Ho attraversato tutta
la città,
Poi ho salito un erta,
popolosa in principio, in la deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.
Trieste ha una
scontrosa grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni
chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una collina, l'ultima s'aggrappa.
Intorno
Circola ad ogni cosa
un aria strana, un aria tormentosa,
l'aria natia.
La mia città che in
ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.
(U. Saba)
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