giovedì 10 agosto 2006

Il dolore non riconosce i confini

Ho letto il post che ha scritto Dragor oggi:


http://dragor.blog.lastampa.it/journal_intime/2006/08/non_avete_notat_3.html#comments


come spesso accade con i suoi post, mi ha fatto riflettere, emergere degli interrogativi. "Il peso dei morti". Mi è tornata in mente una legge la cosiddetta " legge di McLurg", l'avevo studiata preparando l'esame di sociologia della comunicazione. Stabilisce che:


"una scala graduata della relativa notiziabilità per i disastri: un europeo equivale a 28 cinesi o 2 minatori gallesi equivalgono a 100 pakistani. Questa «legge» è proposta di solito in un contesto di situazione scherzosa ma, come rilevava un giornalista, «è un gioco che è rilevante. E' dettato da fatti» (Shlesinger 1978, p. 117; cit. in Wolf 1985, p.204).


E' un criterio crudo che trova però dei riscontri nella realtà. Ci sono una serie di criteri che rientrano nei processi negoziali attraverso i quali si fa di un evento una notizia. Al di là di questo aspetto, in questi giorni ci sono più verità che si scontrano. E' difficile trovare dei punti fermi. Non tutte le notizie sono vere senza omissioni, vere in ogni loro aspetto, ne viene fuori un'immagine distorta, risuona una frase nelle mie orecchie Così è se vi pare


Io non voglio piegarmi a una classifica. Se c'è una cosa che rende simili israeliani e libanesi sono il dolore e la paura.Bimbo_1  Dolore e paura che meritano rispetto. Sono qui in Italia, conosco la guerra, fortunatamente,  solo tramite le pagine di un giornale, i servizi alla Tv. Non credo che le ragioni e i torti stiano da una parte sola. Sto cercando di capire quello che succede, se c'è uno spiraglio per la pace. Sento frasi come "Se tu colpisci quella zona, io allora colpirò quella città", "Si potrei anche concederlo ma non voglio che sembri che ha vinto lui", "Prima o poi si deve morire". Le sento e penso di ascoltare il litigio tra due monelli un pò egoisti. Poi con un misto di sgomento e apprensione mi rendo conto che a parlare sono adulti, persone che hanno il potere di decidere sulla vita di milioni di loro simili. Non so, onestamente, non so dire come si possa oggi arrivare alla pace.  Però credo sia necessario ricercarla, nominarla, far sentire che esiste, che è possibile a persone per cui la vita è stata una guerra, interrotta da tregue sempre troppo brevi. Sono solo idee, idee nelle quali credo, anche se a volte mi sembrano inutili utopie. Pace La pace si costruisce, con fatica come il più fragile dei fiori. Si costruisce in due, una fragile casa, dove ogni mattone deve essere posato con amore, con cura.


Vincere la guerra non  vuol dire avere la pace. Penso sia  necessario provare a mettersi nei panni dell’altro, capirne le posizioni. Cercare dei punti di incontro, basi sulle quali costruire un futuro. Perché se il passato è già scritto il futuro si può cambiare. 


6 commenti:

  1. di tutte le frasi, sottoscrivo soprattutto questa: "provare a mettersi nei panni dell'altro"
    forse è un'illusione, ma anche a questo potrebbe servire la letteratura, in generale

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  2. Cara Pinky, condivido ciò che scrivi, in particolare mi è piaciuta la frase di cui parla Montgolfier. Se ciascuno di noi provasse a mettersi nei panni dell'altro (in generale, non solo in guerra) ci sarebbero meno incomprensioni..
    ciao ciao
    spank

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  3. Cara Pinky,
    vorrei che il mio post fosse considerato come la legge di McLurg: in un contesto di situazione scherzosa ma dettato da fatti rilevanti. In effetti il mio unico scopo è stimolare la riflessione.
    So bene che i morti sono tutti uguali e col mio post volevo dire proprio questo, ma mi sembra azzardato affermare, come fa qualcuno nei commenti al post in questione, che la stampa li tratta tutti allo stesso modo e che i miei argomenti sono tendenziosi. Chi si è indignato per le 37 persone morti uccise ieri dal kamikaze in Irak? Chi conosce il giornalismo, sa che si adottano sempre pesi e misure diversi, tenendo conto di numerosi elementi che variano secondo gli interessi in gioco. Tanto vale riconoscerlo onestamente. Grazie per la citazione, ne sono onorato,anche perché hai sviluppato l'argomento in modo sublime. Concordo con Montgolfier, quelle parole dicono tutto.
    Un caro saluto
    dragor (journal intime)

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  4. Ciao Montgolfier penso che anche se a volte si riduce a un'illusione è importante crederci. Serve nelle relazioni interpersonali, serve nelle relazioni diplomatiche. La lettetura è uno strumento prezioso, secondo me, per ampliare i propri orizzonti. Un viaggio della mente quando non può essere seguita dal corpo.
    Un caro saluto
    Pinky

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  5. Ciao Spank, sono contenta che ti è piaciuto il post. Si, se ci si prova a mettere nei panni di chi ci sta di fronte si possono superare tante incomprensioni. Non è facile però è necessario farlo per vivere più serenamente.
    Un caro saluto
    Pinky

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  6. Ciao Dragor, ho pensato al tuo post in quel senso, leggendolo mi è venuta voglia di scrivere.
    Sei bravo a stimolare la riflessione. :-)
    Certe volte penso che a livello di media si tenda a porre in risalto, parlare di un solo fatto per volta. Si parla di questa notizia, si riempiono tv e giornali, il resto che ha meno spazio sembra quasi scomparire, non essere più così importante. Come se tutto fosse buio e si puntasse la luce su poche cose per volta così da scoraggiore una visione d'insieme e attrarre l'attenzione solo su alcuni punti. Sono contenta che ti è piaciuto il post. Grazie per il tuo commento.
    Un caro saluto
    Pinky

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