giovedì 20 marzo 2008

lettera di una ragazza precaria

Se qualche anno fa m'avessero
detto che mi sarei ritrovata a quasi trent'anni senza uno straccio di lavoro
fisso sarei sicuramente esplosa in una grassa risata, una di quelle risate che
da troppo tempo mi sono state estorte dalla vita e dalle sue preoccupazioni. Ho
passato anni a studiare per costruirmi un avvenire, non dico idilliaco, ma
quanto meno tranquillo, e mi ritrovo qui con un impegno dignitoso, per quanto stress e mal di testa siano all'ordine del
giorno, ma con una spada di Damocle che oscilla sempre più minacciosamente
sulla mia testa man mano che il giorno della scadenza del contratto si avvicina.
Ormai sono anni che vado avanti così, sei mesi in un posto, sei mesi
nell'altro, tre di qua, uno di là... questa dannata precarietà è diventata la
mia miglior nemica: nemica della mia psiche, dei miei nervi, e dei miei
maledettissimi sogni! Molti miei colleghi sono stati stabilizzati, ma purtroppo
non rientro ancora tra questi. Mancano quindici giorni, infatti, alla fine del
mio contratto, ho lavorato qui sei mesi e, per quanto non sia nella mia natura,
ho cercato di tenere ben cucita la bocca anche quando potevo aver ragione e mi
sono costretta a rinunciare a non so quante commissioni, visite mediche e
aperitivi con gli amici pur di non rifiutare uno straordinario...non che vi
siano pressioni, ma non si sa mai, ne ho viste troppe...sono ostaggio da troppo
tempo e credo che se dovesse andar male anche sta volta potrei davvero perdere
ogni speranza, anche perché superata una certa età trovare un lavoro diventa a
dir poco impossibile...non convieni più, costi troppo, è sempre più facile
investire su un apprendista. Questa assurda condizione di precarietà mi ha trasfigurata, la mia autostima ha ceduto
il passo ad un senso di insicurezza assoluto e la mia vita si è ridotta a mera
sopravvivenza. Tutti i progetti fatti con Marco sono crollati come castelli di
carte, ottenere un mutuo è impossibile, così come continuare a vivere questa
relazione da adolescenti, sognavamo una famiglia! Ma come si può mettere al
mondo dei figli in una situazione del genere? Come si possono sgravare di tanto
peso dei genitori che già ti hanno pagato gli studi fino a 26 anni e ora sono
costretti a mantenerti ancora tra un lavoro e l'altro? A che serve parlare di
sgravi fiscale sul mutuo della prima casa, sull'affitto per i giovani e le
famiglie numerose, se non esistono le condizioni perché un giovane ottenga un
mutuo o riesca a mantenersi andando a vivere da solo né tanto meno perché
decida di tirar su famiglia , magari con 5 figli? Esiste qualcuno tra i nostri
politici realmente intenzionato ad arginare questa
situazione e a porre fine a questo terrorismo psicologico cui il lavoro
precario si riduce? Non mi resta che sperarlo.



M. 28 anni, astigiana


tratto da  www.partito democratico.it


Se una persona non è in grado di riconoscere il problema come può trovare una soluzione?


Le sue risate suonano  offensive e inopportune

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