Forse sono in un momento critico ma mi ha deluso. Sarà stato per le recensioni che avevo letto, per la trama che mi sembrava accattivante. Pensavo a un film più serrato, divertente, meno buonista. Meryl
Streep alias Miranda è perfetta nel ruolo, in grado di rendere le emozioni anche solo con uno sguardo. Fredda, calcolatrice, stakanovista in fondo una donna sola contro tutti, che ha nelle figlie l'unico rifugio. Andrea (Anne Hatawhay) è una giovane idealista. Vuole scrivere. Pensa che possa esserle utile lavorare come assistente di Miranda Priestly, la direttrice della prestigiosa rivista femminile "Runaway". Andrea è il classico pesce fuor d'acqua. Non ha l'abbigliamento giusto, non sembra la tipa giusta per quell'incarico che l'assorbe senza lasciar spazio alla vita privata. All'inizia scherza riguardo gli strani personaggi che incontra, poi si adegua. Agli orari impossibili, all'essere sempre in tiro. Competitiva, sveglia, brillante insomma quasi perfetta. Miranda la ammira e lo dimostra, a suo modo. I suoi complimenti risvegliano in Andrea degli interrogativi. Da lì parte Andrea per pensare alla sua vita, a cosa vuole veramente. Così arrivano le risposte. Un pò scontate, un pò perbeniste. Nulla di appassionante se non i vestiti, meravigliosi e l'interpretazione della Streep.
"...è - filosoficamente - lo scoprire una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un'altra..."
lunedì 11 dicembre 2006
Il Diavolo veste Prada
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