I sogni che si portava appresso erano difficili
da sopportare. Li aveva occupati la guerra e non li voleva restituire.
Così, ogni notte, sapeva che lì sarebbe tornato.
Il bambino, il fuoco e le macerie. Lui correva disperato però non riusciva ad
arrivare in tempo. Oscuro testimone, urlava con quanto fiato aveva in gola come
se in quel urlo potesse rinchiudere tutto l'orrore e la disperazione che
provava. Poi si svegliava, madido di sudore.
Era ancora notte, rifugio e minaccia, solo che
lui non aveva più sonno. Trascorreva le ore che restavano guardando il soffitto
e cercando di non pensare. Almeno questo.
Nessun commento:
Posta un commento