domenica 13 maggio 2007

Nikolajewka

Ripubblico questo post  datato 26 gennaio 2007 perchè penso sia importante ricordare. I volti di tanti giovani periti in  Russia, invitano a farlo. E' stata una tragedia immane.  Migliaia di ragazzi sono stati dichiarati dispersi, avvistati per un ultima volta mentre la ritirata era  in corso poi più nulla.


Tacete «il nemico ci ascolta»


Il 17 gennaio il Corpo d'armata alpino (divisioni Julia, Tridentina e Cuneense) era stato
completamente accerchiato dall'armata russa. Il generale Gariboldi  diede
l'ordine di ripiegare. Migliaia di soldati  si misero in marcia,
percorrendo chilometri, a piedi, su strade ghiacciate con temperature che
variavano tra i  -30 e i  -40 gradi, indossando un equipaggiamento
inadeguato.  In un giorno distante 64 anni si combattè la battaglia di
Nikolajewka.
Nuto Revelli, faceva parte della Divisione Tridentina, nel suo ultimo libro Le due guerre scrive:


«26 gennaio: combattimento di
Arnautowo, il massacro del Tiràno. Grandi è ferito gravemente all'addome. Muore
Perego, muore Mario Torelli, muore Giovanni Soncelli. Muoiono quasi  tutti
gli ufficiali della mia compagnia. E' morto Giuliano Slataper, quello che mi
aveva portato via i telefoni e i 300
metri di filo l'ultima notte sul Don. E ' morto gridando "viva
l'talia".   
Assumo il comando dei resti della
46° Compagnia: una sessantina di uomini e tre slitte stracariche di feriti e
congelati.               
                  
                  
                  
                  
               
            
Alla
sera
arriviamo in vista di Nikolaevka, tra gli ultimi. E' già  morto il
generale Martinat, nei ripetuti attacchi contro il trincerone della
ferrovia.  Un'attimo prima che il tramonto precipiti nel buio, arriva
un areo russo
a mitragliarci, a  spezzonarci. Poi sulla nostra massa nera piovono
corpi di mortaio e d'artigleria. Rotoliamo, infine, su Nikolaevka
insieme agli altri 40.000.         
Si conclude così la
battaglia di Nikolaevka, con questa corsa verso le isbe, con questa corsa della
disperazione.»


Lo scrittore fa un bilancio del disastro dell'ARMIR (Armata Italiana in Russia):


perdite 85.000 uomini
di questi 10.000 prigionieri furono restituiti all'Italia tra il 1945 e
il 1946. Si riconobbero 11.000 caduti in combattimento. «Restano 64.000
"dispersi", di cui si ignora la sorte, di cui non si sa se sono morti
nella ritirata o durante la prigionia».


Revelli definisce la
guerra di Russia "una pagina tremenda". Gli italiani erano aggressori,
alleati di quei  tedeschi che avevano fatto morire di fame e di stenti
3 milioni di prigionieri sovietici. I russi ebbero 20 milioni di morti,
molti civili, nella guerra combattuta contro il fascismo e il nazismo.


Lo scrittore i primi
giorni in Italia li trascorre ricostruendo con i compagni sopravvissuti
il ruolino della 46° Compagnia per dare un nome a chi non era tornato e
fissarne la storia su un registro. I reduci, sono invitati a tacere «il
nemico ci ascolta» questo è l'avvertimento che dovrebbe servire a far
tacere i ricordi di persone che ogni giorno si confrontano con la
tragica esperienza vissuta. Un trauma. Gli amici caduti, il grido di
dolore di tante persone morte all'addiaccio, persi nell'enorme distesa
russa. Non si poteva non ricordare quando venivano le madri a chiedere
una speranza per i loro figlioli. Una notizia, un qualcosa a cui
aggrapparsi per continuare a credere che i loro cari erano ancora vivi.
Su 18.000 soldati della divisione cuneense tornarono a casa in 4.000.
Un intera generazione fu spazzata via, spesso senza sapere le ragioni
della guerra a cui aveva preso parte.


Consigli di lettura


Autore Nuto Revelli:


-Le due guerre. Guerra fascista e guerra partigiana Corrado Stajano lo definisce «un libro contro tutte le guerre che gli uomini subiscono»


-Mai tardi. Diario di un alpino in Russia (Cuneo, Panfili, 1946)


-La guerra dei poveri (Torino, Einaudi, 1962)


-La strada del Davai (Torino, Einaudi, 1966)


-L'ultimo fronte. Lettere di soldati caduti o dispersi nella II guerra mondiale (1971)

10 commenti:

  1. Non bisognerebbe dimenticare l'orrore di quel periodo: avevano drtto, mai più... Ciao, sono di nuovo tra voi Giulia

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  2. http://pinky

    Nikolajewka Ripubblico questo post datato 26 gennaio 2007 perchè penso sia importante ricordare. I volti di tanti giovani periti in Russia, invitano a farlo. E' stata una tragedia immane. Migliaia di ragazzi sono stati dichiarati dispersi, a

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  3. Non mi sembra che il "glorioso" Esercito Russo abbia rispettato il Codice Militare o le Convenzioni Internazionali, durante la sua avanzata verso Berlino.
    Per questa "omissione" soffrirono atroci sofferenze e la morte i 60000 alpini dell'ArMiR. Con loro contiamo anche centinaia di migliaia di donne ucraine, rumene, bulgare, tedesche, i cui uomini avevano combattuto contro i Comunisti.
    Ma nessuno lo scrive.

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  4. sono la nipote di un ragazzo che è disperso in russia nella battaglia di Nikolajewka all'età di 22 anni, alpino della divisione tridentina, componente del battaglione morbegno. non è mai stato un minuto disperso nei miei pensieri e nel mio cuore, anche se non sappiamo piu nulla di lui dal 1942.
    inutile aggiungere parole, se non queste : abbondio ti vogliamo bene.
    silvia o.

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  5. gentilissima silvia
    io sono nipote di carlo galli disperso a nikolajewka era nella tridentina artiglieria da montagna penso nel gruppo bergamo con la mansione di radiotelegrafista
    sarebbe bello poter scambiarci notizie
    la mia mail savinogalli @yahoo.it

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  6. Prima di tutto mi presento: Sono MILESI Alain, habito in Francia in Alta Savoia, sono il figlio di fu MILESI Simone che era Alpino (artigliere alpino). Era nella 2° Artiglieria Alpina Tridentina gruppo "Valcamonica", era della classe 21 e ha fatto la campagnia di Russia da luglio 42 a marzo 43. Ha ricevuto la medaglia al valore militare (per fatti che hanno avuto luogho sul fronte russo a POSTOIALYI il 19 gennaio 43). Mi piaccerebe tanto conoscere il percorso che ha avuto durante quel periodo, sapere se ci sono documenti rintracciando la sua vita negli Alpini o del gruppo "Valcamonica" in Russia.
    Grazie,
    Alain Milesi

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  7. Anche il mio nonno era nella Tridentina gruppo Valcamonica ed era classe 1921.E' tornato da là che era 40 kg (un uomo di 1 m e 80)e gli hanno riconosciuto la medaglia ne 1958... e la pensione nel 1991 (è morto nel 1982)... Sul suo stato di servizio c'è scritto che nel 1944 (periodo in cui molti della campagna erano "imboscati" perchè i fascisti li rireclutvanao contro le forze americane) era stato denunciato per chè "non aveva risposto come doveva al richiamo alle armi"....dopo i vari libri letti, i suoi racconti, quello stupido pezzo di carta con la medaglia, le sue ferite e le notti in cui piangeva perchè in sogno rivedeva la guerra...quella frase mi ha dato un pugno nello stomaco, come penso l'ha dato a lui, ed ho pensato...CHE SCHIFO ESSERE ITALIANA....

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  8. Ciao Simona,
    ti ringrazio per la tua testimonianza, mi dispiace molto per quanto ha dovuto passare tuo nonno. purtroppo in quegli anni sono state commesse molte ingiustizie,
    la campagna di Russia è stata una tragedia immane che lascia senza parole
    Pinky

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  9. Ciao Pinky06.Tutte le guerre presenti e passate sono tragedie, la cosa però che fa voltare lo stomaco di più è che in questo caso i nostri nonni non erano volontari ma obbligati, non avevano tute antifreddo come i tedeschi, ma palandrane di fustagno, e i russi, che in teoria erano nemici, durante la ritirata li accoglievano nelle isbe a mangiare zuppa di patate....e una volta tornati non sono stati trattati da difensori della patria, ma da carne da macello...lo stesso accaduto con i reduci del Vietnam...se quelli della mia generazione avessero avuto tutti dei nonni che gli raccontavano la guerra, credimi che non accetteremmo come dei beoti la favola della guerra preventiva nè ci sarebbe la generazione "grande fratello"...mi chiedo cosa sanno della guerra i nipoti dei fascisti che sono rimasti in paese, non hanno fatto la guerra e si sono appropriati di case e terreni che hanno lasciato i nostri durante la guerra....chissà dal loro punto di vista cosa è stata la guerra....e se magari adesso hanno il coraggio di fare i no global o i pacifisti arcobaleno... Quelli del mio di paese sono in giro in suv e hanno villazze da paura... con nonni contadini...mah!Povera la mia bambina, in che mondo l'ho messa....

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  10. Simona hai ragione quando sono tornati a casa non gli è stato permesso di parlare, i dispersi sono stati trattati come traditori, è stata una tragedia che hanno subito senza poter scegliere. Sono importanti i ricordi, le testimonianze di chi è sopravvissuto. Un mio prozio è morto in Russia, non ho potuto ascoltare il racconto di chi l'ha conosciuto e ho cercato per quanto ho potuto di leggere, stringe il cuore.
    Per un genitore non è facile, sono molte le preoccupazioni però i figli sono una speranza, ciò che di più bello regala la vita
    è giusto avere fiducia nel futuro anche se non è facile
    Pinky

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