Nella camera da letto il padre
russava ispirato, mentre la madre cercava un po’ di riposo sotto il cuscino.
Mattia, in un’altra stanza, aggrappato a Tommy, parlava nel sonno e diceva più
o meno così: «L’hai ricevuta…la mia
letterina…Babbo Natale?....l’hai ricevuta, vero?» Si zittiva, come aspettando
una risposta, che non sembrava arrivare perchè dopo qualche istante ripeteva, le stesse parole, con un tono di voce
ancora più accorato.
I festoni, le luci, l’albero e il
presepe erano lì, pronti ad annunciare il Natale che sarebbe giunto, in meno di
una settimana. In corridoio la pendola iniziò a battere la mezzanotte. Uno,
due, tre rintocchi, poi si fermò. Forse anche lei aveva sentito gli strani
rumori che provenivano dal salotto. Passi felpati, parole sommesse.
Il bel presepe, costruito sulla scrivania,
vicino al divano, sembrava inquieto. Il panneggio colorato riproduceva stelle fisse e prive di luce che si proiettavano
su un piccolo borgo. C’erano l’oste, il panettiere, il falegname, il bottaio,
la lavandaia, il fabbro, la pescivendola, … no! Il cesto di pesce azzurro era
appoggiato sul sentiero di ghiaia ma
Lara, la pescivendola, sembrava sparita.
La grotta era al suo posto, le colline di tufo e muschio, le capre, le
pecore, i pastori. Uno, due,… mancava Arnolfo. Forse qualcuno li aveva
spostati…no, eccoli …stavano correndo in direzione del bordo.
- Fermatevi! – urlò Ivan, il fabbro. Si
muoveva lentamente, facendo roteare la mazza.
-
Dove pensate di andare? Fermatevi, ho detto.
Arnolfo e Lara avevano trascorso giorni
interi ad osservarsi da lontano. Lui appoggiato al suo bastone, lei seduta
vicino alla fontana. Si erano incontrati nel cuore della notte, quando il mondo
consentiva loro di muoversi indisturbati.
Quei rari momenti non bastavano, i tentativi di convivere erano falliti.
Il piccolo borgo non voleva rinunciare a lei ed era convinto che lui avrebbe
dovuto rimanere sulle montagne con le sue capre. Ivan, il fabbro, si era fatto
avanti per corteggiare Lara. Era un ottimo partito, la fucina garantiva un
roseo futuro, però Lara lo evitava come la peste. Più lei lo scansava, più lui
si faceva avanti convinto che avrebbe dovuto cedere almeno alla ragione.
Arnolfo assisteva a quel
corteggiamento con fastidio e a forza di macerare cattivi pensieri, si era
convinto che la fuga era l’unica soluzione.
Si muovevano con passi leggeri,
sul muschio, tenendosi per mano. Pensavano di essere quasi in salvo, quando le
urla di Ivan avevano squarciato il silenzio. Arnolfo e Lara iniziarono a correre verso il
limitare del presepe. Sentivano
Ivan che si avvicinava sradicando quanto
aveva a portata di mano. Si tuffarono sulla ghirlanda dorata che avvolgeva la
gamba della scrivania e scivolarono giù fino a toccare terra.
A quel punto si accese la luce del
salotto. La madre di Mattia avanzava insonnolita verso il tavolo, decisa a
scoprire l’origine del rumore che l’aveva svegliata. Tutto sembrava al suo
posto, si avvicinò al presepe. Guardò da un lato e dall’altro. Il fabbro era isolato in mezzo
al verde. Eppure l’aveva detto a Mattia di non toccare il presepe. Prese la
statuina e la rimise al suo posto. Poi sbadigliò e mentre gli occhi le si
chiudevano ritornò in camera. Doveva
smettere di mangiare la Bagna càuda[1] alla sera.
L’indomani fu impiegato per
convincere Mattia che la sua letterina era arrivata a destinazione. Quel anno
si era deciso di spedirla per via aerea. Mattia ne era entusiasta, l’aveva visto
fare in un cartone animato e si era convinto che doveva provare anche lui. Nel parco avevano legato, la busta, a un palloncino rosso ed erano rimasti ad
osservarlo fino a quando era diventato un puntino nel cielo. Poi erano sorti i
dubbi. E se il palloncino si buca prima
di arrivare a destinazione? Se rimane impigliato in un ramo? Conosce la strada?
Come farà Babbo Natale senza la mia letterina? Quando arrivò a quella considerazione,
gli occhi del bambino erano già umidi, annunciavano lacrime copiose e capricci
infiniti. Si arrivò quindi a un
compromesso. Riscrivere la lettera aggiornata di un paio di desideri dell’ultima
ora e inviarla tramite posta prioritaria. Mattia quasi sorrideva mentre
infilava la busta nella cassetta della posta.
I giorni successivi servirono ai
suoi genitori per esaudire i desideri dell’ultima ora, fare la spesa, preparare
la cena della vigilia e fu subito Natale. Nessuno si preoccupò più del presepe neanche
gli amici, i familiari che, entrati in casa, si complimentavano come sempre per lo
splendido allestimento senza rilevare alcuna differenza. Il presepe stesso,
impegnato nell’accogliere il bambinello, la stella cometa, i visitatori e
tracciare la strada per i Re Magi sembrò dimenticarsi di Arnolfo e Lara. Restava
solo Ivan a mugugnare scontento ma nessuno gli dava retta.
Giunse infine il giorno in cui fu
necessario riporre le decorazioni natalizie e smantellare il presepe. L’incombenza
era quasi terminata quando, la madre di Mattia, passando la scopa sotto la
scrivania si imbatté in un ostacolo. La donna si piegò e fece scorrere la mano
fino a trovarlo. Lo tirò fuori e rimase per un attimo a osservarlo, un uomo e
una donna che si tenevano per mano – Arnolfo e Lara - un sorriso attraversava il
loro volto e risplendeva negli occhi fissi. Belli
Pensò la donna, mentre li avvolgeva in un foglio di carta velina per poi riporli nella scatola del presepe destinata alla
soffitta.