sabato 1 marzo 2008

bambino, occhi, desiderio

Davanti al calcio
tornava bambino. Me ne accorsi un giorno che camminavamo per strada.
Stavamo discutendo su come trascorrere il pomeriggio quando lui,
d’improvviso, si zittì. Subito non capii, sembrava diventato una
statua. Poi voltai la testa nella direzione del suo sguardo. Di Stefano stava venendo nella nostra direzione. Non feci in tempo a fermarlo. Gigi
si diresse verso di lui. Lo squadrò da un lato e poi dall’altro infine
prese la mano che Di Stefano teneva lungo il corpo e iniziò a
stringerla convulsamente. Stringeva e parlava dell’ultima partita,
l’azione, lo sbaglio, il goal... Non la finiva più. Insopportabile.


Di Stefano era
rimasto fermo sul posto. Solo gli occhi si muovevano irrequieti alla
ricerca d’aiuto. Sembrava incerto sul da farsi. Meglio opporsi o
lasciar fare? Non si capacitava ancora di cosa fosse pronta a fare la gente, anzi i tifosi quando lo vedevano.

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