venerdì 7 novembre 2008

Nico

Aveva le braghe
corte, girava scalzo per il cortile da mattina a sera. Era lui a
guidare le scorribande estive. Teneva alto il morale, raccattava i
compagni d’avventura bussando di porta in porta senza timore per le
reazioni degli adulti. Ogni giorno escogitava qualcosa di nuovo. Se  non era il fiume, era il bosco o il pezzo di giardino dietro casa. L’importante era partire, far finta che era per sempre.


 Giocavano
fino a che scendeva il buio poi si disperdevano, ognuno alle prese con
il ritorno, la scusa da sciorinare a genitori, avvezzi a chiudere un
occhio, a volte anche tutti e due, sulle marachelle dei loro pargoli.


Quel mattino era un
giorno speciale. Nico l’aveva segnato sul calendario con un cerchio
rosso. Tutti sapevano quale era la missione. Il piano l’avevano
ripetuto più volte. Dovevano sgattaiolare fuori di casa quando ancora
era l’alba, portandosi dietro cibo e acqua,  poi, dopo
aver fatto l’appello dinanzi alla fontana si sarebbero messi in marcia.
Solo così potevano sperare di prendere i posti migliori.

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