martedì 24 febbraio 2009

«Il traguardo è una cosa ambigua»

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Fausto spiegava così il suo
continuo rilanciare, anche dopo ore di corsa, quando le gambe diventavano
qualcosa di estraneo e fermarsi sembrava l'ultima utopia.



Attraversava la linea con diffidenza, senza abbassare la guardia. Tra il
traguardo e la folla si annidavano i pericoli, le debolezze che un uomo in
sella non deve sentire. In alto o in basso, primo o ultimo, i pensieri
defluiscono troppo in fretta.



La gioia più grande e il più grande dolore, erano  fermarsi, poggiare i
piedi per terra e tornare a essere  uomo. Senza la sicurezza di un percorso
disegnato o la compagnia di un sogno.

2 commenti:

  1. Che bel ritratto: c'è tutta la fragilità del campione (del Campionissimo) che non sa scendere dalla sella, unica dimensione della propria completa realizzazione.
    Ciao.
    Pim

    RispondiElimina
  2. Ciao Pim,
    pensavo proprio a lui, al momento in cui ci si deve inventare una nova vita dopo aver appeso la bicicletta al chiodo
    grazie
    Pinky

    RispondiElimina