sabato 14 giugno 2008

Stand by - 2

1parte



Anche se era a letto e il sonno lo aveva preso da pochi minuti
sapeva che a quel punto doveva rinunciare. Lui solitamente non si rassegnava,
fingeva, sperando d’ingannare i suoi sensi, fermo immobile con le lenzuola che
gli coprivano la testa. Il nervosismo lo agguantava nei piedi e saliva
mentre ascoltava i rumori che giungevano attraverso la porta. La donna
ciabattava senza ritegno, si muoveva da una stanza all’altra come un anima
inquieta e noiosa. “Ogni giorno la stessa storia…manco una
soddisfazione…mai una volta che mi si dia retta…non so come fa a tenere ancora
tutte queste carabattole”. Condiva le parole con energici colpi di piumino che
più di una volta erano stati fatali per gli oggetti del salotto.


Lui fingeva di ignorare le
cose che sparivano, le critiche, le lamentele. Non sapeva nemmeno bene perché
la teneva ancora con sé. Non si trattava di simpatia. Era una donnetta
sciatta, più vecchia della sua età, priva di passione per qualsiasi cosa
non fosse il  pettegolezzo da consumare con chi si prestava. Aveva solo
quel lavoro, forse era vedova, certo non doveva passarsela bene.  La
faccenda era stata liquidata come una sua pigrizia nel cercare qualcun'altra.
Centrava anche la sua ritrosia nei confronti degli estranei. Così eccola lì
anche quel mattino.


Era giunto il
momento dei tappeti. Spalancava  la porta che dava sul balcone, li
trascinava e appoggiava alla ringhiera poi iniziava la danza del
battipanni. Apprezzava il fatto che era metodica, sapeva che dopo li avrebbe
riportati dentro, si sarebbe nuovamente cambiata e raccolti i soldi che lui le
lasciava sul mobile, in corridoio, sarebbe uscita per fare la spesa. Quando la
casa tornava silenziosa, lui si alzava e provava a prendere contatto con il
nuovo giorno che non si prospettava dissimile da quelli che lo avevano
preceduto.


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