martedì 12 aprile 2011

Doppio.

Ordinò l’ennesimo drink.


-   Doppio.


Il cameriere fece un cenno d’assenso,  lo sguardo gli cadde sulla fila di bicchieri schierati sul tavolo, un esercito silenzioso e dimesso. Lo osservò, per un attimo, ma senza darlo a vedere. Poi si voltò   portando con sé il vassoio, l’asciugamano piegato a metà, sul braccio, e l’immagine di un uomo sulla quarantina, con una capigliatura folta, baffi fulvi  e occhi posati sul nulla; coperto da una cravatta a righe e   una giacca grigia stazzonata che si mescolava al bianco di una camicia.  Un orologio di metallo giaceva abbandonato sul polso sinistro.  Scacciò via l’immagine,  conservò l’ordinazione e si chiese quanto  sarebbe stata la mancia.


L’uomo era rimasto da solo. Il fiume scorreva poco sotto di lui. Gli uccelli si alzavano in volo, le foglie degli alberi cadevano e fiorivano in piccoli vortici. Lui sembrava ignaro del mondo,  in attesa di una risposta per cui non aveva ancora trovato la domanda. Le gambe erano abbandonate sotto il tavolo, nascoste da una tovaglia che scendeva fino a toccare terra. Le dita stringevano una sigaretta da cui si dipanava un filo grigiastro. Se la portava alla bocca, la assaporava distrattamente, poi la abbassava sul tavolo e quando sembrava sul punto di disfarsi, la accostava a un posacenere scuotendola un po’.

1 commento:

  1. Sono sempre molto belli questi ritratti che dipingi, richiamano alla mente Hopper.
    Ciao Pinky
    Pim

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