I pensieri si stemperano nella
noia.
La casa, il giardino, non servono
a ritrovarmi.
Il cancello, custode di
parole, è silenzioso.
Quando mi sedevo alla scrivania,
gli occhi fuggivano regolarmente fuori dalla finestra e il cancello era
l'ultimo ostacolo, il più impervio. Così inventavo. Raccontavo a me e a
quel ammasso di ferro i paesi che avrei visitato, le avventure che avrei
vissuto, convinto che era solo questione di tempo. Poi tornavo a muovermi tra
le righe e la memoria, le minacce di interrogazione e di una vita
sempre uguale. Inizio a dubitare che il cancello sia stato il mio amico più
fedele. Esposto alle intemperie, pronto al sacrificio, a precludermi lo sguardo,pur di non far naufragare i miei sogni.
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