E' piovuto dall'inizio alla fine.
Il cielo, grigio e irregolare, sembrava pronto a rovesciarsi sulla
terra. Non
restava che chiedersi quando e sperare di trovarsi al riparo. Le
persone si posizionavo sotto coperta, vicino
ai vetri, indossavano impermeabili, imbracciavano macchine fotografiche,
masticavano un ultimo snack prima che il battello si staccasse dalla
riva per
iniziare il tour. Noi scegliemmo di andare al piano di sopra, scoperto,
dove
alcuni pennuti passeggiavano solitari e i
seggiolini arancioni avevano la consistenza di opachi
pezzi di plastica. Un posto vicino alla
ringhiera era la meta, passammo un
fazzoletto, ci sedemmo. A turno lamentavamo i primi brividi di freddo,
qualche pentimento,
ci spingevamo fino a nefaste previsioni
quando le prime gocce cominciarono a cadere e il battello
si decise ad
abbandonare la riva. Tirammo su i
cappucci, decisi a rimanere ai nostri
posti. Una voce gracchiante iniziò a spiegare
ciò che avremmo visto, ordinatamente ripeteva il messaggio in cinque
lingue
diverse. Ometteva l’italiano e noi ci aggrappavamo al francese,
incantati da
ciò che vedevamo lentamente profilarsi dinanzi a noi.
"...è - filosoficamente - lo scoprire una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un'altra..."
sabato 10 aprile 2010
Divagazioni
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