire di fame e di stenti 3 milioni di prigionieri sovietici. I russi ebbero 20 milioni di morti, molti civili, nella guerra combattuta contro il fascismo e il nazismo.


Lo scrittore i primi giorni in Italia li trascorre ricostruendo con i compagni sopravvissuti il ruolino della 46° Compagnia per dare un nome a chi non era tornato e fissarne la storia su un registro. I reduci, sono invitati a tacere «il nemico ci ascolta» questo è l'avvertimento che dovrebbe servire a far tacere i ricordi di persone che ogni giorno si confrontano con la tragica esperienza vissuta. Un trauma. Gli amici caduti, il grido di dolore di tante persone morte all'addiaccio, persi nell'enorme distesa russa. Non si poteva non ricordare quando venivano le madri a chiedere una speranza per i loro figlioli. Una notizia, un qualcosa a cui aggrapparsi per continuare a credere che i loro cari erano ancora vivi. Su 18.000 soldati della divisione cuneense tornarono a casa in 4.000. Un intera generazione fu spazzata via, spesso senza sapere le ragioni della guerra a cui aveva preso parte.


Consigli di lettura



Autore Nuto Revelli:


-Le due guerre. Guerra fascista e guerra partigiana Corrado Stajano lo definisce «un libro contro tutte le guerre che gli uomini subiscono»


-Mai tardi. Diario di un alpino in Russia (Cuneo, Panfili, 1946)


-La guerra dei poveri (Torino, Einaudi, 1962)


-La strada del Davai (Torino, Einaudi, 1966)


-L'ultimo fronte. Lettere di soldati caduti o dispersi nella II guerra mondiale (1971)



2 commenti:

  1. Non ho mai letto niente di Nuto Revelli. Ho letto cose sulla Seconda Guerra Mondiale e ho visto documentari sull'Olocausto durante l'adolescenza. E' stato tutto così forte che non ho mai più voluto leggere né vedere niente. Non ho visto né Schindler's list né La vita è bella, figurati. Ma leggere questa pagina che riporti mi fa pensare all'eroismo di tanti italiani, a quella campagna di Russia così tragica. Forse è giusto che legga qualcosa, come omaggio a tutti i nostri soldati caduti lì. Grazie per questo post. Ciao

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  2. Ciao Rottasudoovest, ti capisco, l'impatto è forte.
    Nuto Revelli è molto bravo a rendere quei giorni.L'esperienza in Russia l'ha spinto a scrivere. Dei titoli elencati ho letto "Tra le due guerre" e "La guerra dei poveri" che affrontano l'esperienza della ritirata di Russia e della guerra partigiana. Gli altri penso di leggerli un pò per volta. Sono stati tanti i lutti, anche uno zio di mia nonna non è più tornato.Penso sia bella l'idea che hai espresso. E' giusto ricordarli.
    Pinky

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