domenica 25 febbraio 2007

Irak

Le guerre generano mostri, questo però non basta
a spiegare ne a giustificare gli atti di violenza compiuti in Irak. Su La Stampa del 24
febbraio un articolo aveva per oggetto la condanna di un soldato americano a
100 anni di carcere. Era uno dei quattto soldati che hanno preso d'assalto una
casa civile, dove  a turno hanno violentato una  ragazzina di 14
anni.  Poi  un altro soldato ha ucciso tutta la famiglia: padre,
madre e due figli. Infine la casa è stata bruciata e con lei le prove
dell'efferato massacro. La condanna a 100 dovrebbe rassicurare sul fatto che
questo giovane di 23 anni trascorra tutta la sua vita in carcere, in realtà tra
10 anni potrebbe beneficiare della libertà condizionale. E' una notizia
orribile, si fa fatica a pensare che uomini possano spingersi a compiere
delitti così assurdi e crudeli


Si era iniziato con la missione enduring freedom
(libertà duratuta), l'intenzione dichiarata era quella di esportare la
democrazia. Ora si fatica  a tenere conto dei morti, sempre più numerosi.
Pace e accordi sembrano obiettivi passati in secondo piano. L'America deve
vincere e per farlo non esita a chiudere un occhio arruolando soldati con
precedenti penali o  che in passato hanno avuto problemi con la legge.
Tutto "materiale umano" utile alla causa e questo forse basta a
tacitare i dubbi sui soldati che rappresentano gli Usa in terra d'Irak.


Mi chiedo come sarà il futuro e quando gli
iracheni potranno avere un pò di pace. E' difficile  trovare una risposta.

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