venerdì 18 luglio 2008

9.45

Si ripeteva ogni giorno alle nove
e tre quarti. Due trilli, poi il silenzio, oppure, se arrivava in tempo, una
storia. Mai uguale. Anche la voce cambiava. Se ne rese conto il quarto giorno, quando, avendo preso confidenza con il
mezzo, la ascoltò meglio. La campana della chiesa disegnava l’inizio e la fine.
Quindici minuti.  Non uno di più.


Se provava a fare domande,  cadeva la linea.   Aveva
l’impressione che la voce nascesse lontano e continuasse anche dopo che la
comunicazione si era interrotta. Come una nenia o un filo che proseguiva, si
riavvolgeva e riprendeva a dispiegarsi.   Paul iniziava a credere di non poter
rinunciare a quei racconti. Imparò a programmare la sua vita su quel momento.


Un
giorno gli parve di  respirare qualcosa di familiare. Era
lui che narrava la storia, o almeno, ciò che era stato. Avrebbe voluto fare domande
però voleva sapere e quindi aspettò. Un anno in quindici minuti. Una vita che
riscopriva diversa mentre le faceva posto nella memoria. Il mare, la paura, la mano di suo padre, il freddo, la risata che era sgorgata
quando lui l’aveva sollevato e messo, a
cavalcioni, sulle spalle. Non ricordava di aver litigato con Marcel quel giorno
che a calcio gli era toccato tirare il rigore.  Il quattro in matematica invece era come il
sole in cielo: puntuale.


Infine    la voce di un  ragazzo cresciuto che doveva scegliere la sua strada e
aveva trascorso un estate a scervellarsi su cosa voleva fare veramente, senza
tener conto dei consigli o della prudenza. Poi aveva ripiegato su legge.


Sophie era stata l’unica cosa
buona dell’università. L’aveva incontrata il primo giorno, in ultima fila,
sulla destra. Si erano messi a parlare fitto fitto per superare la noia, due
ore erano volate. Si erano  innamorati,
sposati e poi lasciati ma questo era solo un particolare.


Sophie era l’unica
cosa buona. Si chiese se fosse tortura o
piacere quanto gli veniva corrisposto ogni giorno sotto forma di parole e
intanto rideva, piangeva, si inquietava.
Quando sentì raccontare quello che aveva fatto il giorno prima,  brividi iniziarono a
corrergli lungo la schiena. Non voleva sapere di più.


Aprì la finestra e uscì.


Si sarebbe sorpreso, forse, ascoltando il silenzio.

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