martedì 22 maggio 2007

Ad un passo dal numero 10

E’ una giornata
speciale. La mia squadra del cuore gioca a pochi chilometri da casa mia. Ho il
biglietto, comprato quasi all’ultimo minuto. Arrivo allo stadio circa un’ora
prima. Sono sul prato, l’erba è stata tagliata da poco, profuma d’estate. Mi
sistemo vicino a un albero, a pochi metri dal campo. Intanto arrivano altre
persone: giovani e adulti,  famiglie con bambini e anziani iniziano a
popolare lo stadio. Si respira una certa eccitazione. Per i bambini il tempo
non passa mai abbastanza in fretta. “Quanto manca?” è la domanda più
ricorrente. I genitori, più volte interpellati, sono così incaricati del conto
alla rovescia. Fa caldo, il sole gioca con le nuvole.


I primi giocatori
scendono in campo per il riscaldamento. La squadra di casa, bianco rossa. Il
portiere viene messo alla prova. Gli altri corrono avanti e indietro, si
passano il pallone. Scendono in campo anche i campioni accolti dagli applausi
del pubblico, l’attenzione è calamitata su di loro. Festa, ecco forse questa è
la parola giusta. Il clima è gioioso. I bambini seguono ogni mossa
affascinati. Fischio di inizio. Il tempo scorre veloce, vede in campo uno
scontro equilibrato, il portiere di casa è decisamente in forma. Accelerazioni
improvvise, stop, passaggi, grinta presente anche in amichevole. E’ uno
spettacolo nuovo. Il gioco a tratti  sembra tranquillo. Il tocco
del pallone, i gesti rendono i calciatori inconfondibili. E' emozionante vederli muovere
a pochi passi da me.



Qualche tifoso sale sugli alberelli per cercare una posizione più comoda,
altri recitano la formazione senza sbagliare un nome, la rosa per loro non ha
segreti. Un giocatore richiamato in panchina si ferma per firmare gli
autografi. Tante mani si protendono verso di lui, gli obiettivi lo puntano. Il
secondo tempo si apre con l'ingresso in campo del capitano, qualche goal, alcuni passaggi
deliziosi e belle giocate. La partita si conclude. La squadra del cuore si
muove frettolosa verso lo spogliatoio. La sensazione è di un lavoro portato a
termine. Non resta tempo per altro. Molte persone si spostano dove gli
spogliatoi sperando in un autografo. Alcuni bambini vengono, con dispiacere,
mandati indietro.


I
tifosi si dirigono quindi verso il pulman, circondato da transenne. Una piccola
folla attende l’uscita dei calciatori. Il capitano educato e diligente firma
degli autografi. Il rito si consuma tra spintoni e cori da stadio. I giocatori
salgono sul pulman, è il momento di ripartire.
Mi
assale un attimo la tristezza. Forse certi incanti si vivono meglio a distanza.


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