Juve - Zenit 1-0
La Champions è il salotto
buono d’Europa, fino a qualche anno fa, un circolo esclusivo a cui accedevano
solo le prime della classe. Ora il giro di inviti si è allargato, restano le
insidie, nascoste dietro ogni partita. Non conta il blasone, servono l’impegno,
il carattere, si scende in campo dando
tutto e qualche volta non basta.
La Juve attendeva questo momento
da due anni e mezzo, i giocatori ci tenevano a far bene, i tifosi li hanno
seguiti, amati, condividendo la difficile ricostruzione. Le inquadrature sugli
spalti rimandano le immagini di un calcio pulito, formato famiglia, dove
persone di ogni età si riuniscono per ricominciare a sognare. Ranieri è in
panchina, si muove con aplomb inglese e una cravatta buffa. Fischio d’inizio. La
partita è difficile, lo Zenit un avversario scomodo. Ci si batte su ogni
pallone, la tentazione di sparecchiare avanti fa perdere di incisività però la
partita è equilibrata. Al ’31 Camoranesi
esce zoppicando, è una brutta tegola per i bianconeri che ne risentono,
costruiscono meno, subiscono il gioco degli avversari. Il secondo tempo
riprende sulla falsariga del primo, l’equilibrio rischia di incrinarsi, i
bianconeri sembrano avere paura. I commentatori rai iniziano a discutere sulla
possibilità di firmare un pareggio, conveniente o meno? Capitan Del Piero rompe gli indugi, conquistato un fazzoletto di terra, fa partire una punizione
delle sue, biglietto di sola andata, dritto in rete. E’ il ’75 tutti a
esultare, Pinturicchio si cimenta con una capriola strepitosa, sembra tornato
bambino.
La Juventus riprende a farsi avanti, si rende pericolosa, la difesa gestisce con sicurezza
gli affondi avversari. Il fischio
dell’arbitro sancisce la vittoria bianconera.
Negli occhi di Buffon,
intervistato a fine partita, si legge la lunga strada del ritorno, vissuta con leggerezza, amore e
la consapevolezza di quanto può essere difficile precipitare dall’azzurro cielo
di Berlino alla serie B, senza paracadute, facendo i conti con una carriera che
dura pochi anni, le aspirazioni e l’attaccamento alla maglia.
La vittoria contro lo Zenit è una tappa
importante, gioiosa, di una stagione che
inizia oggi.