domenica 1 marzo 2009

Alcune riflessioni sul "metodo" Baricco

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Qualche giorno fa,  Baricco ha scritto della necessità di ripensare
l'intervento pubblico in questi tempi di crisi.


 E’ un articolo che fa riflettere. Lancia spunti, propone
soluzioni, scatena discussioni. Provo a dire la mia.


L'idea di spostare i finanziamenti pubblici dai teatri a
scuola e televisione non mi convince.
Chiudere i teatri stabili, non organizzare  più festival, liberarsi
delle  fondazioni e lasciare spazio a privati definiti “maturi”, penso
porti a un livellamento, un impoverimento dei contenuti e della creatività.
Ogni opera sarebbe  misurata in termini di profitto. E’ giusto chiedersi
se in un mondo teatrale fatto solo di privati ci sarebbe spazio per scommesse
che non possono dare  un ritorno economico immediato.  Il denaro
pubblico dovrebbe intervenire per garantire accessibilità economica e qualità
del prodotto. Missione non facile.


La televisione è un esempio di come privato e cultura siano
mondi non sempre conciliabili. Investire in Tv per avere un programma che parli
di libri in prima serata o che trasmetta un opera teatrale infischiandosene
dell’auditel, che risultati può produrre? Ci possiamo accontentare del fatto
che con i soldi si arriva dappertutto, anche in prima serata per la gioia di
chi già ama libri e teatro? No, dobbiamo cercare di allargare
l’uditorio,  usare la visibilità televisiva per raggiungere persone che
solitamente non leggono e non vanno a teatro. Se però il programma di libri, la
rappresentazione teatrale si scontra con un reality, quali “armi” può usare, per
farsi scegliere?  Una
serata dedicata alla cultura, a settimana, sembra una deliziosa quanto debole
battaglia contro i mulini a vento della serie: chi ama ringrazia e chi non
conosce ignora.


La televisione può essere d'aiuto nel formare un pubblico
consapevole se ripensata nel suo insieme, come  mezzo in grado di fornire
un servizio e non solo specchio rotto votato al profitto.


Come sempre un ruolo importante l'hanno scuola e famiglia
che dovrebbero creare le basi e stimolare i ragazzi per farlo diventare un
pubblico colto, consapevole, moderno. La scuola ha bisogno di fondi, idee però
togliere finanziamenti pubblici alla cultura  per finanziare la scuola non
è automaticamente un operazione corretta. 


Sono d'accordo
sulla necessità di ripensare l'intervento pubblico
nell'ambito culturale. Evitare gli sprechi, riuscere a centrare gli
obiettivi con efficacia. Migliorare la comunicazione. Tirarsi fuori è un gesto sbagliato, poco coraggioso, dimentico delle buone cose che si stanno facendo.


Quanto proposto da Baricco  mi sembra il
frutto di un pensar veloce, non una soluzione. Funziona
meglio come provocazione.

6 commenti:

  1. In questi tempi di crisi, le parole di Baricco non potevano non trovare riscontro (soprattutto a Destra). Invece, come dici bene, rappresentano solo una scorciatoia pericolosa, di più, un rischio cortocircuito. E' giusto che i finanziamenti non arrivino a pioggia (nel cinema è successo e succede), ma supportino idee e autori validi. La televisione può essere un ottimo strumento di diffusione (in passato lo era, eccome!), ma l'amore per l'arte lo si apprende da bambini: la famiglia e la scuola rappresentano quindi il primo veicolo. Togliere finanziamenti alla cultura per darli alla scuola è quindi senza senso.
    Ciao, buon lunedì.

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  2. Ciao Pim,
    spero si tratti solo di una provocazione, in caso contrario ha molti punti bui e contestabili
    grazie! buona settimana
    Pinky

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  3. Ma basta con queste diatribe TV Teatro. Ma chi se ne frega del teatro! Un bel GF con tutti dentro, con i problemi della crisi, una foto del cavaliere nel portafoglio, Un disoccupato di Pozzuoli, un cococo di Milano e qualcuno dal call Center di Bolzano.
    E tutti noi a guardare, tra uno spot di Armani e uno della Fiat. E un po' di poppe, sesta misura consigliata.
    Questa è cultura! Il resto sono solo pippe anarcocattocomuniste!

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  4. Eh vai! Alfonso quanta amarezza (condivisa) nel tuo sberleffo (condiviso). Ciao

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  5. Mai superata la decima pagina di un romanzo di Baricco.
    Mi ritengo un fortunato.
    Ciao.

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  6. Eh vai! Alfonso quanta amarezza (condivisa) nel tuo sberleffo (condiviso). Ciao

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